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23 agosto 2018

 

Il redivivo Al-Baghdadi ricompare con un audiomessaggio e inquieta il mondo

di Enrico Oliari 

 

“Buone notizie per coloro che hanno pazienza”. Il “Califfo” Abu Bakr al-Baghdad ha intitolato così il suo audiomessaggio di quasi un’ora realizzato dal al-Furqan, la sezione media dell’Isis e diffuso in queste ore. Era dal 2017 che al-Baghdadi non si faceva sentire ed il messaggio in cui incita i mujaheddin a continuare la jihad, sempre che autentico ed a lui riconducibile, è stato contestualizzato con fatti di attualità, come gli attriti fra la Turchia e gli Usa, compreso il caso del pastore evangelico Andrew Craig Brunson agli arresti per aver interagito, stando alle accuse, con il Pkk e la rete gulenista.


Un messaggio inquietante non tanto per il contenuto, quanto perché dimostrerebbe che l’iracheno al-Baghdadi, in più occasioni è stato dato per morto o in fin di vita. L’ultimo video che lo ritrae risale a quattro anni fa, quando dalla moschea al-Nouri di Mosul aveva proclamato la nascita del “Califfato”.


Il 27 settembre dello scorso anno al-Furqan aveva diffuso un suo audiomessaggio, a dire il vero di bassa qualità sonora, contestualizzato con la minaccia nucleare della Corea del Nord, per la precisione con riferimenti al test del 3 settembre con una testata all’idrogeno da 160 chilotoni.


Era stato il Pentagono a dimostrare prudenza circa l’annuncio da parte di Mosca dell’uccisione di al-Baghdadi in un raid russo il 28 maggio 2017 nella città di Raqqa, ex capitale siriana dello Stato Islamico poi trasferita ad al-Mayadin, anzi, il 1 settembre di quell’anno il comandante della coalizione a guida Usa, il generale Stephen Townsend, aveva comunicato nel corso di una videoconferenza che “probabilmente è in vita” e che “molto probabilmente è riuscito a fuggire con altri jihadisti nella Valle dell’Eufrate”, dove “si terrà l’ultima battaglia dell’Isis”. “Tuttavia – aveva aggiunto – non merita di essere catturato”.


Il vero nome di al-Baghdai è Ali al-Badri al-Samarra, 45 anni e di Baghdad, dottore in Studi islamici e di docente all’università di Tirkrit. Sposato due volte, ha (o aveva) cinque figli.


Nel 2003 ha preso parte all’insurrezione irachena poco dopo l’invasione Usa, è stato arrestato dai militari americani ma nel 2010 è apparso alla guida della branca irachena di al-Qaeda.


Approfittando dell’insurrezione contro il regime siriano di Bashar al-Assad e contro il governo filo-iraniano dell’Iraq, nel 2011 ha trasformato la diramazione di al-Qaeda da lui controllata nell’Isil e poi nell’Isis, Stato Islamico a cui aderirono in modo spontaneo popolazioni e città sunnite e soprattutto una moltitudine di imprenditori, militari, amministratori, diplomatici e quant’altro messi da parte con la caduta di Saddam Hussein.
La prima volta è stato dato per morto nel 2005, dagli statunitensi; il 14 giungo 2016 è stata la volta dell’agenzia iraniana Abna ad annunciare l’uccisione in un raid di al-Baghdadi; l’11 ottobre 2015 è giunta notizia che era scampato ad un raid, il 15 aprile dello stesso anno era stato detto prima che era rimasto ucciso e poi che era rimasto paralizzato a causa di un attacco aereo, nel novembre 2014 le notizie riportavano che era stato ferito in un raid, stessa cosa nel luglio dello stesso anno.


Nel giugno del 2017 è stato il ministero della Difesa russo ad annunciare la quasi certa morte del leader dell’Isis in un attacco di Su-35 e Su-34 ad un sobborgo meridionale di Raqqa, raso al suolo, in cui era in corso un vertice dei capi dell’Isis con i miliziani 300 miliziani di scorta.


A portare gli aerei sull’obiettivo era stata un’informazione di infiltrati poi confermata dalle immagini satellitari che avevano inquadrato i vari convogli diretti nel sobborgo.
Nel luglio dello scorso anno la tv panaraba al-Arabiya aveva riferito che ad al-Baghdadi era succeduto Jalaluddin al-Tunisi, vero nome Mohamed Ben Salem al-Ayouni, nato nel 1982 nella regione di Masaken della provincia della costiera tunisina di Susa.


Il messaggio di al-Baghdadi è stato oggi “celebrato” dai terroristi con un attacco in Francia, in cui sono rimaste uccise due persone, ed in Libia, dove le vittime di un’azione jihadista sarebbero quattro.


Certo è che al-Baghdadi vivo dà vigore ai jihadisti, nonostante lo Stato Islamico per come lo conoscevamo è pressoché sconfitto; i molti foreign fighters che stanno cercando di fare ritorno nei loro paesi o che già vi sono tornati (10mila quelli turchi) potrebbero attivarsi, per cui c’è da temere una recrudescenza delle azioni terroristiche.

 

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