il Manifesto

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14 nov 2018

 

Sei uccisi e sette palazzi in macerie, 

ma a Gaza ora è tregua

di Chiara Cruciati    

 

Notte di fuoco sulla Striscia, la peggiore dal 2014. Nel pomeriggio Hamas annuncia il cessate il fuoco. Tel Aviv conferma ma non ufficialmente: Netanyahu sotto pressione delle opposizioni per un’offensiva definitiva. A Sderot in centinaia bruciano copertoni e bloccano le strade contro la tregua

 

Roma, 14 novembre 2018, Nena News –

 

La tregua è arrivata nel pomeriggio, dopo una notte di terrore e veglia a Gaza. I peggiori bombardamenti dal 2014, dicono i palestinesi, dall’offensiva Margine Protettivo che insanguinò la Striscia per due mesi. All’alba di ieri altri uccisi, dopo i 10 morti tra domenica e lunedì: sei le vittime, tutte di età compresa tra 20 e 27 anni, Muhammad Zacharia al-Tatri, Muhammad Zahdi Awda, Mousa Iyad Ali Abed al-Aal, Hamed Muhammad al-Nahal, Khaled Riad Ahmad Sultan e Musaab Hawas.

Nella notte sono stati almeno sette i palazzi distrutti dai caccia israeliani, le abitazioni delle famiglie Aidi e al-Yazji a Gaza City (sede anche di un asilo nido, uffici e una scuola di lingue) e delle famiglie Breim e Dheir tra Khan Younis e Rafah, la sede della tv al-Aqsa, voce di Hamas, l’hotel Al Amal (sede dei servizi interni) e il Rahma Building. Oltre 200 le famiglie sfollate, tanti i negozi vicini ai palazzi colpiti seriamente danneggiati. E ai pescatori è stato vietato di prendere il mare dalla marina israeliana, denuncia il sindacato.

Insieme alle bombe sono proseguiti i lanci di razzi da parte del movimento islamico. Con una vittima, un palestinese del villaggio di Halhul ad Hebron, in Cisgiordania: Mahmoud Abu Asbah, 48 anni, è morto mentre si trovava in un edificio pubblico ad Ashkelon. Lavorava lì come muratore.

Poi, ieri pomeriggio, il cessate il fuoco. Anticipato dalla stampa palestinese, è stato poi confermato da Hamas: stop al lancio di missili se anche Israele farà altrettanto. Da quel momento è scesa la calma sulla Striscia, seppure le sette ore di riunione del gabinetto israeliano si fossero chiuse con minacce di ulteriori operazioni. Funzionari anonimi israeliani hanno dato per accettata la tregua.

«Gli sforzi egiziani hanno ottenuto la tregua tra la resistenza e il nemico sionista – hanno dichiarato i gruppi palestinesi – La resistenza la rispetterà fino a quando il nemico sionista la rispetterà». Poco prima il leader di Hamas, Ismail Haniya, aveva parlato della possibilità di tornare al dialogo già in corso per un cessate il fuoco di lungo periodo.

La tregua è arrivata dopo ore di dichiarazioni infuocate. Mentre l’esercito israeliano inviava rinforzi lungo le linee di demarcazione con Gaza (fanteria, riservisti, carri armati e batterie di Iron Dome, il sistema di intercettamento dei missili), l’aviazione ha parlato di «ampia offensiva contro Hamas e le altre organizzazioni della Striscia»: «Stavolta la nostra offensiva sarà drasticamente diversa da quelle del passato, sia in termini numerici che di qualità degli obiettivi. Parliamo di target che hanno un significato importante per il nemico».

Come la tv al-Aqsa che dopo la distruzione della sede, la quarta nella sua storia, ha subito ripreso a lavorare dall’edificio di Kufiyya Tv, legata a Fatah. E poi i numeri: in una sola notte l’aviazione israeliana ha colpito oltre 150 obiettivi considerati connessi ad Hamas e alla Jihad Islamica.

Da parte palestinese a parlare prima della tregua era stato Hamas: «Al-Majdal occupata (il nome palestinese della città divenuta dopo il 1948 l’israeliana Ashkelon, ndr) è da ora nel nostro mirino in risposta ai bombardamenti contro i civili a Gaza. Isdud (Ashod) e Beer el-Sabe (Beersheba) saranno i prossimi target se il nemico continuerà a colpire edifici civili», ha detto Abu Ubaidah, portavoce del movimento.

La diplomazia di Onu ed Egitto si è messa subito in moto per impedire un’escalation senza ritorno che decreterebbe il collasso definituvo della Striscia, già duramente provata da 12 anni di assedio totale e dalla mancata ricostruzione. A Gaza la paura è enorme: ieri scuole e uffici pubblici sono rimasti chiusi, la gente ha trascorso la mattina a camminare sopra vetri rotti e macerie e ad ispezionare gli edifici distrutti, cercando di recuperare documenti e oggetti personali.

Resteranno qui, non hanno un posto dove andare soprattutto quando le bombe cadono in mezzo alle zone residenziali. Restano e sperano che il cessate il fuoco regga. A fare da ostacolo sono le mire del governo israeliano che ha avviato l’escalation in pieni negoziati per la tregua mandando domenica soldati camuffati da palestinesi a rapire un comandante di Hamas.

