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6 agosto 2018

 

“Non ci fermeremo”. La dottoressa Swee Ang, dalla Freedom Flotilla

 

Francisco Canales, un membro dell’equipaggio della nave “Freedom” facente parte della Freedom Flotilla, ha rifiutato di firmare la sua espulsione da Israele e pertanto dovrà essere processato nello stesso carcere israeliano dove è rinchiuso, rinviando così il procedimento di espulsione. Il giornale della televisione Hispan Tv, Ian Diaz Young, con doppia nazionalità britannica e spagnola, è stato espulso ieri sera da Israele e esso su un volo Tel Aviv- Londra. Il resto degli attivisti presenti a bordo della Freedom sono ancora in carcere in Israele.

Nel frattempo la dott.ssav Swee Ang, pestata a bordo della nave Al Awda, arrestata e poi espulsa da Israele ha rilasciato una lunga dichiarazione di denuncia su quanto accaduto ma anche sulla oppressione del popolo palestinese con il quale è solidale da decenni, a partire dai campi profughi in Libano quanto avvenne la guerra del 1982 e i massacri di Sabra e Chatila.

 

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Testimonianza della dr.ssa Swee Ang, medico di bordo della imbarcazione “al Awda” della “Freedom Flotilla” 2018:

Eventi dal 29 luglio quando la marina israeliana ha preso d’assalto la Freedom Flotilla al-Awda, dirottata e deviata dalla rotta prevista per Gaza, in Israele – Dal dott. Swee Ang, medico a bordo di al-Awda, il 4 agosto 2018.

L’ultima tappa del viaggio di al-Awda (la barca del ritorno) era programmata per raggiungere Gaza il 29 luglio 2018. Quella sera eravamo sull’obiettivo di raggiungere Gaza. A bordo 22 persone, compreso un equipaggio, con 15.000 USD di antibiotici e bende per Gaza. Alle 12,31 abbiamo ricevuto una chiamata – persa – da un numero che inizia con + 81 … Mikkel stava guidando la barca in quel momento. Il telefono ha squillato di nuovo con il messaggio che stavamo sconfinando nelle acque israeliane. Mikkel ha risposto che eravamo in acque internazionali e avevamo il diritto di un “passaggio innocente” secondo le leggi marittime. L’accusa di sconfinamento è stata ripetuta ancora e ancora con Mikkel che ripeteva il messaggio che stavamo navigando in acque internazionali. Questo è proseguito per circa mezz’ora, mentre al-Awda si trovava a 42 miglia nautiche dalla costa di Gaza. 

Prima dell’inizio di questa ultima tappa, avevamo trascorso 2 giorni a studiare azioni non violente e ci eravamo preparati in previsione dell’invasione israeliana della nostra barca. Le persone vulnerabili, specialmente quelle con condizioni mediche precarie, dovevano sedersi sul retro del ponte superiore con le mani sul tavolo del ponte. Il leader di questo gruppo era Gerd, un’atleta d’elite, norvegese, di 75 anni con l’aiuto di Lucia un’infermiera spagnola. 

Le persone che dovevano fornire una barriera non violenta agli israeliani che arrivavano sul ponte e prendevano possesso della barca formavano 3 file: due file di tre e la terza fila di 2 persone che bloccavano la portiera per proteggere la timoneria per tutto il tempo possibile. C’erano corridori tra la casa della timoneria e il retro del ponte. Il capo della barca Zohar ed io eravamo ai due estremi del corridoio dei servizi igienici dove guardavamo l’orizzonte e informavamo tutti gli avvistamenti di barche armate. Ho riso a Zohar e ho detto che eravamo la “brigata del bagno”, ma penso che Zohar non l’abbia trovato molto divertente. Probabilmente era di cattivo gusto date le circostanze. Io volevo essere in grado di aiutare velocemente ed avere accesso a tutte le parti del ponte in qualità di medico a bordo. 

Presto abbiamo visto almeno tre grandi navi da guerra israeliane all’orizzonte con 5 o più motoscafi (Zodiac) che sfrecciavano verso di noi. Quando gli Zodiac si sono avvicinati, ho visto che trasportavano soldati con mitragliatrici e che c’erano a bordo delle grandi mitragliatrici montate su un cavalletto che puntavano verso la nostra barca. Dal mio punto di osservazione, il primo soldato israeliano è salito a bordo della cabina, è salito dalla scala della barca fino al piano superiore. La sua faccia era mascherata da un panno bianco e molti altri lo seguivano, tutti mascherati. Erano tutti armati di mitragliatrici e piccole macchine fotografiche sul petto. 

