http://parstoday.com/it

Maggio 09, 2018

 

Trump cancella l’accordo con l’Iran

 

Donald Trump ha ritirato la firma degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare firmato dall’Iran e dal gruppo dei 5+1, ovvero i cinque membri permanenti con diritto di veto del Consiglio di Sicurezza dell’Onu ai quali si era aggiunta la Germania. 

 

Due anni di negoziati avevano prodotto un accordo positivo e bilanciato, nel quale a fronte delle garanzie iraniane di non proliferazione nucleare venivano cancellate le sanzioni economiche che avevano complicato non poco le sorti dell’economia persiana.

A giustificare il ritiro della firma degli Stati Uniti dall’accordo, Trump ha indicato presunte e mai provate “violazioni” iraniane dello stesso, riferendosi con ogni evidenza a quanto sostenuto dal premier israeliano Bibi Netanyahu alcuni giorni orsono.

 

Proprio con l’obiettivo di giustificare per Trump la marcia indietro (promessa in campagna elettorale) per la quale non trovava un contesto utile alla decisione, Netanyahu aveva messo su il teatrino della fantomatica scoperta del Mossad che si era introdotto in uffici governativi iraniani ed aveva – ma guarda un po’ – trovato chiare indicazioni su come l’Iran intenda non rispettare l’accordo. Sembrava di rivedere Colin Powell all’Onu sulle prove contro Saddam che aveva “armi di distruzione di massa”.

 

Così come fatto con la Siria, Trump non ha ritenuto di dover verificare  la veridicità delle accuse israeliane, proprio perché le accuse di Netanyahu e il ritiro della firma dall’accordo sono il risultato di un gioco di squadra destinato a soddisfare l’unica volontà politica evidente, ovvero quella di sostenere le pretese egemoniche di Israele in Medio Oriente.

 Il Congresso statunitense riproporrà ora le sanzioni e potrebbe arrivare persino a decidere l’embargo sulle esportazioni iraniane di greggio (circa 500.000 barili), causando così non pochi problemi alla comunità internazionale, vista l’offerta sul mercato appena sufficiente.

Ma uno dei motivi della scelta di Trump è proprio questa: forzare le quote in sede Opec e riaprire i rubinetti della monarchia saudita e qatariota e, nel contempo, provare a piazzare energia made in USA.

 

Francia, Gran Bretagna e Germania si rammaricano per la decisione di Trump e non intendono - almeno non del tutto - seguirlo sulla strada della rottura con Teheran. E’ risultato inutile il tentativo di Macron, nei giorni scorsi a colloquio con Trump, di dissuadere gli Stati Uniti dal ritirarsi dall’accordo. D’altra parte Trump ha consegnato ad Israele le chiavi della politica estera della Casa Bianca nella regione mediorientale.

In un tweet, lo stesso Macron si augura di “poter lavorare ad un accordo più ampio con l’Iran”, mentre anche l’Italia – che ha svolto un lavoro importante nel processo di riavvicinamento tra l’Iran e i paesi occidentali - difende l’accordo affermando, in una nota di Gentiloni, che “contribuisce alla sicurezza nella regione e frena la proliferazione nucleare. L'Italia con gli alleati europei confermano gli impegni presi". L’Alto Rappresentante per la politica estera della Ue, Federica Mogherini, ha aggiunto che “l’accordo appartiene all’intera comunità internazionale e la UE è determinata a preservarlo perché è uno dei più grandi obiettivi raggiunti dalla comunità internazionale”.

Ma proprio all’Europa, Russia e Cina sono destinate le minacce di Trump: "Istituiremo il livello più alto di sanzioni: tutti i Paesi che aiuteranno l'Iran sul nucleare saranno colpiti dalle sanzioni. "Gli Stati Uniti non fanno più vuote minacce - ha aggiunto - Quando io faccio una promessa la mantengo".

 

Le sanzioni degli Stati Uniti contro l'Iran saranno applicate "immediatamente" ai nuovi contratti, ha poi annunciato il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca John Bolton, secondo cui la decisione mostra alla Corea del Nord che gli Usa non accetteranno accordi inadeguati. Bolton prima che un fascista è notoriamente uno stupido e non perde occasione per confermarlo: proprio il vedere quanto vale la firma degli Stati Uniti spingerà la Corea del Nord a garantirsi una exit strategy dall’accordo a cui forse non aveva ancora pensato.

 

L’Europa dovrà quindi scegliere che strada intraprendere: unirsi a Trump e non incorrere nelle sanzioni unilaterali americane ma accusare ricadute commerciali con l’Iran e soprattutto con la Russia, oppure andare avanti sulla difesa dell’accordo. In ambedue i casi il prezzo da pagare sarà alto e la crisi diplomatica tra Bruxelles e Washington si aggraverà.

Difficile, infatti, che scelga l’unico percorso possibile, ovvero quello di proseguire con l’accordo e rispondere alle sanzioni statunitensi con sanzioni europee agli USA sulla base del principio della reciprocità e proporzionalità, oltre che chiudere quelle in corso con la Russia. Sarebbe un ottimo segnale per l’arroganza imperiale statunitense che si ritroverebbe così con un effetto boomerang dai pesanti effetti e riceverebbe una chiara lezione circa la reciprocità degli obblighi insiti in una alleanza ed una indicazione sui limiti che i suoi obiettivi unipolari debbono avere.

 

L’Iran ha già fatto sapere che da parte sua l’accordo mantiene vigenza e legittimità e non poteva che essere così. Da una parte perché punta a capitalizzare la rottura tra USA e Unione Europea, che è questione di rilevanza storica; dall’altro perché intende fornire alla comunità internazionale la disponibilità ad una intesa che viene oggi messa in crisi dalla volontà guerrafondaia di Stati Uniti, Israele e Arabia Saudita.

 

top