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27 giu 2018

 

Raid israeliani nella notte, missili dalla Striscia

 

Dopo la distruzione da parte israeliana di un veicolo nel campo di Nuseirat, partiti alcuni razzi dall’enclave palestinese. Tel Aviv risponde con i bombardamenti. Gli Usa tagliano i fondi all’Anp: “Finanzia terroristi”

 

Roma, 27 giugno 2018, Nena News –

 

Nuova alba di violenze sulla Striscia di Gaza: l’aviazione israeliana ha compiuto una serie di raid aerei contro postazioni di Hamas nel nord della Striscia, dopo il lancio di alcuni missili verso il territorio israeliano in risposta ad un attacco di Tel Aviv nel campo di Nuseirat.

Secondo i residenti del campo profughi di Nuseirat, nel centro di Gaza, i raid hanno preso di mira un veicolo, per Tel Aviv appartenente ad Hamas: ha preso fuoco nel mezzo del campo. Il veicolo, scrive in un comunicato l’esercito israeliano, “è stato ampiamente coinvolto nel lancio di palloncini esplosivi da Gaza verso Israele”. Una nuova forma di protesta, quella descritta, il lancio verso il territorio israeliano di palloncini riempiti di elio e aquiloni dati alle fiamme, che hanno provocato piccoli incendi nei campi israeliani al confine.

Da cui il lancio di 13 missili: Hamas non ha rivendicato l’azione, ma su Twitter il portavoce del movimento islamico Fawzi Barhoum ha parlato di risposta agli attacchi armati compiuti dai cecchini israeliani contro i manifestanti palestinesi che dal 30 marzo affollano le linee di demarcazione, una repressione che ha provocato 133 morti e oltre 13mila feriti in tre mesi.

E mentre dalla narrazione dei fatti scompare la situazione di Gaza, stretta in un assedio totale da undici anni, con infrastrutture al collasso e una ricostruzione nulla, a inviare appelli è l’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi che ha subito negli ultimi mesi il taglio dei finanziamenti da parte del suo maggiore contributore, gli Stati Uniti. Una punizione politica che ha un impatto tragico sui servizi sanitari ed educativi che l’Unrwa offre nei campi profughi fuori e dentro la Palestina storica: lunedì l’Onu ha fatto appello agli Stati membri perché coprano il gap lasciato dal ritiro statunitense, la metà del budget totale dell’Unrwa che offre servizi a 5 milioni di persone.

A differenza dell’Unhcr, che riceve finanziamenti in automatico, l’Unrwa gode di aiuti volontari, dipendenti dunque dalla volontà degli Stati membri delle Nazioni Unite di fornirli. O di fornirli, decisione spesso politica e di pressione sulla leadership palestinese. Per i palestinesi la situazione è chiara: l’obiettivo, dicono, è far scomparire i rifugiati palestinesi, il loro status politico riconosciuto dalla risoluzione 194 del 1948 e risolvere così la peggiore contraddizione insita nella creazione dello Stato di Israele.

E ieri gli Stati Uniti hanno operato un nuovo taglio: Washington ha congelato gli aiuti finanziari all’Autorità Nazionale Palestinese accusandola di sostegno al terrorismo. Nello specifico la sospensione è stata realizzata attraverso la Taylor Force Law, legislazione approvata a marzo e che prevede il taglio dei fondi ad Anp e Olp per il pagamento di stipendi mesili alle famiglie di palestinesi uccisi, feriti e prigionieri politiciper azioni compiute contro le forze israeliane. Per Washington come per Tel Aviv, tutti terroristi.

Rientra tutto nella strategia dell’attuale amministrazione statunitense, volta a forzare un processo di pace che serve solo gli interessi israeliani. Pressioni economiche da una parte, politiche dall’altra, con il tour in corso del genero di Trump e consigliere per il Medio Oriente Kushner che sta girando la regione e raccogliendo il consenso al cosiddetto accordo del secolo, la “soluzione” della questione palestinese attraverso la pace con il mondo arabo.

Kushner ha già incassato il via libera di Egitto, Giordania, Arabia Saudita ed Emirati Arabi, secondo quanto riportato dalla stampa israeliana. E ieri il presidente Trump ha accolto alla Casa bianca re Abdullah di Giordania che ha ribadito la necessità di riconoscere Gerusalemme est capitale del futuro Stato di Palestina, ma che dietro le quinte è disposto ad accettare qualsiasi pace, con o senza l’ok dei palestinesi, con o senza giustizia per diritti violati da 70 anni. Nena News

 

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