La foto di famiglia senza il generale Khalifa Haftar.

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12 novembre 2018

 

Le cose da sapere sulla conferenza di Palermo sulla Libia

 

Dopo i dubbi della vigilia l'uomo forte della Cirenaica, il generale Khalifa Haftar, è arrivato in Sicilia. Nella notte l'incontro col premier Conte e in mattinata mini vertice con Serraj e gli altri invitati del meeting.

 

Strette di mano, qualche sorriso, ma anche molte polemiche. La seconda giornata di lavori del conferenza di Palermo sulla Libia si è aperta con un incontro informale al quale ha preso parte il generale libico Khalifa Haftar e con il successivo abbandono della delegazione turca, in polemica proprio con le modalità di partecipazione dell'uomo forte della Cirenaica.

 

IN MATTINATA L'INCONTRO INFORMALE PRIMA DEI LAVORI

Nella notte Haftar ha avuto un bilaterale con il premier italiano Giuseppe Conte, mentre nella mattinata a Villa Igiea si è tenuto un mini-vertice tra il presidente del Consiglio e i leader libici Fayez al Sarraj e lo stesso Haftar. All'incontro, a margine della Conferenza, hanno partecipato anche il premier russo Dmitri Medvedev, il presidente dell'Egitto Al Sisi, il presidente della Tunisia Essebsi, il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk, il ministro degli Esteri francese Le Drian, il premier algerino Ouyahia e l'inviato Onu per la Libia Salamè. Secondo fonti diplomatiche al centro dell'incontro c'è stato soprattutto il tema della sicurezza. Nel corso della riunione, hanno spiegato le stesse fonti, si è affrontato anche il tema dei diritti umani. La stabilità libica, sottolineano le stesse fonti, è importante innanzitutto per la Libia ma anche la sicurezza dell'Italia visto il rischio di infiltrazioni terroristiche attraverso i flussi migratori.

 

LA TURCHIA LASCIA IL SUMMIT: «PROFONDAMENTI DELUSI»

«Il meeting informale di stamattina è stato presentato come un incontro tra i protagonisti del Mediterraneo. Ma questa è un'immagine fuorviante che noi condanniamo. Per questo lasciamo questo incontro profondamente delusi», è stata la reazione del vicepresidente turco Fuat Oktay lasciando Villa Igiea a lavori non ancora conclusi. «Qualcuno all'ultimo minuto ha abusato dell'ospitalità italiana», ha aggiunto senza mai nominare il generale Haftar. «Sfortunatamente la comunità internazionale non è stata capace di restare unita». «La crisi in Libia non si risolve se pochi continueranno a tenere in ostaggio il processo politico per i propri interessi», ha aggiunto Oktay. «Coloro che hanno creato le attuali condizioni in Libia non possono essere coloro che salvano il paese».

 

CONTE: «POSTE PREMESSE IMPORTANTI»

Al termine dei lavori il premier Giuseppe Conte e l'inviato Onu per la Libia Ghassam Salamè, hanno tenuto una conferenza stampa per fare il punto sui due giorni di lavoro. «Lasciamo Palermo portando con noi il sentimento di fiducia», ha detto il presidente del Consiglio, «abbiamo dato una prospettiva di stabilizzazione». «Non dobbiamo illuderci, ma sono state poste premesse importanti di questo cammino», ha spiegato. «Non ci siamo profusi nello sforzo di organizzare la conferenza di Palermo sulla Libia per una 'photo opportunity' ma perchè vogliamo offrire un contributo all'iniziativa dell'Onu», ha aggiunto. Per quanto riguarda lo strappo della delegazione turca Conte si è detto «dispiaciuto», ma ha anche spiegato che «nel loro comunicato non ce l'hanno affatto con l'Italia» e che in ogni caso quanto successo «non altera il clima positivo di questo incontro». Per il capo del governo, «dobbiamo guardare francamente la realtà dello scenario internazionale, e far convergere a Palermo 30 paesi significa esporre questo incontro a qualche fibrillazione e alle particolari sensibilità tra alcuni paesi. Dobbiamo anche accettarle».

 

SALAMÈ: «IMPEGNO SERIO DEI LIBICI»

Nel corso dell'incontro con la stampa Ghassam Salamè ha ringraziato l'Italia e Conte «per aver organizzato questa Conferenza, che è stata un successo». «Palermo resta una pietra miliare» del processo politico in Libia, ha aggiunto. «C'è stato un impegno serio da parte dei libici presenti. Mi sento più tranquillo», ha detto ancora Salamè. «La conferenza nazionale da tenere in Libia a gennaio sarà facilitata da questa conferenza di Palermo. Ho ricevuto il chiaro impegno da parte di tutti gli attori libici che vi parteciperanno. E questo mi rassicura sul possibile successo» della conferenza nazionale prevista dalla nuova road map dell'Onu, ha spiegato ancora l'inviato delle Nazioni Unite.

 

MEDVEDEV: «NECESSARI DEI COMPORMESSI O LA LIBIA ESPLODE»

Tutte le parti in Libia devono raggiungere un «compromesso» altrimenti la situazione esploderà di nuovo. È stata la presa di posizione del premier russo Dmitri Medvedev. Medvedev si è detto poi «fiducioso» che si possano ottenere «progressi» sulla base degli accordi di Skhirat. La Russia, ha detto ancora, è pronta a prendere parte alla ricostruzione dell'economia del Paese e al miglioramento delle condizioni sociali. «Siamo determinati a fare tutto il possibile per garantire una pace duratura sul suolo libico ed evitare ad altri Paesi questo tragico destino». «Questa conferenza», ha detto ancora il leader russo, «è dedicata alla situazione in un determinato paese ma, in sostanza, i problemi che stiamo discutendo oggi sono fondamentali e derivano dalla mancata attuazione di tutta una serie di principi, inclusa la supremazia incondizionata del diritto internazionale e il ruolo centrale dell'Onu». «La situazione», ha proseguito Medvedev, «non è facile. Sfortunatamente è legata ai drammatici eventi del 2011, orchestrati direttamente dai nostri partner in Unione europea e negli Stati Uniti in quel periodo anche in alcuni altri Paesi». Secondo il premier russo, in quegli eventi si registrò «una grossolana violazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu».

