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3 marzo 2018

 

Noi stiamo con Lavinia

di Giorgio Cremaschi

 

Lavinia Flavia Cassaro, la maestra di Torino che ha gridato contro la polizia durante una manifestazione antifascista, ora è sotto procedura di licenziamento e sotto indagine del procuratore della Repubblica, la stesso che si è inventato il reato di “terrorismo” contro i NoTav, venendo poi clamorosamente smentito dagli stessi vertici della magistratura. 

Il licenziamento e la punizione esemplare di Lavinia sono stati chiesti in diretta Tv da Matteo Renzi e la sua ministra Fedeli ha subito obbedito, affermando che gli insegnanti devono essere legge ed ordine dentro come fuori la scuola. Una campagna mediatica da sbatti il mostro in prima pagina ha presentato la maestra Lavinia come il peggior guaio che a scuola possa capitare ai nostri figli. Massimo Gramellini, che ogni giorno sul Corriere ci impartisce lezioni di retorica savoiarda ispirate dalle peggiori pagine del libro Cuore, ci ha messo tutta la sua ipocrisia politicamente corretta. 

Come sempre quando si tratti di colpire una persona che lavora, i leader di centrodestra e centro sinistra si son trovati assieme e senza il garantismo di cui abbondano per sé. Assieme hanno promosso il linciaggio di Lavinia, giudicata indegna di insegnare. 

Io invece sono sicuro che lei sia un’ottima maestra. E non solo per come si comporta con i suoi alunni a scuola, ma per come è fuori di essa. 

Lavinia è scesa in piazza da antifascista contro i rigurgiti del neofascismo, e questo è un impegno costituzionale che dovrebbe far parte dei valori civici dei nostri docenti. Poi, di fronte alla protezione che le forze di polizia hanno offerto ai fascisti e alla violenza e alle minacce contro gli antifascisti, Lavinia si è indignata. Anche l’indignazione contro l’ingiustizia è un valore civico fondamentale per la formazione dei nostri ragazzi. 

Ma la sacrosanta ed educativa indignazione di Lavinia è sfociata in un urlo di rabbia ripreso dalle telecamere delle stesse forze dell’ordine e comparso su tutti mass media: dovete morire! E da qui il linciaggio della strega, come se davvero un grido fosse una maledizione efficace, come se Lavinia avesse il potere magico di far male a qualcuno con la sua reazione ad una sopraffazione. 

C’è qualcosa di spaventosamente medioevale nel potere che indica al pubblico disprezzo, alla esemplare punizione, una donna che urla la sua rabbia. Io quelle parole così impolitiche non le avrei usate, avrei ripetuto ciò che a volte grido, ciò che ho sentito scandire per la prima volta da ragazzo, oltre cinquant’anni fa, ad un picchetto operaio: polizia fascista. Lavinia ha aggiunto anche parole che oggi sono entrate nel linguaggio corrente, quante volte si sentono negli stadi?

Non è bello, bisognerebbe essere politicamente corretti anche di fronte ai manganelli della polizia, ma non sempre ci si riesce. Si deve finire sulla pubblica gogna per questo? 

Questo potere esige una maestrina dalla penna rossa che applauda la cavalleria che carica i manifestanti e guai a chi non si adegua. 

Non intendo certo paragonare il caso di Lavinia ad altri, la offenderei. Ma solo per smascherare la vergogna di un potere che è feroce con alcuni, indulgente con altri, voglio ricordare due casi emblematici di questa indulgenza. Un professore toscano ha portato la bandiera della Repubblica Sociale di Hitler e Mussolini sul luogo di una strage nazifascista e si è procurato tanta pubblicità per questo gesto infame. Insegna ancora indisturbato. I poliziotti giudicati definitivamente colpevoli dell’assassinio di Federico Aldrovandi fanno ancora il loro mestiere. Il ministero dell’interno ha giudicato l’omicidio da essi compiuto un atto non così grave da comportare la radiazione dalla polizia. E i colleghi che li hanno pubblicamente applauditi non hanno subito provvedimenti. 

In fondo non è vero che il potere, per conservarsi, oggi tenti di riesumare la vecchia politica contro gli opposti estremismi. Lo diciamo anche noi, ma non è vero. Questo potere oggi protegge i fascisti e la violenza contro i poveri, alimenta ingiustizia, intolleranza, spirito di sopraffazione. Poi questo stesso potere volge la sua ferocia istituzionale solo contro chi a tutto questo si ribelli. Come il capitalismo ottocentesco che sta restaurando, questo potere odia tutti coloro che lo contestano nel nome di giustizia ed eguaglianza. 

La maestra Lavinia è un brava insegnante che deve continuare a svolgere il suo lavoro. Noi siamo con lei e diciamo basta alla caccia alle streghe.

 

 

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