Il Manifesto

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07 set 2018

 

Summit Tehran, al centro Idlib e (forse) l’assetto futuro della Siria

di Michele Giorgio

 

Putin, Rohani ed Erdogan puntano a definire i limiti dell’imminente operazione militare siriana per la riconquista della regione di Idlib e a garantire che gli interessi turchi saranno salvaguardati. Ma si discuterà anche su come aggirare le sanzioni economiche Usa che colpiscono i tre paesi

 

ore 17 Dichiarazione Vertice Teheran in 12 punti, difendere unità contro terrore

“Un forte e continuo impegno per la sovranità, l’indipendenza, l’unità e l’integrità territoriale della Siria”, un appello “ai gruppi combattenti a deporre le armi” e una continuazione e della “cooperazione per eliminare definitivamente l’Isis, il Fronte al-Nusra e tutti gli altri gruppi associati con Al Qaeda e l’Isis”. Sono questi gli obiettivi primari della dichiarazione congiunta in 12 punti siglata oggi al termine del vertice di Teheran dai presidenti di Russia, Turchia e Iran, Vladimir Putin, Recep Tayyip Erdogan e Hassan Rohani. Si fa appello all’Onu a intensificare gli aiuti alla popolazione siriana. La prossima riunione è prevista in Russia.

 

Roma, 7 settembre 2018, Nena News –

 

Qualcuno ne parla come «l’ultima spiaggia» per i civili che vivono nella regione siriana di Idlib. Altri come una sorta di ‎‎”conferenza di Yalta” in cui i capi politici di tre paesi fondamentali per la crisi siriana ‎‎– Russia, Iran e Turchia – l’assetto futuro della Siria. Più realisticamente il vertice tripartito che terranno oggi a Tehran Vladimir Putin, Hassan Rohani e Recep Tayyip Erdogan punta a definire i limiti e l’ampiezza dell’imminente operazione delle forze armate siriane per la riconquista della regione di Idlib, nelle mani dei qaedisti di an Nusra, e a garantire che anche gli interessi turchi saranno salvaguardati. La Turchia punta a convincere russi e iraniani, alleati del presidente siriano Bashar Assad, a limitare l’attacco ai soli miliziani qaedisti e a non coinvolgere altre formazioni armate “ribelli” di fatto agli ordini di Erdogan, come il cosiddetto Esercito siriano libero, che Ankara ha impiegato di recente contro i curdi. Idlib e la Siria non sono l’unico tema al centro del vertice. I colloqui si concentreranno anche – se non soprattutto – sulla cooperazione economica regionale e sui modi per mantenere il flusso commerciale di fronte alle sanzioni degli Stati Uniti che, con motivazioni diverse, prendono di mira tutti e tre i paesi.

Il summit, nel quadro del processo di Astana e terzo incontro in un anno tra i tre leader, doveva tenersi a Tabriz. Poi l’Iran ha deciso per Tehran forse per dargli maggior rilievo. L’obiettivo immediato dei colloqui è un’intesa volta a salvaguardare i civili siriani, oltre tre milioni ad Idlib, che rischiano di pagare il prezzo più alto mentre l’esercito siriano e le formazioni sue alleate combatteranno i miliziani di al Qaeda (almeno 10mila secondo alcune fonti) e di altri gruppi armati che da anni controllano la regione, l’ultima di una certa importanza su cui Damasco non ha ancora ristabilito la sua autorità. Si vocifera dell’istituzione di corridoi protetti che i civili in fuga potranno percorrere per raggiungere aree sicure. Potranno farlo durante gli scontri a fuoco? Nei mesi scorsi durante l’assedio della regione di Ghouta Est i miliziani per giorni non permisero ai civili di abbandonare i centri abitati soggetti ai bombardamenti dei governativi e di approfittare del passaggio sicuro allestito con l’intervento dei russi.

Mosca vuole un accordo ma non arretra sul sostegno alla volontà di Bashar Assad di liberare Idlib. E ieri è stata molto chiara su questo. La Russia «ha ucciso, uccide e continuerà a uccidere» i terroristi in Siria, ha detto la portavoce del ministero degli esteri Maria Zakharova, sottolineando che «la pace» deve tornare a regnare nel Paese, «non importa se si tratta di Aleppo, Idlib o altre parti della Siria…perché la questione riguarda anche la nostra sicurezza». La Turchia, che ha condannato gli ultimi attacchi aerei russi e siriani su Idlib, sostiene che l’operazione militare dovrà distinguere «i terroristi dai civili». Erdogan in realtà guarda ad altro. Alle prese con una grave crisi economica, il presidente turco vuole evitare un nuovo afflusso di rifugiati siriani verso il suo confine. «Quanti (siriani) verranno in Turchia? Forse due milioni? Forse di più. Dove andranno i terroristi in fuga? Potrebbero ‎‎venire in Turchia o tornare nei loro paesi», aveva avvertito due giorni fa il ministro degli esteri turco Cavusoglu che ha proposto di condurre operazioni di intelligence congiunte per identificare i membri di gruppi ‎‎terroristici ed eliminarli senza causare vittime tra i civili.‏‎

All’Iran preme che il vertice si concluda con intese concrete per aggirare le sanzioni economiche ordinate da Donald Trump. ‎‎«Erdogan, Rohani e Putin approfondiranno un piano contro le sanzioni imposte dagli Stati Uniti, tutti nostri paesi sono soggetti a queste sanzioni», ha anticipato ieri al giornale turco al Sabah, un funzionario politico e religioso iraniano. Tehran punta all’aumento dell’interscambio commerciale con la Turchia da 10 a 30 miliardi di dollari. E se possibile a definire una politica monetaria comune – come l’abbandono del dollaro nelle transazioni commerciali – in risposta alla brusca svalutazione delle valute dei tre paesi a causa delle politiche di Washington. Nena News

 

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