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25 settembre 2018

 

Tripoli in fiamme: intervista a Jalal al-Warshefani della brigata rivoluzionaria

di Vanessa Tomassini

 

'Negli scontri è coinvolto Saif al-Islam Gheddafi'.

 

“L’intero controllo della forza di protezione di Tripoli consta di fazioni e battaglioni che sono all’interno della città e nell’intera area sud-orientale, dalla zona di Salah al-Din al ponte del Mercato della Domenica, dall’inizio di Qasr Ben Ghashir, che segue la Grande Tripoli, all’interno dei suoi confini amministrativi, fino ad Abu Selim, alla periferia del campo di transito e l’aeroporto di Tripoli”. A parlare è Jalal al-Warshefani, uno dei leader della Brigata dei Rivoluzionari di Tripoli guidata da Haytham al-Tajouri.

“Se visita l’aeroporto, vedrà che è lontano dagli scontri nonostante sia sottoposto a bombardamenti giornalieri di locuste. Anche i quartieri residenziali sono sottoposti quotidianamente al bombardamento e all’uccisione di bambini e donne innocenti da parte di alcuni terroristi che sostengono la cosiddetta Settima Brigata. Il più famoso tra loro è Hisham Mesimir di Misurata. Siamo sicuri che la guerra porterà solo rovina e distruzione ed aumenterà la spaccatura nel tessuto sociale. Abbiamo cercato di resistere fino all’ultimo giorno, ma dall’altra parte c’era l’Egitto che ha portato guerra e distruzione, con le alleanze tra le squadre di ieri, incluso il precedente regime, di coloro che sognano il ritorno di Saif al-Islam Gheddafi, compresi i Fratelli Musulmani, già espulsi da Tripoli, ma oggi i loro leader sono presenti in Turchia e ricevono il sostegno turco di persone come al-Salabi e Dhibha ed il criminale noto come Abdel-Alim. Se vuole saperne di più, vada a rivedersi ciò che è noto come l’incontro di Dakar tra i simboli del vecchio regime e la Fratellanza Musulmana”.

– Mi scusi se la interrompo, ma Saif al-Islam Gheddafi ha negato qualsiasi coinvolgimento dagli scontri nella capitale. Lei mi sta dicendo che non è così?
“Esattamente, Saif Gheddafi è coinvolto ed il ritorno dell’incontro di Dakar è stato l’inizio della cospirazione tra i sostenitori di Saif e i Fratelli Musulmani guidati da Abdul Hakim Belhadj”.

– Tra di voi Rivoluzionari di Tripoli, ci sono dei minori che utilizzate per combattere?
“Non penso. Ma sa, ora tutti sono usciti per difendere la loro città e non è possibile fermare nessuno”.

– Quante persone sono morte tra le vostre file? Quanti sono i feriti?
“Il numero delle persone uccise in tutti gli assi è di oltre 50, mentre i feriti sono più di 150”.

– Quali gruppi non stanno rispettando il cessate il fuoco?
“Tutti gli attaccanti respingono il cessate il fuoco, soprattutto la Fratellanza e le loro alleanze guidate dal criminale Salah Badi”.

– Dopo le dichiarazioni di Misurata che invitava i ribelli a prendere parte al conflitto, abbiamo visto dei video in cui si vedono dei convogli partire da Misurata. Non vi spaventa?
“Dopo otto anni, nulla ci spaventa più. Abbiamo ragione e ci battiamo in difesa della nostra città, della nostra gente e in difesa dell’istituzione di uno stato civile con una costituzione, elezioni parlamentari e presidenziali. Siamo contro una nuova tirannia, teocrazia, contro il dominio di famiglie e tribù, nonché contro la regola militare che si è diffusa nel corso della storia”.

– Senta, è vero che con Salah Badi ci sono elementi della Shura di Benghazi, quindi terroristi?
“Non credo che vi siano elementi della Shura di Benghazi, penso che li abbiano uccisi, compresi i feriti. Tuttavia quella che è conosciuta come la difesa Saraya di Bengasi è sostenuta dal governo di Londra e con loro ci sono un misto di mercenari e noti terroristi, oltre alla presenza di criminali voluti dal procuratore generale”.

-Haitham al-Tajouri è con voi? Sta bene?
“Haytham al-Tajouri è il comandante del battaglione dei rivoluzionari di Tripoli e siamo in contatto con lui e seguiamo costantemente la situazione. Le cose sono eccellenti in relazione a tutti i membri del battaglione”.

-Vuole aggiungere altro?
“Eravamo un po’ ottimisti riguardo alle relazioni italo-libiche, per il sostegno dalla parte italiana per fermare la Francia e i suoi alleati, l’Egitto e gli Emirati Arabi Uniti e il loro supporto al criminale di guerra Khalifa Haftar, ma siamo rimasti delusi e la posizione del Governo italiano è molto debole e rappresentata soltanto dal suo ambasciatore, il cui ruolo si è limitato a sostenere alcuni attivisti ed altri. Sfortunatamente, specialmente dopo le osservazioni di Haftar e della sua banda di Barqha contro l’Italia, abbiamo trovato il vostro ambasciatore nel quartier generale di Haftar che chiedeva la sua amicizia. Mi creda, Tripoli è la Libia e senza Tripoli non ci sarà la Libia e non ci sarà Haftar. Grazie per i suoi sforzi per la verità, le auguro successo e successo e al popolo italiano più stabilità”.

 

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