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05-06-18 - n. 675

L'America è in una mortale spirale del debito
F. William Engdahl


L'economia americana e le sue strutture finanziarie non si sono mai riprese dalla grande crisi finanziaria del 2008, nonostante siano passati dieci anni. Si sono avute poche contestazioni riguardo al fatto che l'anno scorso il Congresso a maggioranza repubblicana abbia abbandonato il processo di tagli al budget obbligatorio e blocco automatico che era stato votato in un debole tentativo di frenare il drammatico aumento del debito pubblico degli Stati Uniti. Quello era solo un fattore aggiunto in quella che presto sarà riconosciuta come una classica trappola del debito. Ciò che ora si profila, non solo per l'economia statunitense, ma anche per il sistema finanziario globale è una crisi che potrebbe significare la fine del sistema del dollaro post-1944.

Prima alcune premesse fondamentali.

Quando il presidente Nixon, su consiglio di Paul Volcker, allora al Tesoro degli Stati Uniti, annunciò il 15 agosto 1971 la fine unilaterale del sistema oro-dollaro di Bretton Woods, per sostituirlo con un dollaro fluttuante, gli economisti di Washington e Wall Street capirono che il ruolo unico del dollaro USA come valuta di riserva principale detenuta da tutte le banche centrali e come valuta per le materie prime mondiali ed altri scambi commerciali, in particolare il petrolio, aveva dato loro qualcosa che sembrava essere un regalo da paradiso monetario

Finché il mondo aveva bisogno di dollari statunitensi, Washington poteva far fronte ai deficit del governo senza fine. Le banche centrali straniere, in particolare la Banca del Giappone negli anni '80 e, dal volgere del secolo, la Banca Popolare Cinese, non avrebbero avuto altra scelta se non quella di reinvestire i loro guadagni in eccedenze di dollari in titoli del Tesoro USA con rating AAA. Questo perverso sistema del dollaro ha permesso a Washington di finanziare le sue guerre in luoghi lontani come l'Afghanistan o l'Iraq con il denaro di altre persone. Durante l'amministrazione di George W. Bush, quando il deficit di bilancio annuale di Washington ha superato un trilione di dollari per ogni anno, il vicepresidente Dick Cheney ha scherzato cinicamente: "il debito non conta; Reagan lo ha dimostrato". Fino a un certo punto sembrava così. Ora ci stiamo avvicinando pericolosamente a quel "punto" in cui il debito conta.

Aumento del debito federale

In generale, ci sono tre principali divisioni del debito misurate nell'economia statunitense: debito federale di Washington, debito societario e debito delle famiglie. Oggi, in gran parte per effetto di dieci anni di bassi tassi di interesse storici, dopo la più grande crisi finanziaria della storia - la crisi subprime del 2007-2008 che è diventata una crisi sistemica globale dopo settembre 2008 - tutti e tre i settori hanno preso in prestito come se non ci fosse un domani a causa dei tassi di interesse della Federal Reserve quasi nulli e dei loro vari quantitative easing. Niente di così radicale può durare per sempre. Da quando la crisi finanziaria è scoppiata nel 2008, il debito federale statunitense è più che raddoppiato da $ 10 bilioni a oltre $ 21 bilioni di oggi. Eppure le condizioni sono state rese gestibili da una politica di emergenza della Federal Reserve, la quale ha affrontato la crisi finanziaria e bancaria acquistando quasi $ 500 miliardi all'anno di tale debito. Gran parte del resto è stata acquistata da Cina, Giappone e persino dalla Russia e dall'Arabia Saudita. Ulteriori livelli di indebitamento sono stati frenati dai limiti di spesa bipartisan stabiliti nel Budget Control Act del 2011, che aveva tenuto parzialmente sotto controllo i deficit recenti.

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Ora le condizioni del futuro debito federale statunitense e la crescita del deficit sono pre-programmate per una crisi sistemica nei prossimi anni.

Il disastro della 'Trumponomics'

L'economia del Trump Tax Cuts Act del 2017, firmata a dicembre, ha drasticamente ridotto alcune imposte sulle società commerciali dal 35% al 21%, ma non lo ha compensato con altri aumenti delle entrate. La promessa è che le tasse più economiche stimoleranno la crescita economica. Questo è un mito alle attuali condizioni economiche e agli oneri complessivi del debito pubblico e privato. Invece, la nuova legge fiscale, ipotizzando condizioni economiche ideali, ridurrà i ricavi attesi per un totale di un bilione di dollari nei prossimi 10 anni. Se l'economia entrerà in una grave recessione, molto probabilmente, le entrate fiscali precipiteranno e il deficit esploderà ancora di più.

