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Mag 21, 2018

 

Il lato oscuro del contratto Lega-5 Stelle

di Gabriele Sannino

 

Faccio una piccola premessa per alcuni ovvia: la politica in Italia (e non solo) non esiste da tempo, è solo il frontman per contenere il popolo e imbonirlo, in quanto per i poteri finanziari tutto deve cambiare affinché nulla cambi.


Il contratto Lega-5Stelle per il “Governo del Cambiamento” rispetta esattamente questo principio: è un finto contratto sovranista che ci consegnerà mani e piedi a Bruxelles, alla dittatura europea, a meno che i due partiti non lo ripudino con accordi segreti (cosa che dubito).

 

A differenza di molti miei colleghi giornalisti, mi sono letto tutti e 30 i punti, o meglio tutte le 58 pagine: ebbene, quello che si evince è un programma del tutto irrealizzabile in 5 anni, sia per la quantità di obiettivi sia – soprattutto – per i soldi che ci vorrebbero per realizzarlo.

 

L’alternativa a questo patto, comunque, in questo momento storico, non c’è, o meglio sarebbe stata molto sgradita al popolo (l’ennesimo governo tecnico capitanato, stavolta, da Mattarella): ecco perché i poteri finanziari – a mio avviso – sono giunti a questo “compromesso al ribasso”.

Per accontentare il popolo, naturalmente, tutto questo ci sta, in quanto occorre sempre dare l’impressione che tutto stia cambiando.

Ma procediamo con ordine. Dopo una prima parte in cui si valorizzano le nostre istituzioni, mettendo il Parlamento nuovamente al centro e creando un comitato che risolva le divergenze tra i due partiti, si arriva al secondo punto del contratto, che riguarda l’acqua pubblica: l’obiettivo qui è di rispettare (giustamente) il referendum del 2011, creando società che gestiscano l’acqua come bene pubblico. Si parla di interventi nella rete idrica, cosa indispensabile visto che gli acquedotti nel paese sono un colabrodo quasi ovunque e visto che in alcune zone della Sicilia l’acqua è razionalizzata. Ebbene, le coperture in 5 anni per questa colossale opera (perché lo è) sono e restano un mistero.

Il terzo punto riguarda la tutela della nostra agricoltura e della nostra pesca: si intende andare in Europa per riformare la PAC (politica agricola comune) difendere la sovranità alimentare e il made in Italy, nonché sostenere la piccola pesca. Tutto questo è molto bello, ma difficile da realizzare, in quanto bisogna mettere d’accordo tutti i paesi dell’Unione, e alcuni– ex i paesi dell’est – non vogliono proprio rinunciare agli attuali finanziamenti prodotti dallo status-quo.

Il quarto punto riguarda l’ambiente: si parla di decarbonizzare e defossilizzare l’Italia, incentivando nel futuro le energie rinnovabili. Anche qui, gli intenti sono ottimi, ma – al pari dell’acqua pubblica – servono cifre davvero importanti per una tale rivoluzione. Si parla – inoltre – di ricostruire le zone terremotate, di bonifiche del suolo nonché di diffusi interventi di prevenzione per contrastare il rischio idrogeologico del paese.

Il quinto punto riguarda una banca per gli investimenti, alias una banca pubblica che finanzi – insieme alle banche locali – le piccole imprese, e che gestisca un fondo di garanzia per le PMI. Ebbene, anche per questo punto servono cifre molto importanti, che non si capisce davvero dove verranno reperite. In questo punto, inoltre, si parla di rimborsare le vittime del bail in, separare le banche di credito da quelle di investimento, nonché di investimenti in nuovi settori come il blockchain.

 

Il sesto punto verte sull’annosa questione del conflitto di interessi, che deve andare oltre il mero conflitto economico (è evidente il riferimento a Berlusconi, cosa che ci sta tutta). Il settimo punto, invece, riguarda la valorizzazione della cultura.

L’ottavo punto è molto interessante: si parla, infatti, di ridurre l’attuale debito pubblico (ricordiamoci sempre che il denaro nasce dal nulla e che il debito è fittizio, o meglio è reale… in quanto lo riconosciamo come tale) riduzione che dovrà avvenire non attraverso le tasse e l’austerità ma attraverso un rilancio del PIL, che si otterrà inducendo la Commissione Europea a scorporare dal normale deficit annuale (percentuale di indebitamento) gli investimenti ad alto moltiplicatore, in poche parole ci faremo prestare ulteriori soldi in più dalla BCE con la speranza di aumentare le esportazioni e ripagare il tutto.

Questo passaggio ci fa già capire come la volontà di uscire dalla gabbia monetaria dell’Euro… sia andata ormai a farsi friggere.

Ma non finisce qui: per reperire risorse si parla – ovviamente –di tagli agli sprechi (tradotto tagli alla spesa pubblica) e di un “appropriato e limitato ricorso al deficit” il che comporterà – dunque – la volontà di rispettare se non il pareggio di bilancio (che più avanti si dichiarerà di voler ridiscutere) almeno il tetto del 3% stabilito dal Trattato di Maastricht.

Il punto n. 8, dunque, fa ben capire come il sovranismo di Lega e 5 Stelle sia semplicemente apparente.

Dopo il punto n. 9 che parla di Difesa e di rivedere (giustamente) le missioni internazionali, il punto n. 10 riguarda invece gli esteri: anche qui si conferma – ma non dicevano il contrario? – l’alleanza atlantica, e si riconosce la Russia come partner economico. Il punto 11 riguarda, infine, la Flat Tax: si propongono due aliquote del 15 e del 20% (con aliquote intermedie per rispettare il criterio di progressività costituzionale) spingendosi a dichiarare che per ciascuna famiglia ci sarà una deduzione fissa di 3000 euro. Dove si reperiranno le entrate di cui lo Stato abbisogna per far nascere una tale riforma anzi rivoluzione fiscale? Staremo a vedere.