Immediatamente hanno fatto irruzione alla timoneria superando la prima fila, torcendo le braccia dei partecipanti, sollevando Sarah e scaraventandola via. Joergen, lo chef, essendo grosso, prima di essere maneggiato, è stato colpito col Taser. Hanno attaccato la seconda fila tirando sù Emelia, l’infermiera spagnola e rimuovendola, rompendo così la linea. Si sono quindi avvicinati alla porta della timoneria ed hanno colpito col Taser Charlie, il primo ufficiale, e Mike Treen che stavano ostacolando il loro ingresso nella timoneria.. Anche Charlie è stato picchiato. Mike non ha ceduto al fatto di essere sottoposto a colpi di Taser negli arti inferiori, quindi è stato colpito col Taser al collo ed al viso. Più tardi ho visto il sanguinamento sul lato sinistro della faccia di Mike. Quando l’ho esaminato era semicosciente. 

Hanno fatto irruzione nella timoneria tagliando la serratura, e spento con forza il motore e tolto la bandiera della Palestina prima di abbattere la bandiera norvegese e calpestarla. 

Hanno quindi tolto tutte le persone dalla metà anteriore della barca attorno alla timoneria e le hanno spostate con la forza e la coercizione, gettandole sul retro del ponte. Tutti sono stati costretti a sedersi sul pavimento alle spalle, tranne Gerd, Lucy e le persone vulnerabili che sedevano attorno al tavolo su panche di legno intorno a lei. I soldati israeliani hanno quindi formato una linea che impediva alle persone di tornare indietro alla parte anteriore dell’imbarcazione. 

Quando siamo entrati nel retro del ponte siamo stati tutti perquisiti e ci è stato ordinato di consegnare i nostri telefoni cellulari, altrimenti li avrebbero presi con la forza. Questa parte della ricerca e della confisca era sotto il comando di una donna soldato. Oltre ai telefoni cellulari sono stati rimossi anche medicinali e portafogli. Nessuno ad oggi (4 agosto 2018) ha riavuto il proprio cellulare. 

Sono andato ad esaminare Mike e Charlie. Charlie aveva recuperato conoscenza e i suoi polsi erano legati insieme con fascette di plastica. Mike stava sanguinando dal lato della sua faccia, ancora non completamente cosciente. Le sue mani erano strettamente legate insieme con le fascette e la circolazione alle dita era impedita e le sue dita ed il palmo della mano cominciavano a gonfiarsi. A questo punto, tutta la gente seduta sul pavimento ha urlato chiedendo che le fascette fossero tagliate. Mezz’ora circa più tardi le fascette sono state tagliate ad entrambi.

Circa in questo momento Charlie, il primo ufficiale, ha ricevuto la bandiera norvegese. Era visibilmente arrabbiato quando ha detto a tutti noi che la bandiera norvegese era stata calpestata. Charlie ha reagito più al calpestamento della bandiera norvegese che all’essere stato picchiato e colpito col Taser. 

I soldati hanno quindi iniziato a chiedere del capitano della barca. Allora i ragazzi hanno iniziato a rispondere che tutti erano i capitani. Alla fine gli israeliani hanno capito che Herman era il capitano e chiesto di portarlo alla timoneria. Herman ha chiesto che qualcuno andasse con lui e mi sono offerta di farlo. Ma mentre ci avvicinavamo alla timoneria, sono stata spinta via ed Herman forzato ad entrare nella timoneria da solo. Divina, la famosa cantante svedese, nel frattempo si era liberata dal retro e si era messa davanti per guardare attraverso la finestra della timoneria. Ha iniziato a piangere ed urlare “Basta-basta stanno picchiando Herman, gli stanno facendo del male”. Non riuscivamo a vedere cosa vedesse Divina, ma sapevamo che era qualcosa di molto inquietante. Più tardi, quando Divina ed io condividendo una cella di prigione, mi ha detto che stavano lanciando Herman contro la parete della timoneria e picchiandogli il petto. Divina è stata rimossa con la forza ed il suo collo è stato contorto dai soldati che l’hanno riportata sul retro del ponte. 

