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25/10/2018

 

Vicario di Gerusalemme: contro i copti violenza ‘ingiustificata’ della polizia israeliana 

 

Mons. Marcuzzo parla di “sproporzione evidente” fra la manifestazione dei copti e la risposta delle forze di sicurezza. Dietro la dimostrazione la controversia sul controllo del monastero di Deir al-Sultan fra copti ed etiopi. La scorsa settimana vandalizzato un cimitero salesiano: “Episodi preoccupanti”. La polizia israeliana usa "due pesi e due misure": benogna contro ebrei ortodossi; violenta contro fedeli di altre religioni.

 

Nella reazione della polizia contro la protesta dei monaci copti vi è una “sproporzione evidente” che “non può essere giustificata” ed è fonte di “grave preoccupazione”: È quanto afferma ad AsiaNews mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo, vicario patriarcale di Gerusalemme, commentando l’assalto degli agenti israeliani avvenuto ieri contro un gruppo di preti della Chiesa copta ortodossa (clicca qui per il filmato) nei pressi del monastero di Deir al-Sultan. “[I copti] volevano manifestare in modo pacifico - aggiunge il prelato - e questa violenza non era necessaria ed è ingiustificata, soprattutto verso monaci che non erano armati e non avevano fatto nulla”. 

Ieri nel cuore di Gerusalemme si sono registrati momenti di forte tensione che hanno coinvolto un gruppo di monaci copti ortodossi e le forze di sicurezza israeliane. Al centro della protesta il monastero di Deir al-Sultan, sulla sommità della chiesa del Santo Sepolcro nella Città Vecchia. 

Fonti locali raccontano che il convento è oggi “occupato” dalla Chiesa etiope, pur appartenendo tradizionalmente ai copti. Nell’ultimo periodo gli etiopi hanno avanzato la richiesta di fare dei lavori all’interno del luogo di culto, incontrando la ferma opposizione dei copti. Dietro il rifiuto, il timore che una autorizzazione dei lavori avrebbe aperto le porte a una “rivendicazione” da parte della Chiesa etiope sul controllo e sulla proprietà del monastero stesso. 

Da qui la decisione dei monaci copti ortodossi - che un tempo erano uniti agli etiopi, ma ora sono di fatto indipendenti gli uni dagli altri  - di promuovere ieri mattina una protesta pacifica nei pressi dell’edificio. Una manifestazione che ha scatenato, come rileva lo stesso mons. Marcuzzo, “una risposta violenta e spropositata” da parte delle forze di sicurezza israeliane. 

Un primo bilancio dell’operazione parla di almeno tre monaci copti egiziani con ferite di varia natura. Inoltre, altri cinque sacerdoti sono stati arrestati e detenuti per ore, prima di essere rilasciati. 

“L’atto di violenza esasperata - spiega il vicario patriarcale di Gerusalemme - ritengo sia da attribuire a un gesto singolo e spropositato degli agenti intervenuti. Non credo vi siano indicazioni circa un modo di agire. Resta il fatto che esso è un evento grave e che comporta precise responsabilità dei capi”. E finora, aggiunge, “nessuno fra governo israeliano, ma soprattutto forze di polizia e municipalità di Gerusalemme si è sentito in dovere di scusarsi per quanto successo”. 

Pur di fronte a un gesto singolo, per mons. Marcuzzo non si può parlare di “caso isolato” ma di una tendenza diffusa all’abuso, alla violenza, all’atto vandalico contro beni, proprietà o persone. “Ricordo che solo la scorsa settimana - afferma il prelato - si è registrato un atto vandalico contro decine di tombe al cimitero del convento salesiano di Beit Jamal” poco distante la città di Beit Shemesh, in territorio israeliano. A fare la scoperta il 17 ottobre scorso alcuni religiosi del convento, già preso di mira in passato con bombe incendiare e slogan blasfemi in casi di “price tag”.

“Certo, non tutti i giorni avvengono fatti così gravi - conclude mons. Marcuzzo - ma sono episodi che inquadrano bene il clima generale che c’è nel Paese e che coinvolge scuole, associazioni, manifestazioni. Ultimamente la polizia sembra avere due pesi e due misure: se a manifestare sono ebrei ortodossi, vengono risparmiati attacchi o abusi;: contro fedeli di altre religioni, si reagisce con violenza”.

 

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