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26 lug 2018

 

Notte di fuoco: tre palestinesi uccisi

 

Ieri sera tregua saltata: un soldato israeliano ferito, bombardamenti di Tel Aviv e l’uccisione di tre membri di Hamas. Il movimento islamico dichiara l’allerta, il ministro Erdan promette un’operazione peggiore di Margine Protettivo

 

Roma, 26 luglio 2018, Nena News –

 

Ieri sera la traballante tregua raggiunta sabato notte tra le autorità israeliane e Hamas, via Egitto, è saltata. Fuoco sparato lungo le linee di demarcazione tra la Striscia e Israele, un soldato ferito, bombardamenti pesanti in tutta la Striscia e tre palestinesi uccisi, membri del movimento islamico: è il susseguirsi degli eventi di ieri sera che stamattina hanno portato la leadership di Hamas a dichiarare l’allerta.

 

Torna così a sollevarsi il timore di una nuova escalation militare e la conseguente minaccia israeliana di lanciare un’offensiva sull’enclave palestinese. Le bombe ieri sono piovute su quasi tutto il territorio gazawi, uccidendo – fa sapere il ministero della Salute – almeno tre persone: Ahmed al-Bsous, 28 anni, Ubadah Farawneh, 29, e Mohamed al-Aareer, 27.

Su Twitter l’esercito israeliano ha detto di aver colpito sette postazioni di Hamas considerate responsabili del fuoco sparato in serata lungo il “confine” e del ferimento di un militare, probabilmente da parte di un cecchino, vicino a Kissufim. Il movimento islamico non ha commentato subito. Poche ore dopo però è giunta la prima reazione: le Brigate al-Qassam, il braccio armato di Hamas, hanno pubblicato una nota questa mattina con la quale dichiarano la massima allerta e chiedono ai propri membri di essere pronti a un’eventuale escalation israeliana.

 

“Il nemico sionista pagherà con un prezzo alto e sanguinoso i suoi crimini. Il nemico prosegue con i suoi crimini contro i combattenti della resistenza e i civili e pagherà per queste violazioni”, si legge nel comunicato rivolto anche alle altre fazioni palestinesi a cui si chiede di essere altrettanto pronte al confronto. Nelle stesse ore perdeva la vita un 26enne gazawi, Majd Soheil Mohammad Ogeil, per le ferite riportate il 14 maggio quando i tiratori scelti israeliani aprirono il fuoco sulla Marcia del Ritorno uccidendo oltre 60 manifestanti.Pochi giorni fa a morire era stato un altro 26enne, Karam Ibrahim Arafat, anche lui deceduto in ospedale per le ferite riportate nelle manifestazioni dell’8 giugno.

Uno stillicidio che ha raggiunto in pochi mesi numeri drammatici: dal 30 marzo sono 147 i palestinesi uccisi dall’esercito israeliano, 17mila i feriti. E ora l’ombra di una nuova offensiva pesa sulla Striscia, devastata da carenza di lavoro, acqua, elettricità e servizi medici basilari. A minacciare oggi è il ministro della Sicurezza Pubblica israeliano, Gilad Erdan: Israele sta compiendo, ha detto stamattina a Kan Radio, “grandi passi” verso una più ampia operazione militare contro Hamas a Gaza.

 

“Veniamo trascinati verso una più larga operazione, una situazione in cui l’esercito dovrà affrontare un’operazione di vasta scala”, ha detto paventando un intervento ancora maggiore di quello del 2014, di Margine Protettivo, la più sanguinosa delle offensive contro Gaza con i suoi 2.300 morti in meno di due mesi: “Dopo quattro anni di calma dopo Margine Protettivo i cittadini sono di nuovo in una situazione inaccettabile: ci sono sirene di allarme di notte e bambini nei rifugi. Se Hamas non lo capisce, dovremo optare per un’operazione ampia che gli farà pagare un prezzo almeno pari a quello di Margine Protettivo, se non più alto”.

 

Di questo avrà discusso sicuramente anche il primo ministro Netanyahu, questa notte, in una serie di telefonate con il ministro della Difesa Lieberman e il capo di stato maggiore Gadi Eizenkot. Nena News

 

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