Sono stata nuovamente respinta sul retro della barca. Dopo un po’ è partito il motore della barca. Più tardi mi è stato detto da Gerd, che è stato in grado di sentire Herman in prigione che ha raccontato il fatto al console norvegese che gli israeliani volevano che Herman avviasse il motore, minacciandolo di ucciderlo se non lo avesse fatto. Ma quello che non capivano era che con questa imbarcazione, una volta che il motore si ferma, può essere riavviato manualmente solo nella sala macchine nel livello sottostante della cabina. Arne l’ingegnere ha rifiutato di riavviare il motore, così gli israeliani hanno portato Herman giù e lo hanno colpito di fronte ad Arne chiarendo che avrebbero continuato a colpire Herman se Arne non avesse riavviato il motore. Arne, che ha 70 anni, quando ha visto la faccia di Herman diventare color cenere, ha ceduto e ha avviato il motore manualmente. Gerd è scoppiato in lacrime mentre raccontava questa parte della storia. Gli israeliani hanno preso allora la barca portandola ad Ashdod.

Una volta che la barca era in rotta, i soldati israeliani hanno portato Herman al tavolo medico. Ho guardato Herman e ho visto che stava soffrendo molto, silenzioso ma cosciente, respirando spontaneamente ma respirando superficialmente. Il medico dell’esercito israeliano ha cercato di convincere Herman a prendere qualche medicina per il dolore. Herman ha rifiutato la medicina. Il medico israeliano mi ha spiegato che quello che stava offrendo ad Herman non era la medicina dell’esercito, ma la sua medicina personale. Mi ha dato la medicina in mano in modo che potessi controllarla. Era una piccola bottiglia di vetro marrone ed ho immaginato che fosse una specie di preparazione di morfina liquida probabilmente l’equivalente di oromorph o fentanyl. Ho chiesto ad Herman di prenderlo ed il dottore gli ha detto di prenderne 12 gocce dopo le quali Herman è stato portato via e si è accasciato su un materasso sul retro del ponte. E’ stato sorvegliato da persone che lo circondavano e si è addormentato. Dalla mia postazione ho visto che respirava meglio. 

Con Herman stabilizzato, mi sono concentrata su Larry Commodore, il leader dei nativi americani ed attivista ambientalista. Era stato eletto capo della sua tribù due volte. Larry è asmatico e con lo stress tutto intorno temevo che avesse potuto avere un attacco sgradevole e quindi di aver bisogno di una iniezione di adrenalina. Stavo conducendo Larry attraverso esercizi di respirazione profonda. Comunque a Larry non stava arrivando un attacco asmatico, ma stava ingaggiando una conversazione con un israeliano con volto coperto con un panno nero. Questo uomo era ovviamente al comando. 

Ho chiesto all’uomo israeliano con la maschera nera il suo nome e ha detto di chiamarsi Feldmaresciallo Ro …., Larry ha capito male ed è giunto alla conclusione che avesse detto di chiamarsi Feldmaresciallo Rommel e ha esclamato come può un israeliano prendere un nome nazista. Il Feldmaresciallo ha obiettato e si è presentato come Feldmaresciallo (?) Ronan. Quando ho pronunciato Ronan, mi ha corretto rapidamente il suo nome in Ronen, e che il Feldmaresciallo Ronen era al comando.  

I soldati israeliani indossavano delle telecamere sul corpo e ci hanno filmato tutto il tempo. Una scatola di panini e pere sono stati portati sul ponte per noi. Nessuno di noi ha preso nulla del loro cibo perchè avevamo deciso di non accettare l’ipocrisia e la carità israeliana. Il nostro chef Joergen aveva già preparato un delizioso biscotto con un elevato contenuto calorico e proteine con noci e cioccolato, avvolto in carta stagnola, da consumare quando catturati perché sapevamo che sarebbe stato un lungo giorno ed una notte. Joergen lo chiamava “cibo per il viaggio”. Sfortunatamente quando ne avevo più bisogno, gli israeliani mi hanno tolto il cibo gettandolo. Mi hanno solo detto: “È proibito”. Non ho mangiato nulla per 24 ore, rifiutando il cibo dell’esercito israeliano e senza cibo da mangiare. 

Mentre salpavamo verso Israele, potevamo vedere la costa di Gaza nella totale oscurità. C’erano tre piattaforme petrolifere/gas nel mare settentrionale di Gaza. Le fiamme del petrolio che bruciava vivacemente contrastavano con l’oscurità totale in cui i proprietari del carburante sono stati costretti a vivere. Appena al largo della costa di Gaza c’è il più grande giacimento di gas naturale mai scoperto ed il gas naturale appartenente ai palestinesi è già stato risucchiato da Israele. 

