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08 - 04 -18 - n. 668

Correndo verso la follia
di Greg Godels


Periodi di paura generalizzata e di isteria di massa non sono nuovi per gli Stati Uniti. All'indomani di entrambe le guerre mondiali, un virulento terrore rosso si diffuse vicino e lontano. Migliaia vennero catturati nella rete istituzionale diretta a intrappolare comunisti e altri dissidenti. Contemporaneamente, governo e potenti interessi terrorizzavano il resto della popolazione con la minaccia dell'incriminazione e dell'odio per chi aveva idee "pericolose". Venivano fabbricate in continuazione nuove intimidazioni.

Le fila improvvisamente sempre più sguarnite dei propugnatori dei diritti e delle libertà civili, quelli che ancora non erano spaventati dall'isteria, intravedevano a buona ragione dei parallelismi con la caccia alle streghe e l'inquisizione. Cresceva lo sgomento generato da dichiarazioni oltraggiose e accuse ridicole. La paura dell'annientamento nucleare ha contribuito alla follia degli anni '50, insieme alla volgarità culturale degli zombi e dei vampiri. Dischi volanti, invasori alieni, bande di motociclisti, giovani delinquenti e atei ribelli hanno aggiunto terrore a quell'epoca.

Alcuni consideravano lo stato di cose, come follia pura, ma dietro l'orgia della paura c'era una calcolata eliminazione del dissenso interno e il rinfocolare dell'aggressione e dell'intervento estero, entrambi essenziali per l'elaborazione di un consenso politico e di una politica estera del dopoguerra. Per la classe potente e facoltosa, il calcolo era stato semplice, mutuato dalle lezioni della guerra civile nel Sud, un'epoca in cui si fabbricavano minacce attribuite oltraggiosamente agli ex schiavi. La demonizzazione degli afroamericani nel sud durante la ricostruzione e dopo, serviva bene come base per il razzismo virulento che proteggeva i privilegi delle classi superiori bianche. La paura ha sostenuto una classe dirigente terroristica e razzista.

Pertanto, le élite statunitensi riconoscono prontamente il valore della propagazione della paura come strumento di persuasione, repressione e come leva del consenso. Pianificano e si assicurano la complicità dei colossi delle comunicazione nell'amplificare queste paure.

Fedeli alla linea, il sistema asservito dei media capitalisti accettò la missione acriticamente seguendo la guida dei responsabili politici statunitensi nel fabbricare conflitti nell'Europa orientale, in America Latina, nell'Africa settentrionale e, più diligentemente, in Medio Oriente. I media hanno comprato e venduto le scuse inventate per invadere l'Iraq senza alcun spazio per il dissenso. L'attuale consenso occidentale sulla Siria è basato sulle "segnalazioni" di Beirut o Ankara, dove i comunicati stampa dell'ambasciata USA vengono resi immediatamente disponibili, o dalle affermazioni di un "osservatorio" con base a Londra che vanta incredibilmente fonti affidabili di opposizione in ogni città o villaggio della lontana Siria.

Il fondamento di questa perversione è la paura, la paura di un "terrorismo" mal definito, la paura dell'islam, la paura degli arabi. L'esito di questa follia è la frantumazione del Medio Oriente.

Lo storico successo del terrorismo ha incoraggiato i governanti degli Stati Uniti a offrire un'ulteriore serie di demoni, un'altra fonte di malvagità: la Russia. In un momento di scarsa credibilità politica, di perdita di fiducia nel processo elettorale statunitense, l'aggressione della Russia è utile come distrazione. È difficile discernere un motivo malvagio da parte della Russia per volere l'annichilimento del nostro sistema politico in putrefazione quando il suo sistema assomiglia alla nostra "pseudo-democrazia" mediatica, dominata dalle élite, viziata dai media. Forse sperano di vendicarsi per l'ingerenza statunitense nei cambiamenti politici in tutta l'Europa orientale, in particolare in più occasioni in Ucraina. Qualcuno ricorda il diplomatico statunitense Victoria Nuland che ha scelto i leader per un'Ucraina favorevole agli Usa?

Nonostante l'assenza di prove - credibili o meno - di qualsiasi danno reale compiuto dalla perfidia russa, i ben pagati commentatori di notizie televisive sono riusciti a rovesciare in un breve lasso di tempo l'opinione pubblica statunitense. Gallup riferisce che nell'inverno del 2010 la maggior parte degli intervistati statunitensi (47%) aveva un'opinione "favorevole" della Russia. Con un piccolo margine, la maggior parte delle persone aveva messo da parte la follia della Guerra Fredda. Ma entro la primavera del 2017, il 70% degli intervistati ha ora una visione "sfavorevole" della Russia. Un'inversione notevole basata su poco più di insinuazioni e allarmismo.

L'aggressione verso la Russia si muove oltre l'accusa di influenza politica iniziale. Come nelle precedenti epidemie statunitensi di isteria politica, la Russia ora è la causa di qualsiasi cosa: dalla carie ai denti all'impotenza. Lo si poteva notare fin troppo chiaramente una settimana fa quando BBC, Time, CNN, Reuters, The Times, ABC e una miriade di altri eminenti mezzi di comunicazione hanno battuto lo stesso titolo o sue leggere varianti: Putin ha ordinato l'abbattimento di un aereo passeggeri. Alcuni titoli erano più acuti di altri, alcuni aggiungevano che Putin aveva ritirato l'operazione, ma l'impressione duratura era che Putin lo spietato, stava per ordinare di far saltare in aria un aereo passeggeri commerciale provocando la morte di molte persone innocenti prima di rinunciare. Per coloro che si sono presi la briga di leggere, l'aereo sarebbe stato diretto da un terrorista verso i giochi olimpici di Sochi. L'azione è stata annullata quando la minaccia si è rivelata falsa.

Difficile capire perché così tanti servizi di informazione hanno scelto di evidenziare un aneddoto riguardo Putin così insignificante, dato che le procedure di sicurezza sono comuni ai diversi servizi di agenzia, tranne che per sfruttare l'attuale mentalità anti-Putin.

Non viene tralasciata nessuna opportunità pur di espandere ulteriormente le paure di un piano russo per distruggere gli Stati Uniti, anche se nessuno ha esposto un motivo credibile.

Quasi tutte le precedenti orchestrazioni hanno messo a frutto la paura di un "nemico" straniero per attuare una repressione interna: le minacce dei rossi all'estero significano per esempio le minacce dei rossi a casa.

Al momento, i più fanatici del RussiaGate cercano di mettere sulla graticola alcuni esponenti della sinistra nazionale.

 

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