Meri Calvelli 

31 marzo alle ore 10:43 · 

 

Oggi ci saranno i funerali dei 15 palestinesi uccisi al confine, giornata di lutto in tutta la Striscia di Gaza. Intanto tutte le aspettative di guerra e missili che erano state prospettate, non si sono realizzate (per fortuna); chi soffia sul fuoco della rivolta cattiva ha dovuto frenare; 15 morti e centinaia di feriti, solo ed esclusivamente da una parte, cecchinati come promesso. Nonostante tutto i gazawi hanno dato una prova di grande forza, coraggio collettivo, digita’ e chiarezza nei contenuti. La terra e’ la terra; appartiene a loro e anche se e’ stata espropriata, loro abitano in un pezzo vicino alla loro terra e li intendono rimanere. Quello che urlano con forza e’ potersi muovere sulla loro terra liberamente, senza la paura che qualcuno possa sparare su di loro, senza la incertezza di potersi recare in altri luoghi; senza la difficoltà’ di poter invitare qualcuno al proprio villaggio perché sigillato dentro ad una galera. Credo che l'intera Gaza si sia recata almeno qualche ora al confine a confermare che ci sono, a ribadire che sono esseri umani e non mostri come vengono descritti ogni giorno. Famiglie intere, si sono infilate nelle macchine, nei pullman, hanno attrezzato carretti con i ciuchi e cavalli, moto e biciclette e tutti sono arrivati lungo tutto il confine di Gaza.
Ricchi e poveri, rifugiati e cittadini, beduini, pescatori e agricoltori; tantissime done velate e non, centinaia di migliaia di giovani studenti laureati in attesa di poter lavorare, viaggiare e conoscere un mondo oltre il confine; e ancora migliaia di bambini che volevano correre sui prati, che ancora guardano con occhi sconfinati.
Non e’ stata la manifestazione di hamas, come sostengono i media e chi ha avuto la possibilità di partecipare e di esserci ha potuto rendersi conto di quale fenomeno stiamo parlando.
Ieri al confine, non c’erano bandiere di partito, non c’era nessun schieramento di fazioni o di polizia delle autorità locali a dirigere il traffico di gente che si e’ recata cosciente del pericolo. Andare verso il confine ieri significava rischiare di morire, perché purtroppo ancora una volta erano state innalzate dall’altra parte le barriere della divisione.
Fino al 15 maggio, giornata della Nakba, continuera' il presidio permanente sul confine, sperano che dall'altra parte del mondo possa esserci un attento ascoltatore e che la vecchia "causa palestinese" sia finalmente presa in considerazione.

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