Mentre ci avvicinavamo ad Israele, Zohar, il nostro comandante di barca, ha suggerito che dovevamo iniziare a dirci addio l’un l’altro. Eravamo probabilmente a 2-3 ore da Ashdod. Abbiamo ringraziato il nostro comandante di barca, il nostro capitano, l’equipaggio, il nostro caro chef, e ci siamo incoraggiati a vicenda dicendoci che continueremo a fare tutto il possibile per liberare Gaza e anche portare giustizia per la Palestina. Herman, il nostro Capitano, riuscito ora a sedersi, ha tenuto un discorso molto toccante e alcuni di noi erano in lacrime.

Sapevamo che ad Ashdod ci sarebbero stati i media israeliani e le troupe cinematografiche. “Non entreremo ad Ashdod come un popolo che ha perso la speranza e fatti prigionieri”. Quindi siamo usciti dalla barca cantando “Free Free Palestine” fin dall’inizio. Mike Treen, l’uomo del sindacato, si era ormai ristabilito dal pesante trattamento a colpi di Taser e ha guidato il canto con la sua voce altisonante così abbiamo riempito il cielo notturno di Israele con “Free Free Palestine” mentre ci avvicinavamo. Lo abbiamo fatto per tutto il tragitto in barca fino ad Ashdod. 

Siamo entrati direttamente in una zona militare chiusa ad Ashdod. Era una zona chiusa con molte stazioni. Era stata appositamente preparata per noi 22. Si è iniziato con una zona di sicurezza a raggi X. Non mi ero resa conto che avevano trattenuto la mia cintura con il denaro quando sono uscita dalla stazione radiografica. La stazione successiva è stata la ricerca per spoglio ed è stato quando stavo raccogliendo le mie cose, dopo essere stata spogliata, che ho capito che la mia cintura col denaro non era più con me. Sapevo di avere circa duecento euro e stavano cercando di rubarlo. Ho chiesto la restituzione e ho rifiutato di lasciare la stazione fino a quando non me l’avessero dato. Stavo urlando per la prima volta. Ero felice di averlo fatto perché alcune altre persone erano state deprivate dei loro soldi. Il giornalista di Al Jazeera Abdul aveva tutte le sue carte di credito e 1.800 dollari da lui prelevati, così come il suo orologio, il suo telefono satellitare, il suo cellulare personale, il suo documento d’identità. Pensava che i suoi beni fossero custoditi con il suo passaporto ma quando è stato rilasciato per la deportazione ha amaramente appreso che gli veniva restituito solo il passaporto. Tutti i contanti e gli oggetti di valore non sono mai stati resi. Sono semplicemente svaniti. 

Siamo passati di stazione in stazione in quella zona militare chiusa, spogliati e perquisiti più volte, spossessati di quanto avevamo fino a che alla fine non avevamo altro che i vestiti che indossavamo con nient’altro che un cinturino con un numero sopra. Sono stati rimossi anche tutti i lacci delle scarpe. Alcuni di noi hanno ricevuto delle ricevute per gli articoli portati via, ma io non ho avuto alcuna ricevuta. Siamo stati fotografati diverse volte e abbiamo visto due dottori. A questo punto ho saputo che Larry era stato spinto giù per la passerella e ferito ad un piede e spedito all’ospedale israeliano per il controllo. Il suo sangue era sul pavimento.

Avevo freddo e fame, indossavo solo una maglietta e pantaloni quando hanno finito con me. Il mio cibo è stato portato via; l’acqua è stata portata via, tutti gli oggetti personali compresi gli occhiali da lettura portati via. La mia vescica stava per esplodere, ma non ho avuto il permesso di andare in bagno. In questo stato sono stata portato in due veicoli – Cellulari dipinti di grigio. A terra, accanto, c’era un grande mucchio di vestiti e valigie. Ho trovato il mio e sono rimasta inorridita dal fatto che si fossero introdotti nel mio bagaglio e preso quasi tutto: tutti i vestiti puliti e sporchi, la mia macchina fotografica, il mio secondo cellulare, i miei libri, la mia Bibbia, tutte le medicine che avevo portato per i partecipanti e per me stessa, i miei prodotti. La valigia era parzialmente rotta. Anche il mio zaino era completamente vuoto. Ho recuperato due scatole vuote tranne che per due sporche magliette di grandi dimensioni che ovviamente appartenevano a qualcun altro. Hanno anche lasciato la mia maglietta della Freedom Flotilla. Ho capito che non avevano rubato la maglietta della Flotilla perché pensavano che nessun israeliano avrebbe voluto indossare quella maglietta in Israele. Non avevano incontrato Zohar e Yonatan che indossavano con orgoglio la loro. Questo è stato uno shock perché non mi aspettavo che l’esercito israeliano fosse anche ladro. Cos’è diventato il glorioso esercito israeliano della Guerra dei Sei Giorni che il mondo ha tanto ammirato? 

