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11 Mar 2018

 

Coree: Sud-Nord-Usa, un’occasione di pace da non perdere

di Carlo Trezza

 

L’evoluzione della crisi nucleare coreana è stata costellata da imprevedibili sorprese. Negli ultimi tempi esse erano state tutte di stampo negativo (uscita della Corea del Nord dal Trattato di non Proliferazione, Tnp, avvio degli esperimenti nucleari, potenziamento dell’arsenale missilistico, produzione di vere e proprie testate nucleari e relativi vettori). Sul fronte opposto non si possono ignorare le manifestazioni ‘muscolari’ della nuova Amministrazione Usa e le dichiarazioni infuocate del presidente Trump che hanno inasprito il confronto.

L’inversione di tendenza a inizio 2018
A partire dall’inizio del 2018, le sorprese sono state invece di segno opposto. Nel suo discorso del nuovo anno il leader nord coreano Kim Jong-un ha evocato l’ avvenuto raggiungimento degli obiettivi che il suo regime si era preposto in campo nucleare e missilistico. A ciò è seguito l’annuncio Nord/Sud circa la partecipazione congiunta delle rispettive squadre olimpiche ai Giochi invernali di Pyeongchang con la conseguente visita al Sud di una delegazione del Nord guidata da un personaggio che sembra acquistare crescente peso nella nomenclatura di Pyongyang: Kim Yo-jong la sorella del leader.

Il vero punto di partenza di questa svolta virtuosa va ricollegato originariamente all’elezione lo scorso anno di un nuovo presidente delle Corea del Sud, Moon Jae-in, sulla base di una piattaforma politica impostata sul disgelo dei rapporti inter-coreani e portata avanti con prudenza ma anche con grande perseveranza. Essa sembra ora arrecare frutti insperati. È degli ultimi giorni la conferma di una visita ufficiale del presidente Moon in Corea del Nord cui s’è aggiunto, nelle ultime ore, l’annuncio da parte del consigliere per la Sicurezza Nazionale del Sud, Chung Ei-yong, di un possibile incontro tra leader del Nord e lo stesso presidente Trump.

La dichiarazione di Chung: sobrietà e accortezza
Occorre leggere con la massima attenzione la sobria dichiarazione di Chung all’ uscita dalla Casa Bianca, dove egli si trovava per riferire sulla sua visita a Pyongyang. Si tratta di un testo il cui accorto linguaggio cerca di conciliare le esigenze e le suscettibilità di tutte le parti. Egli ha reso anzitutto omaggio al presidente americano, facendo apparire la sua “leadership” e “la politica di massima pressione ” come l’elemento propiziatore delle attuali aperture.

E ha poi fatto stato dell’impegno di Kim Jong-un a perseguire l’obiettivo della “denuclearizzazione” della Penisola coreana e ad astenersi da ulteriori lanci missilistici ed esplosioni nucleari. Dalle parole di Chung si evincerebbe una tolleranza, che sorprende, del leader nord coreano anche verso il proseguimento delle invise esercitazioni militari Usa/Corea del Sud, almeno quelle di routine.

Kim Jong-un ha anche espresso l’auspicio di incontrarsi con il presidente Trump al più presto possibile; quest’ultimo avrebbe già indicato la sua disponibilità per un incontro nel mese di maggio con l’obiettivo di giungere ad una “denuclearizzazione permanente” della Penisola coreana.

Le parole di Chung sono state successivamente confermate dalla partavoce della Casa Bianca, la quale ha tuttavia in parte corretto il tiro, indicando che il luogo e la data dell’incontro sono ancora da determinare, ed ha sottolineato il perdurare delle “massime pressioni” sanzionatorie contro il Nord.

La soluzione della crisi risultato appetibile per la presidenza Usa
Il testo pronunciato dall’inviato sud coreano era rivolto anzitutto all’audience americana e va incontro alle principali preoccupazioni di Washington. Ciò non toglie che a questo punto il discorso si fa veramente serio ed è necessario evitare di perdere questa occasione che non ha precedenti. Lo stesso presidente Clinton non era riuscito a fare culminare la sua politica di apertura verso il Nord, poi boicottata dal suo successore, con un suo incontro con l’allora capo nordcoreano Kim Jong-il.

Una soluzione alla crisi coreana sarebbe un risultato assai appetibile per una presidenza americana che naviga in cattive acque ed è alla ricerca di successi che distolgano l’attenzione dalle mille difficoltà interne. Un negoziato di una tale portata non può esser però lasciato all’improvvisazione. Deve essere preparato accuratamente dagli esperti con il coinvolgimento diretto o indiretto di attori quali la Cina e il Giappone.

Con un Dipartimento di Stato ridotto ai minimi termini e senza neppure la nomina di un Ambasciatore a Seul, occorrerà fare salti mortali per giungere preparati all’appuntamento. Nella breve dichiarazione sudcoreana a Washington non si fa menzione – comprensibilmente – delle contropartite che sicuramente la Corea del Nord richiederà qualora si giungesse a discutere di una denuclearizzazione. Nonostante tutte le variabili e le ambiguità che permangono, la schiarita che si è aperta offre un’occasione da non perdere: l’iniziativa di Seul va incoraggiata decisamente.

 

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