Fonte: Al Masdar News

https://www.controinformazione.info/

Lug 18, 2018

 

Israele si prepara per una offensiva su larga scala a Gaza

Traduzione e nota di Luciano Lago

 

Lo stato di Israele ha dato tempo ad Hamas fino a venerdì per fermare i suoi attacchi di aquiloni in fiamme sul territorio israeliano. Il rapporto arriva mentre il Parlamento israeliano ha spogliato il primo ministro del diritto di dichiarare guerra.

Secondo quanto riferito, i leader israeliani hanno incaricato le forze militari del paese di prepararsi a invadere la Striscia di Gaza se continueranno gli attacchi di aquiloni in fiamme e con palloni aerostatici;  se Hamas non rispetterà la richiesta, Israele potrebbe decidere che non ha altra scelta che iniziare un’operazione militare su vasta scala.

 

La notizia è stata trasmessa da un notiziario di Channel 10 citato da The Times of Israel.

Israele ha inviato il messaggio direttamente ad Hamas tramite i servizi di intelligence egiziani, secondo quanto riportato da Channel 10. Il rapporto dice anche che Hamas ha risposto dicendo che le sue forze lavoreranno per fermare gli attacchi canaglia entro venerdì.

 

Domenica scorsa, la 162ª Divisione corazzata israeliana ha lanciato un esercizio militare simulando un attacco alla Striscia di Gaza e una presa di Gaza City. Mentre l’esercito israeliano sostiene che l’esercitazione era stata pianificata in anticipo e non era collegata agli eventi attuali, alcuni la considerano una minaccia indiretta per Hamas.

 

Martedì, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha visitato la Divisione di Gaza dell’IDF. Durante la visita, ha detto che il paese è già nel bel mezzo di una “campagna militare”.

 

“Siamo in una campagna militare in cui ci sono stati scambi di colpi. Sono pronto a dire che le Forze di Difesa israeliane sono preparate per qualsiasi scenario “, ha detto Netanyahu.

 

Il rapporto arriva proprio mentre il Parlamento israeliano, la Knesset, ha spogliato il primo ministro e il ministro della Difesa del paese della capacità di dichiarare guerra. La nuova legislazione adottata martedì conferisce questo potere al Gabinetto di sicurezza – un corpo di diversi funzionari, compresi i ministri delle relazioni estere e delle finanze.

 

Durante gli ultimi mesi, Israele ha subito numerosi attacchi da parte di aquiloni, palloncini e altri oggetti che fungono da bombe incendiarie volanti. Si dice che migliaia di acri di terra siano stati bruciati da questi attacchi.

 

Israele d aparte sua bombarda le posizioni su Gaza con incursoni dei suoi aerei da guerra F-16 ma non tollera che i palestinesi rispondano a questi attacchi con gli aquiloni ed i palloncini. Ultimamente Israele ha inondato le campagne di Gaza con diserbanti che hanno bruciato le culture dei contadini palestinesi inclusi le piante di ulivo che rappresentano la sopravvivenza per molte familgie palestinesi.

 

Inoltre, Israele segnala numerosi scontri sporadici con palestinesi e colpi di mortai e missili sul territorio israeliano. Il Times of Israel ha notato che il livello di tensione tra Israele e la Striscia di Gaza ha raggiunto un apice che non si vedeva dalla guerra di Gaza del 2014.

 

Nota: La striscia di Gaza, lunga 14 Km., è abitata da quasi due milioni di palestinesi è sottoposta ad un blocco totale da oltre 10 anni e questo ha ridotto la popolazione in una situazione disperata: nessuno può uscire o entrare neppure per cure mediche urgenti, gli ospedali, quelli quasi distrutti dopo i bombardamenti del 2014, mancano di tutto, medicinali e attrezzature, manca l’acqua potbile, l’elettricità è razionata (tre ore al giorno max), mancano generi essenziali e i bambini soffrono di denutrizione e malattie infantile. L’ONU ha definito la situazione di Gaza come “catastrofica” ma Israele non sente ragioni per rimuovere il blocco.