Non mi è stato ancora permesso di andare in bagno, ma sono stata spinta nel cellulare, raggiunta da Lucia, l’infermiera spagnola, e dopo un po’ di attesa alla prigione di Givon. Mi sentivo rabbrividire in modo incontrollato durante il viaggio. 

La prima cosa che le nostre guardie ci hanno fatto nella prigione di Givon è stato di ordinarmi di andare in bagno per alleviarmi. E’ stato interessante vedere che sapevano che avevo bisogno di evacuare ma che mi avevano impedito di farlo per ore! Nel momento in cui ci hanno radiografati nuovamente e perquisiti nuovamente, dovevano essere circa le 5 – 6 del mattino. Lucia e io siamo state messe in una cella dove Gerd, Divina, Sarah ed Emelia dormivano già. C’erano tre letti a castello a due piani, tutti arrugginiti e polverosi. 

Divina non aveva ricevuto la dose adeguata delle sue medicine; a Lucia è stata negata la sua medicina e le è stato dato un medicinale sostituivo israeliano che ha rifiutato di prendere. Divina ed Emelia si sono messe subito a fare lo sciopero della fame. I carcerieri erano molto ostili usando cose semplici come il rifiuto della carta igienica e lo sbattere costantemente della porta di ferro della prigione, mantenendo la luce della cella permanentemente accesa e costringendoci a bere acqua arrugginita dal rubinetto, gridando e urlando contro di noi costantemente per sfogare la loro rabbia su di noi.   

Le guardie mi hanno chiamato “Cina” e mi hanno trattato con estremo disprezzo. La mattina del 30 luglio 2018, il Vice Console britannico mi ha fatto visita. Una persona gentile l’aveva chiamato in riguardo alla mia situazione. E’ stata una benedizione, dopo sono stata chiamata “Inghilterra” e c’è stato un enorme miglioramento nel modo in cui “Inghilterra” è stata trattata rispetto al modo in cui lo è stato “Cina”. Mi è venuto in mente che “Palestina” sarebbe stata calpestata e probabilmente uccisa. 

Alle 6.30 del 31 luglio 2018, abbiamo sentito Larry urlare, dalla cella maschile, nel corridoio che aveva bisogno di un dottore. Era ovviamente in gran dolore e pianto. Noi donne abbiamo risposto chiedendo alle guardie di permettermi di andare a vedere Larry per potere essere in grado di aiutarlo. Abbiamo urlato “abbiamo un medico” e abbiamo usato i nostri cucchiai di metallo per colpire il cancello di ferro per attirare la loro attenzione. Mentendo, ci hanno detto che il loro medico sarebbe arrivato tra un’ora. Non ci abbiamo creduto e abbiamo ricominciato. Il dottore si è effettivamente presentato alle 4 del pomeriggio, circa 10 ore dopo, e Larry è stato mandato direttamente in ospedale.

Nel frattempo, per punire le donne per aver sostenuto la richiesta di Larry, hanno portato le manette per Sarah e hanno portato Divina e me in un’altra cella per separarci dal resto. Ci è stato detto che non avremmo potuto uscire per i nostri 30 minuti di pausa e bere l’acqua pulita nel cortile. Ho sentito Gerd dire “grosso problema”

All’improvviso Divina è stata portata con me nel cortile e a Divina sono state date quattro sigarette, a quel punto è crollata e ha pianto. Divina aveva lavorato per molte ore alla timoneria guidando la barca. Aveva visto cosa era successo a Herman. La prigione si era rifiutata di darle una delle sue medicine e le aveva dato solo la metà della dose dell’altra. Era ancora in sciopero della fame per protestare contro il nostro rapimento in acque internazionali. E ‘stato un vero strazio vedere Divina piangere. Uno dei guardiani che si faceva chiamare Michael ha iniziato a parlarci di come avrebbe dovuto proteggere la sua famiglia contro coloro che volevano cacciare gli israeliani. E come i palestinesi non volevano vivere in pace … e che non era colpa di Israele. Ma le cose sono improvvisamente cambiate con l’arrivo di un giudice israeliano e siamo stati tutti trattati con un po’ di decenza, anche se ha visto solo alcuni di noi personalmente. Il suo compito era quello di dirci che un giorno il Tribunale sarebbe stato convocato e che ad ogni prigioniero era stato assegnato un tempo per comparire e che dovevamo avere il nostro avvocato con noi quando ci saremmo presenti.