 

PER IL GOVERNO È UN SUCCESSO, MA HAFTAR DISERTA LA FOTO DI GRUPPO

Fonti del governo hanno sottolineato che la conferenza per la Libia a Palermo «è stato un grandissimo successo per l'Italia». «Noi dobbiamo tifare Italia, capisco odiare questo governo, tutti i giorni prendiamo fango in quantità. È stato scritto di tutto che la conferenza è stata un fallimento, che mancavano i protagonisti. Cose insensate. I protagonisti c'erano tutti. Scrivere che non c'erano è un'offesa allo straordinario lavoro diplomatico che è stato fatto». Nonostante l'entusiasmo non sono mancate le delusioni. Nella foto di famiglia dei leader internazionali riuniti a Palermo manca infatti il generale Khalifa Haftar. Il padrone di casa, Giuseppe Conte, si trova al centro affiancato dal presidente del governo libico Fayez Al Sarraj e l'inviato dell'Onu Ghassan Salamè. Nella foto non è presente neanche il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi. Il portavoce della presidenza aveva già annunciato l'assenza del capo di Stato alla plenaria dove l'Egitto sarà rappresentato dal suo consigliere Sherif Ismail.

 

DOPO L'INCONTRO IL GENERALE RIENTRA IN LIBIA

Il generale della Cirenaica non ha partecipato alla conferenza, ma solo agli incontri ristretti, lasciando alla sua delegazione il compito di prendere parte ai tavoli tematici. «Io non ho alcuna relazione con la conferenza», ha premesso il generale parlando alla tv libica Libya AlHadath. «È stata inviata una delegazione che partecipa alla conferenza da quattro giorni credo che questa partecipazione sia efficace. La delegazione partecipa a tutte le discussioni». Dopo l'ultimo incontro il generale è ripartito da Palermo per far ritorno in Libia.

 

HAFTAR: «SIAMO IN GUERRA, IN LIBIA ENTRANO I TERRORISTI»

«Siamo sempre in stato di guerra e il paese ha bisogno di controllare le proprie frontiere», ha detto il generale Haftar parlando al microfono di una televisione libica a Palermo. «Abbiamo frontiere con la Tunisia, Algeria, Niger, Ciad, Sudan ed Egitto e la migrazione illegale viene da tutte le parti», ha aggiunto Haftar a Libya Hadath sottolineando che il fenomeno favorisce l'ingresso di miliziani e terroristi islamici. «I leader di questi Stati sicuramente hanno un punto di vista su questo tema e devono aiutarci almeno controllando le loro frontiere in maniera di non permettere l'immigrazione clandestina che ci crea il problema delle milizie, al-Qaida, Daesh (Isis, ndr), movimento islamico e integralisti che entrano attraverso le nostre frontiere», ha aggiunto il generale nella breve intervista in video ripresa il 12 e rilanciata il giorno dopo sulla pagina Facebook del giornale libico Enwan.

 

GLI OBIETTIVI DELL'ITALIA: COINVOLGERE TUTTI GLI ATTORI LIBICI

L'obiettivo, per il governo italiano, è coinvolgere in una stessa riunione Haftar e il leader del governo riconosciuto di Tripoli Fayez al Sarraj. Il faccia a faccia notturno tra Conte e Haftar è stato cordiale. Il premier italiano, citando Nelson Mandela, ha invitato Haftar a tentare la via del compromesso con gli altri tre leader libici presenti a Palermo, ai quali Conte si era rivolto, nel corso della cena, spronandoli a diventare «padri nobili» del futuro della Libia. Il bilaterale tra Conte e Haftar, durato circa un'ora, secondo fonti di Palazzo Chigi, è stato positivo. Il generale, rivolgendosi al premier, lo avrebbe definito «un amico affidabile» e avrebbe sottolineato come la Conferenza di Palermo rappresenti «un'ottima occasione» per la Libia. La presenza di Haftar alla plenaria, prevista alle 11, è tutt'altro che confermata. Il generale, capo della Cirenaica, nella prima giornata del summit, ha volutamente saltato la cena di benvenuto alla quale non ha preso parte neanche Medvedev.

 

I DUBBI DELLA VIGILIA: IL RUOLO DI HAFTAR

24 ore prima dall'inizio dei lavori, ambienti dell'autoproclamato Esercito nazionale libico avevano fatto sapere che Haftar avrebbe disertato il summit perché non vuole sedere al tavolo con i rappresentanti del Qatar e di una fazione, il Libyan Fighting Group, secondo Haftar «legata ad al Qaeda». L'indiscrezione poteva essere il frutto di un bluff del generale per alzare la posta del negoziato. Più tardi, però, si è avuta la percezione che la situazione stesse realmente precipitando. Per settimane la diplomazia italiana, ma anche i russi e gli americani, hanno cercato di convincere Haftar ad andare al summit. Il ministro degli Esteri Enzo Moavero lo ha incontrato a Bengasi, lo stesso generale è stato ricevuto a Roma da Conte. Sembrava che la riserva fosse stata sciolta, ma poi è cominciato il balletto dei distinguo, veline fatte filtrare dall'entourage del generale sui suoi dubbi: in particolare, che il formato della conferenza fosse sbilanciato verso la componente islamista dentro e fuori la Libia, legata alla Fratellanza Musulmana.

 

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