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Il Manifesto

http://nena-news.it/

18 lug 2018

 

Sull’orlo della guerra 
nell’indifferenza internazionale

di Michele Giorgio

 

Gaza è stata abbandonata dagli occidentali come dagli arabi. Della prigione-Gaza i media internazionali parlano solo in occasione di massacri, addossando il più delle volte la responsabilità dell’accaduto ai prigionieri e quasi mai ai carcerieri

 

Gerusalemme, 18 luglio 2018, Nena News – 

 

Una fragile parete separa la Striscia di Gaza da una nuova offensiva militare israeliana, a quattro anni da quella passata alla storia con il nome di “Margine protettivo” e che fece, considerando i feriti deceduti nei mesi successivi, circa 2.400 morti oltre a migliaia di feriti e che provocò la distruzione totale o parziale di decine di migliaia di abitazioni, edifici e infrastrutture civili. Da allora Gaza è stata abbandonata dagli occidentali come dagli arabi. Della prigione-Gaza in questi quattro anni i media internazionali hanno parlato solo in occasione di massacri, addossando il più delle volte la responsabilità dell’accaduto ai prigionieri e quasi mai ai carcerieri. Quattro anni dopo “Margine Protettivo” Gaza è giunta ancora al capolinea. Il governo Netanyahu e Hamas sono ad un passo dallo scontro armato, si scambiano ultimatum.

La deterrenza reciproca è riuscita sino a questo momento a frenare le due parti, soprattutto quella israeliana. Il movimento islamico sa che Gaza, sfinita da 12 anni di blocco israeliano, non può sostenere un’altra devastante campagna di bombardamenti. Israele invece teme i lanci da parte di Hamas di razzi e missili, poco dannosi ma capaci di tenere sotto pressione tutta la sua popolazione. Ora però la guerra è a un passo. Al lancio da Gaza dei cosiddetti “palloni incendiari” – preservativi gonfi di elio capaci di volare per alcuni km  -, il governo Netanyahu ha reagito, sabato scorso, con i raid aerei più duri dal 2014 (uccisi due adolescenti palestinesi). Poi ha chiuso il valico commerciale di Kerem Shalom. Infine il ministro della difesa Lieberman ha annunciato che impedirà almeno fino a domenica l’ingresso nella Striscia di combustibili e che  medicinali e cibo passeranno solo con permessi individuali. I pescatori palestinesi inoltre non potranno superare il limite di pesca di tre miglia nautiche. Immancabile è poi giunto il “contributo” egiziano, con la chiusura improvvisa del valico di Rafah tra Gaza e il Sinai.

Misure, anzi una punizione collettiva come spiega anche l’ong israeliana Gisha, alle quali Fawzi Barhum, un portavoce di Hamas, ha reagito intimando la «riapertura dei transiti entro 48 ore» altrimenti, ha minacciato, «ci saranno gravi conseguenze». Israele ha lanciato a sua volta un ultimatum: entro 72 ore dovranno cessare i lanci di palloni che provocano incendi nei campi coltivati israeliani. In caso contrario scatterà l’attacco. Netanyahu ieri ha tenuto consultazioni in una base militare vicina a Gaza con Lieberman e il capo di stato maggiore Gady Eisenkot. Al termine ha proclamato che «Le forze armate sono pronte ad ogni sviluppo». La macchina militare è in moto e vanno avanti le manovre nel sud di Israele. Esercitazioni in cui, sottolineano i giornali, viene simulata l’occupazione di Gaza city.

A Gaza cresce la tensione. Gli abitanti tendono ad escludere una nuova guerra, o almeno se lo augurano, però si mettono in coda ai distributori di benzina per fare il pieno in vista di tempi cupi. Chi a un po’ di soldi, e a Gaza sono davvero in pochi, fa provvista di generi di prima necessità. Cresce anche il malumore per come, di fatto, si sta mestamente concludendo la “Marcia del Ritorno” a ridosso delle linee con Israele, in cui sotto il fuoco dei cecchini israeliani sono caduti dal 30 marzo almeno 139 palestinesi e altre migliaia sono stati feriti. Era partita con grandi manifestazioni popolari che chiedevano di mettere fine all’insopportabile blocco di Gaza. Quindi è stata affiancata e poi di fatto sostituita, per decisione di Hamas, dal lancio dei “palloncini incendiari”. Una mossa che ha spostato il giudizio, già gravemente di parte, dei mezzi d’informazione internazionali ancora di più a favore della narrazione israeliana degli eventi, a svantaggio dei riflettori che la Marcia aveva acceso sulla prigione-Gaza.

Sullo sfondo di questa guerra ormai alle porte c’è il “silenzio” del presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen. Il leader dell’Anp non ha esitato a varare sanzioni contro Gaza allo scopo di penalizzare Hamas. Ha colpito però solo la popolazione senza togliere il controllo di Gaza agli islamisti. Una lotta assurda per un’inutile autorità su Gaza e piccole porzioni di Cisgiodania, le prigioni in cui Abu Mazen e Hamas sono stati rinchiusi dall’occupazione.  Nena News

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