Ciò che farà la nuova legge sul taglio delle imposte di Trump è aumentare drasticamente le dimensioni del deficit del bilancio annuale degli Stati Uniti. L'Ufficio del bilancio del Congresso stima che a partire dall'anno fiscale 2019, il deficit annuale che deve essere finanziato dal debito raggiungerà 1 bilione. Quindi, il comitato consultivo per il finanziamento del tesoro si aspetta che le emissioni di debito pubblico ammontino a $ 955 miliardi per l'anno fiscale 2017, rispetto ai $ 519 miliardi dell'esercizio 2017. Pertanto, per gli anni fiscali 2019 e 2020 il deficit supererà un bilione. Entro il 2028, a dieci anni da oggi, con deboli presupposti economici, le dimensioni del debito federale USA saliranno a circa 34 bilioni di dollari dai circa 21 bilioni di oggi, e il deficit nel 2028 supererà 1,5 bilioni. E solo per quest'anno 2018, con tassi di interesse storicamente bassi, il costo degli interessi solo sul debito federale totale raggiungerà $ 500 miliardi.

Debitori-zombie ... bombe ad orologeria

Ora, dopo quasi un decennio di bassi tassi di interesse senza precedenti per salvare Wall Street e creare una nuova inflazione dei portafogli in azioni, obbligazioni e alloggi, la Fed è nelle prime fasi di quello che alcuni chiamano QT o Quantitative Tightening. I tassi di interesse stanno aumentando e sono aumentati nell'ultimo anno, finora molto gradualmente, mentre la Fed è cauta. La Fed sta comunque continuando ad aumentare i tassi, e ora i Fed Funds si attestano all'1,75% dopo quasi dieci anni a zero effettivo. Se si fermassero ora, segnalerebbero al panico del mercato che la FED sapeva qualcosa di molto peggio di quel che dice.

Dal momento che, nella sua storia, la Riserva Federale mai si era abbandonata a un tale esperimento monetario con tassi così bassi e così a lungo, per tale motivo, gli effetti della retromarcia saranno altrettanto senza precedenti. All'inizio della crisi finanziaria del 2008, i tassi della Fed erano intorno al 5%. Questo è ciò a cui la Fed punta a tornare alla "normalità". Tuttavia, con l'aumento dei tassi di interesse, il settore del credito più basso, i cosiddetti "non-investment grade" o "junk bonds", si trovano di fronte a default in stile domino. Moody's Credit Rating ha appena emesso un avvertimento per il quale, escludendo una sorta di miracolo, all'aumentare dei tassi di interesse degli Stati Uniti, ben oltre il 22% delle società statunitensi che vengono oggi mantenute in vita indebitandosi a un interesse storicamente basso, non solo nel petrolio da scisto, ma anche nelle costruzioni e nei servizi, le cosiddette imprese "zombie", affronteranno una valanga di fallimenti di massa basati sul loro debito.

Moody's scrive che  i "bassi tassi di interesse e la propensione agli investitori per il rendimento hanno spinto le aziende a emettere cumuli di debito che offrono livelli relativamente bassi di protezione per gli investitori". La relazione di Moody continua a indicare alcuni numeri allarmanti: dal 2009,  a livello globale le società non finanziarie valutate come spazzatura sono aumentate del 58%, rappresentando ben 3,7 bilioni di dollari di debito in essere, il più alto di sempre. Circa il 40%, ossia 2 miliardi di dollari di debito, sono classificate come B1 od inferiori. Dal 2009, il debito delle società USA è aumentato del 49%, raggiungendo un totale record di 8,8 bilioni di dollari. Gran parte di tale debito è stato utilizzato per finanziare i riacquisti di azioni da parte delle società per aumentare le loro quotazioni azionarie, vale a dire la ragione principale della bolla del mercato azionario di Wall Street senza precedenti.

Complessivamente il 75% delle spese federali è economicamente non produttivo tra cui  le spese militari, quelle a servizio del debito, quelle per la sicurezza sociale. A differenza della Grande Depressione degli anni '30, quando i livelli del debito federale erano quasi nulli, oggi il debito è pari al 105% del PIL ed è in aumento. La spesa per le infrastrutture economiche nazionali, compresa la Tennessee Valley Authority ed una rete di dighe costruite a livello federale ed altre infrastrutture, ha portato al grande boom economico degli anni '50. Spendere 1.5 bilioni di dollari su un programma per la produzione e l'acquisto di caccia multiruolo F35 non lo farà.

Ancora in questa situazione precaria, Washington sta facendo del suo meglio per inimicarsi gli stessi paesi di cui ha bisogno per finanziare questo deficit e che possono acquistare il debito degli Stati Uniti: Cina, Russia e persino il Giappone. Poiché gli investitori finanziari richiedono più interesse per investire nel debito degli Stati Uniti, i tassi più alti innescheranno una valanga di default, Moody's avverte. Questo è lo sfondo reale delle pericolose azioni della politica estera degli Stati Uniti nel periodo recente. A Washington nessuno sembra preoccuparsi e questo è un dato allarmante.

F. William Engdahl è consulente e docente di rischi strategici, ha conseguito una laurea in scienze politiche presso la Princeton University ed è un autore di best-seller in materia di geopolitica e  petrolio, scrive in esclusiva per la rivista online "New Eastern Outlook" dove questo articolo è stato originariamente pubblicato. È un collaboratore assiduo di Global Research.

 

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