Il Manifesto

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22 ago 2018

 

Eid, sulle tavole degli yemeniti c’è solo la fame

di Chiara Cruciati

 

Ventidue milioni di civili su una popolazione totale di 27 sopravvive solo con sporadici aiuti umanitari. Il paese da tre anni ostaggio del conflitto lanciato dall’Arabia saudita. E la richiesta di cessate il fuoco in occasione della festa cade nel vuoto

 

Roma, 22 agosto 2018, Nena News –

 

Un Eid di miseria è quello riservato, anche quest’anno, alle famiglie yemenite. Da tre anni lo scenario si ripete, da quando l’Arabia saudita si è posta a capo di una coalizione di «volenterosi» per soffocare nella guerra la sollevazione della minoranza Houthi. Ieri 27 milioni di yemeniti hanno iniziato la festa del sacrificio con molto poco da mettere in tavola.

I mercati non sono affollati, chi ci si avventura si trova di fronte prezzi lievitati: se un anno fa una capra o un agnello costavano 40mila rial (140 euro), un prezzo già altissimo rispetto ai livelli pre-guerra, quest’anno si superano i 90mila rial, più del doppio. C’è chi non vuole rinunciare e dalle città del sud si sposta nelle province vicine alla ricerca di una capra più conveniente, chi scambia i gioielli del matrimonio con un agnello.

«Questo è il primo Eid che trascorro senza i miei amati parenti – racconta Ahmed Obeid all’agenzia Xinhua, dalla tenda in cui vive da sfollato, fuori Aden – La guerra ci ha rubato la possibilità di stare insieme, nelle nostre case, a trascorrere l’Eid al-Adha in pace, con gioia, come accadeva prima».

La sua famiglia non è l’unica: sono oltre due milioni gli sfollati dal conflitto iniziato a marzo 2015, con niente in mano se non gli sporadici aiuti delle organizzazioni umanitarie che, solo previa autorizzazione saudita, riescono a raggiungere i civili yemeniti. Nessun vestito nuovo per i bambini come vuole la tradizione, né agnelli da dividere in tre parti uguali, come prescrive l’Islam: un terzo per la famiglia, un terzo per i vicini, un terzo per i poveri.

La miseria ormai è ovunque: sono almeno 21 milioni su un totale di 27 gli yemeniti bisognosi di aiuti umanitari, oltre il 30% di loro è gravemente malnutrito.

E la guerra non cessa: ieri, mentre il mondo islamico celebrava l’Eid, in Yemen le armi non hanno taciuto. Tra le zone epicentro del conflitto c’è Hodeidah, città costiera occidentale, tra i principali porti del paese, contesa tra la coalizione a guida saudita e il movimento politico degli Houthi, Ansar Allah: dal 13 giugno, inizio dell’offensiva saudita sulla città, sono 121mila gli sfollati, fuggiti verso sud, verso il porto di Aden.

A nulla sono serviti gli appelli dei residenti rimasti in città: la richiesta di un cessate il fuoco per celebrare la festa del sacrificio è caduta nel vuoto. Si continua a sparare: ieri, secondo l’agenzia iraniana Irna, Ansar Allah ha colpito due droni sauditi nella provincia di Jizan, mentre a terra i combattenti Houthi si scontravano con soldati sudanesi, in sostegno alla coalizione saudita, e filo-governativi.

 

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