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16 Giu 2018  

 

Gaza: Rocca (Cri), l’auspicio di soluzioni pragmatiche

Francesca Voce

 

Le tensioni nella Striscia di Gaza hanno di nuovo raggiunto nelle scorse settimane un livello pericolosamente alto: a partire dal trasferimento dell’ambasciata degli Usa in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme, quasi in concomitanza con la celebrazione della nabka, gli scontri tra manifestanti palestinesi e forze israeliane si sono moltiplicati lungo tutto la Striscia. AffarInternazionali.it ha intervistato il presidente della Federazione internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, Francesco Rocca, presso la Mezzaluna Rossa palestinese nella Striscia di Gaza.

Presidente Rocca, le tensioni nella Striscia sono al livello delle precedenti Intifade?, potremmo trovarci davanti al rischio di una nuova Intifada?

Il rischio è sempre presente. Io mi sono preoccupato delle conseguenze umanitarie dell’ultima delle crisi legata a quella che è stata definita la ‘marcia del ritorno’ (nabka) e al numero imponente di feriti che c’è stato a seguito degli scontri lungo la linea di confine tra Gaza e Israele. Tra gli abitanti di Gaza il livello di frustrazione è molto alto.

Non possiamo dire che la ‘marcia del ritorno’ sia una terza Intifada, ma la partecipazione è il segno di questo stato di frustrazione ed insofferenza presente soprattutto tra i giovani. Non si tratta tanto di una valutazione politica, quanto dell’assenza di speranza relativamente alle normali attese di vita di ciascun essere umano. Il problema è che a Gaza le opportunità per il futuro e gli sbocchi lavorativi sono pressoché nulli e, allo stesso tempo, andarsene dalla Striscia è difficilissimo. Questo crea notevole disagio.

Dal punto di vista umanitario, la situazione è molto impegnativa; il numero di feriti è enorme, gli interventi programmati solo per i feriti delle ultime giornate di protesta sono migliaia ed alcuni di questi avranno necessità di trattamenti riabilitativi di medio lungo termine. Molti di loro avranno conseguenze invalidanti per tutta la vita ed il sistema sanitario non è in grado di fornire servizi adeguati. Le difficoltà sono assolutamente enormi.

Presidente Rocca, la popolazione riesce ad avere beni e servizi di prima necessità?

I problemi su questo fronte sono molteplici. L’acqua è un problema assolutamente serio, soprattutto per quanto riguarda l’accesso a fonti di acqua potabile. L’elettricità nella Striscia viene fornita per 3/4 ore al giorno e per il restante tempo, si fa affidamento su generatori elettrici, anche nel caso di strutture ospedaliere e sanitarie. A ciò si aggiunga una sistema fognario che lascia molto a desiderare e la considerazione che circa 2 milioni di persone vivono in queste condizioni nella Striscia di Gaza.


Siete riusciti a collaborare con le autorità israeliane?

Io sono entrato a Gaza con la collaborazione del governo israeliano. Ovviamente, la situazione di conflitto non aiuta e il governo israeliano si sta irrigidendo davanti alle ultime proteste palestinesi. Io ho auspicato e auspico che vi sia un alleggerimento del blocco per quello che riguarda la vita quotidiana all’interno di Gaza. Naturalmente noi manteniamo un profilo neutrale rispetto al conflitto in corso, ma la questione dell’accesso ai beni primari è una cosa che non posso non sottolineare.

Presidente Rocca, che tipo di reazione auspica da parte della comunità internazionale?

La comunità internazionale dovrebbe smetterla di assecondare i fanatismi e le radicalizzazioni da ambo le parti. L’assenza di speranza all’interno della Striscia e l’eccesso di ideologizzazione del conflitto, che sta andando avanti da più di 50 anni, hanno reso ulteriormente polarizzata l’opinione della comunità internazionale e reso non plausibile un efficace ruolo facilitatore da parte delle Nazioni Unite. Io auspico che si possano trovare delle soluzioni pragmatiche, malgrado la situazione attuale.

 

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