 Divina alla fine della giornata era molto stordita e stava molto male , così l’ho persuasa ad abbandonare lo sciopero della fame, e anche lei ha accettato di firmare un ordine di deportazione. Poco dopo, forse alle 18, non avendo orologi e telefoni cellulari, ci hanno detto che Lucia, Joergen, Herman, Arne, Abdul di Al Jazeera ed io saremmo i stati deportati entro 24 ore e saremmo stati imprigionati immediatamente nella prigione a Ramle vicino all’aeroporto Ben Gurion per aspettare lì. Sarebbe stata la stessa Ramle Prison da cui sono stata espulsa nel 2014.

 Ho visto le stesse cinque vecchie palme che si ergevano alte e orgogliose. Sono le uniche sopravvissute del villaggio Palestinese distrutto nel 1948.

Conclusione: 

Noi, le sei donne a bordo di al-Awda, abbiamo imparato che hanno cercato di umiliarci e disumanizzarci completamente in ogni modo possibile. Siamo rimaste scioccate anche dal comportamento dell’Esercito israeliano, in particolare dal furto meschino e dal trattamento delle donne prigioniere internazionali. Gli uomini carcerati entravano regolarmente nella cella delle donne senza darci un preavviso per indossare i vestiti. 

Hanno anche cercato di ricordarci la nostra vulnerabilità in ogni fase. Sappiamo che avrebbero preferito ucciderci ma, ovviamente, in tal modo la pubblicità sarebbe stata sfavorevole all’immagine internazionale di Israele. 

Se fossimo state palestinesi sarebbe stato molto peggio con le aggressioni fisiche e probabilmente la perdita di vite umane. La situazione è quindi terribile per i palestinesi.

Per quanto riguarda le acque internazionali, sembra che la questione non ci sia per la Marina israeliana. Possono dirottare e rapire barche e persone in acque internazionali e farla franca. Si sono comportati come se fossero i proprietari del Mar Mediterraneo. Possono rapire qualsiasi barca e rapire i passeggeri, metterli in prigione e criminalizzarli. 

Non possiamo accettarlo. Dobbiamo parlare, contrastare questa illegalità, oppressione e brutalità. Eravamo completamente disarmati. Il nostro unico crimine secondo loro è che siamo amici dei palestinesi e volevamo portare loro assistenza medica. Volevamo sfidare il blocco militare per farlo. Questo non è un crimine. Nella settimana in cui stavamo navigando a Gaza, avevano ucciso 7 palestinesi e ferito con proiettili più di 90 persone a Gaza. Avevano ulteriormente stagliato le forniture di carburante e cibo a Gaza. Due milioni di palestinesi a Gaza vivono senza acqua pulita, con solo 2-4 ore di elettricità, in case distrutte dalle bombe israeliane, in una prigione bloccata da terra, aria e mare per 12 anni. Gli ospedali di Gaza dal 30 marzo hanno trattato oltre 9.071 feriti, 4.348 sparati da mitragliatrici da un centinaio di cecchini israeliani mentre stavano facendo manifestazioni pacifiche all’interno dei confini di Gaza sulla loro terra. La maggior parte delle ferite da arma da fuoco erano agli arti inferiori e con l’esaurimento delle strutture di trattamento gli arti subirebbero l’amputazione. In questo periodo più di 165 palestinesi sono o stati uccisi dagli stessi cecchini, compresi medici e giornalisti, bambini e donne. Il cronico blocco militare di Gaza ha impoverito gli ospedali di tutte le forniture chirurgiche e mediche. Questo massiccio attacco alla “Freedom Flotilla” non armata che porta amicizia ed un po’ di soccorso medico è un tentativo di schiacciare ogni speranza per Gaza. Mentre scrivo ho saputo che anche nostra imbarcazione sorella della Flotilla, la “Freedom” , è stata rapita dalla marina israeliana mentre si trovava in acque internazionali.

 – MA – non ci fermeremo, dobbiamo continuare ad essere forti per portare speranza e giustizia ai palestinesi ed essere pronti a pagare il prezzo e ad essere degni dei palestinesi. Finché sopravviverò, resisterò. Fare di meno è un crimine.

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