Il tutto a pochi giorni dal via libera alle donazioni del Qatar, volte ad alleviare le sofferenze della popolazione sotto forma di stipendi – da mesi quelli dei dipendenti pubblici non vengono versati – e di carburante, talmente scarso da anni da garantire solo 2-3 ore di elettricità ogni giorno.

Il bastone e la carota: Netanyahu è stato criticato dall’opinione pubblica per le “concessioni” fatte alla Striscia e per quella che è stata definita una reazione blanda alla Marcia del Ritorno, sebbene si contino 220 palestinesi uccisi dai tiratori scelti israeliani. E ieri è iniziata la sfilata delle opposizioni, con il partito Meretz che visitava le città israeliane al confine con Gaza e il “moderato” Lapid, futuro candidato premier, che prometteva il ritorno agli omicidi mirati a partire da Haniya.

E in serata in piazza a Sderot sono scesi centinaia di israeliani: hanno dato fuoco a copertoni e bloccato le strade al grido di “Bibi, go home”, Bibi vattene. Non vogliono nessuna tregua, ma che i bombardamenti continuino. Nena News

infopal.it - 15/11/2018 - Di Mohammad Hannoun. Per tre giorni, Gaza ha subito pesanti attacchi dall’esercito israeliano, che hanno causato un bilancio di 13 Palestinesi uccisi, 80 feriti; 161 famiglie sfollate; 150 sedi governative completamente o parzialmente distrutte. Sono stati anche gravemente danneggiati: 1 albergo, 1 sede della TV satellitare al-Aqsa, diverse postazioni della resistenza palestinese, 9 edifici che ospitavano 91 famiglie, 70 unità residenziali. Sono state parzialmente danneggiate: 150 unità residenziali, decine di negozi e edifici commerciali, 1 centro culturale, 1 circolo sportivo. Palestina Libera. Gaza vincerà.

 

PIC - infopal.it - 15/11/2018 - Mercoledì, il rappresentante del Kuwayt presso le Nazioni Unite, Mansour al-Otaibi, ha dichiarato che le consultazioni tenute dal Consiglio di sicurezza sull’ultima aggressione israeliana contro la Striscia di Gaza non hanno portato a nessuna azione. Al-Otaibi ha dichiarato durante una conferenza stampa che il Consiglio di sicurezza, su richiesta del Kuwayt e della Bolivia, si è riunito martedì sera, a porte chiuse, per discutere la situazione nella Striscia di Gaza. “Condanniamo l’aggressione israeliana sulla Striscia di Gaza e l’uso eccessivo della forza contro i civili, ma non siamo in grado di trovare una soluzione alla situazione a Gaza”, ha aggiunto. A sua volta, l’ambasciatore palestinese presso le Nazioni Unite, Riyad Mansour, ha criticato il Consiglio di sicurezza e l’ha descritto come “paralizzato” per non aver intrapreso azioni sulla crisi di Gaza.

Mansour ha affermato che c’era un paese che non permetteva discussioni al Consiglio, riferendosi agli Stati Uniti. “Vogliamo che il Consiglio di sicurezza assuma le sue responsabilità”, ha sottolineato. Il Consiglio di sicurezza ha tenuto una sessione di emergenza, martedì sera, dopo il raggiungimento di un accordo di cessate il fuoco, mediato dall’Egitto, tra Israele e le fazioni di resistenza palestinesi a Gaza, in seguito alla peggiore escalation di violenza nella Striscia dalla guerra del 2014.

 

PIC - Quds Press - infopal.it - 15/11/2018 - Il capo dell’Ufficio informazioni del governo palestinese nella Striscia di Gaza, Salama Maaruf, ha affermato che 13 palestinesi sono stati uccisi e 28 altri sono rimasti feriti da domenica 11 novembre, inizio dell’aggressione israeliana contro la Striscia di Gaza. Da domenica sono stati effettuati 150 raid aerei israeliani durante i quali sono stati presi di mira 80 edifici e istituzioni, incluse strutture governative e civili. Prendere di mira le aree civili, ha affermato Maaruf, “è un chiaro crimine di guerra che ha bisogno di un intervento internazionale urgente”. Il ministro dei Lavori pubblici e degli alloggi a Gaza, Mufid al-Hasayneh, ha confermato che le stime preliminari dell’aggressione israeliana a Gaza indicano che 880 unità abitative sono state danneggiate,  parzialmente o totalmente distrutte dalle forze di occupazione. “Le stime preliminari dei danni agli edifici, dopo le visite sul campo, ammontano a 80 unità abitative completamente demolite, 50 parzialmente danneggiate e 750 parzialmente e moderatamente danneggiate“, ha detto in una dichiarazione martedì sera. Ha sottolineato che l’80% dei danni si concentra nella Città di Gaza, sottolineando che i macchinari del ministero dei Lavori pubblici e degli alloggi hanno iniziato a rimuovere le macerie.  Al-Hasayneh ha confermato che il ministero ha iniziato l’inventario iniziale dei danni alle strutture residenziali. 

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