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02/06/2018

 

Gaza, dalle violenze israelo-palestinesi una crisi sanitaria ‘senza precedenti’

 

Il numero dei feriti ha superato quello della guerra del 2014. Msf: si lavora senza sosta a fronte di bisogni enormi. La maggior parte dei feriti avrà conseguenze per tutta la vita.

 

Preoccupazione per la nuova manifestazione indetta per il 5 giugno. Croce rossa internazionale: sistema sanitario sovraccarico, non può gestire l’alto numero di pazienti.

 Il numero dei feriti degli scontri di queste settimane fra palestinesi ed esercito israeliano a Gaza ha superato quelli della guerra del 2014; dal 14 maggio, quando si è registrato il picco negli interventi, le squadre di medici e infermieri trattano senza sosta nuove vittime delle violenze. A denunciarlo sono gli operatori di Medici senza frontiere (Msf), che lavorano “senza sosta” a fronte di “bisogni enormi” e dichiarano che “la maggior parte dei pazienti subirà gli effetti delle ferite per tutto il resto della propria vita”.

 

Oltre un centinaio di palestinesi sarebbero stati uccisi dai soldati dell’esercito israeliano nelle proteste che hanno infiammato il confine. Fra le vittime vi sono anche 15 bambini. A questi si aggiungono più di 13mila feriti, di cui almeno 1000 sono dei minori. Per fronteggiare l’emergenza, l’ong internazionale ha dovuto aprire una nuova clinica e un’altra entrerà in funzione nelle prossime settimane. Adesso si guarda con attenzione e preoccupazione al prossimo 5 giugno, quando nella Striscia di Gaza si dovrebbe tenere una nuova giornata di proteste e manifestazioni.

 

Nei giorni scorsi si sono registrati pesanti scontri a fuoco fra le due fazioni. Al lancio di razzi e mortai da parte di miliziani di Hamas e del Jihad islamico ha risposto l’esercito israeliano con una serie di raid aerei, che hanno colpito decine di obiettivi militari del movimento estremista palestinese. Le violenze si inseriscono nel solco delle proteste mortali e degli scontri divampati lungo il confine di Gaza in occasione del  70mo anniversario della Nakba.

 

Per arginare l’escalation le due parti hanno concordato una sorta di cessate il fuoco, entrato in vigore il 30 maggio scorso. Una fragile tregua che sembra tenere, tanto che sono terminati i lanci di razzi da parte dei gruppi armati palestinesi verso il sud di Israele che, in cambio, ha fermato gli attacchi aerei sulla Striscia.

 

Commentando l’emergenza umanitaria, i responsabili di Msf sottolineano che un simile flusso di pazienti “non si era registrato nemmeno in tutto il 2014”. Nel 90% dei casi le ferite, spesso gravissime, sono agli arti inferiori. Nelle scorse settimane le équipe di Msf hanno eseguito 315 interventi chirurgici, di cui 30 amputazioni, e hanno ricomposto 534 fratture. Ad oggi vi sono almeno 900 persone bisognose di cure e assistenza.

 

Per sopperire all’emergenza, anche la Croce rossa internazionale (Ircr) ha deciso di incrementare la propria presenza sul territorio. Robert Mardini, responsabile per il Medio oriente, sottolinea: “Le recenti manifestazioni e le violenze che si sono verificate lungo il confine di Gaza […] hanno innescato una crisi sanitaria senza precedenti in questa parte del mondo”. Il sistema sanitario locale è “sotto stress e sovraccarico” e “non può gestire l’alto numero di pazienti”.

 

 

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