Il punto n. 12 riguarda la giustizia: per renderla rapida ed efficiente, come evidenziato nel titolo, si parla di dividere nettamente la magistratura dalla politica, digitalizzare gli uffici, riforma della legittima difesa domiciliare (sic!) certezza della pena, riforma della class action, un piano straordinario di assunzioni di agenti della polizia penitenziaria e un altrettanto piano straordinario di edilizia carceraria.

Il punto n. 13 –fortemente voluto dalla Lega – riguarda l’immigrazione e il superamento del regolamento di Dublino, firmato a suo tempo da tutto il centrodestra (Lega compresa) che decide oggi sui richiedenti asilo e il paese di arrivo. Si parla di rimpatri immediati (anche qui ci vogliono soldi per farlo, chi ce li dà, Frontex che effettua pochissimi voli al mese?) e procedure di identificazione più veloci nonché della fine del business degli scafisti per le tratte degli immigrati (un business che – lo sappiamo – è voluto proprio dai poteri forti per creare schiavi tra gli schiavi).

Il punto n. 14 afferisce al lavoro: qui si dichiara di voler introdurre il salario minimo garantito (sacrosanto visti i tempi, ma– ahimè – un ulteriore costo per le imprese attualmente strozzate dalla tassazione), di un ritorno dei voucher ma con caratteristiche diverse (che non creino abusi) ma anche di un orientamentodel lavoro verso la stabilità dei contratti, superando il cosiddetto Job Act (ricordiamoci che anche Renzi diceva che il Job Act stabilizzava il lavoro).

Il punto n. 15 e 16, invece, afferiscono alla lotta alla corruzione (si parla di DASPO per i corrotti e corruttori, così come di inasprimento delle pene per i reati contro la P.A.) e alla creazione di un ministero per la disabilità, con interventi a favore delle assunzioni, accessibilità ai luoghi e inclusione scolastica; il punto n.17 concerne invece lo stop alla legge Fornero, stanziando 5 miliardi per gli esclusi attuali e facendo uscire in futuro i lavoratori dal mercato del lavoro quando la somma dell’età e dei contributi arriva a 100 (exclassico un sessantenne con 41 anni di contributi); il punto n. 18 e n. 19, infine, riguardano agevolazioni alle famiglie per la natalità (ex zero iva sui prodotti per infanti) e i famosi – ormai – reddito e pensione di cittadinanza (per il primo si calcola una spesa di 17 miliardi di cui 2 per riformare gli attuali centri per l’impiego, mentre la pensione di cittadinanza viene stabilita a 780 euro).

Mentre il punto 20 parla di ridurre i deputati da 650 a 400 e i senatori a 350 e 200, introducendo il vincolo di mandato (in pratica se non sei d’accordo più col tuo partito, te ne vai a casa e non nel gruppo misto, con buona pace della democrazia) quello sulla sanità (21) è ancora più colossale, dato che si vorrebbe ripristinare la sanità come bene pubblico ad uso di tutti. Per quest’ultimo, ci vorrebbero cifre importantissime, ma niente di tutto questo viene messo nero su bianco.

Nel punto n.22, invece, si parla di superare la buona scuola e di importanti investimenti infrastrutturali nelle scuola, nel punto 23 di assunzioni in tutte le forze dell’ordine e polizia, nel 24 di sport, 25 sud (qui non si dice proprio nulla, di fatto!) nel 26 di tagli alla politica, 27 di trasporti e nel 28 di turismo come risorsa, mentre l’ultimo – il trentesimo –riguarda le università.

Il punto nodale, però, è il 29esimo, poiché parla specificatamente di Unione Europea, facendo gettare una volta e per tutte la maschera ai due contraenti (guarda caso, si scrivono certe cose alla fine del contratto, sapendo che molta gente… neanche ci arriverà a leggere fino a questo punto).

Ebbene, qui vengono fuori le vere intenzioni dei due partiti, cooptati ormai – a mio avviso – da quello che è il “sistema”: si vuole dare, per esempio, piena attuazione al Trattato di Maastricht (ovvero tetto di emissione a debito dell’Euro del 3%, uno dei tre pilastri principali) rafforzare la coesione economica e sociale per uno spazio “senza frontiere”, estendere – udite udite! – alla BCE il ruolo di banca centrale al pari delle altre (ex FED americana) ovvero prestatrice di ultima istanza, cosa che ci fa capire ancora una volta quanto non vogliano più uscire dalla gabbia “Euro”, “affermare l’identità europea sulla scena internazionale” (Ministro degli esteri europeo? Ministro della Difesa Europeo? Esercito europeo? Missioni internazionali europee?) istituire una “cittadinanza dell’unione” (se c’è una cittadinanza, allora c’è anche uno Stato! mi sa che questi, al pari del PD, sono a favore degli Stati Uniti d’Europa!) rafforzamento del parlamento europeo (ma come, non parlavano nel primo punto di rafforzare il parlamento nazionale?) federalismo europeo che ben si sposa con il futuro governo delle regioni senza stati e – infine – un’opposizione ai trattati come il TTIP solo quando producono danni (il TTIP e IL CETA sono danni di per sé). Si parla anche di rivedere il MES, il pareggio di bilancio e simili: ebbene i banchieri potranno perfino rivederli questi ultimi strumenti(tanto il denaro nasce dal nulla) se l’integrazione continuerà, anzi si rafforzerà.

Cosa aggiungere: Tomasi da Lampedusa ha sempre avuto ragione nel suo “Gattopardo”. Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi.

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