https://www.huffingtonpost.it/

04/10/2018

 

Mario Capanna scrive al sindaco di Riace: “Il risultato politico è avvelenare i pozzi”

 

Anche il leader del ‘68 si schiera con Mimmo Lucano: “Se le leggi sono sbagliate la disobbedienza civile è un dovere”

 

"Decapitare Riace, e avvelenare i pozzi: questo, magari anche al di là delle intenzioni, è il risultato politico obiettivo delle accuse". Mario Capanna, uno dei più famosi leader del Sessantotto, si schiera come altri intellettuali e personaggi pubblici, al fianco del sindaco di Riace Mimmo Lucano agli arresti domiciliari accusato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e gestione fraudolenta della raccolta dei rifiuti. Lo fa con una lettera pubblicata sul Quotidiano del Sud e rivolta direttamente "all'amico Mimmo".

"Io, come te credo, sono più arrabbiato contro quegli 'amici' che dicono: sì, Riace è un'esperienza pilota, ma a nessuno è consentito disattendere le leggi. Il che è giusto quando una legge è giusta. Ma - scrive Capanna - quando la legge come la Bossi-Fini e il recente decreto salviniano violano i fondamentali valori costituzionali e i principi della carta dei diritti dell'uomo, la disobbedienza civile è non solo un diritto ma un dovere. Come hanno dimostrato Nelson Mandela, per esempio, e Ghandi, chiamato non a caso il 'Mahatma'".

E poi ancora: "L'iniziale impianto accusatorio - se il Gip non avesse smontato le accuse più gravi - avrebbe fatto credere che tu fossi un Carminati o un Buzzi qualunque. Tu, invece, non solo non hai toccato un centesimo per te ma addirittura hai più volte pagato con il tuo magro stipendio trasferte e iniziative di sostegno. So che tu per pudore non volevi farlo sapere: è invece giusto che si sappia perché qualifica ancora di più la tua ansia di solidarietà e umanità".

http://espresso.repubblica.it/

02 ottobre 2018

 

Pro Lucano

di Gianfrancesco Turano 

 

Nella letteratura giuridica italiana sono note le sentenze di assoluzione con motivazioni di colpevolezza.

 

L'arresto di Mimmo Lucano, sindaco di Riace, è una sentenza di colpevolezza con motivazioni di innocenza. Non ha rubato, non ha malversato, non ha distratto fondi come ipotizzava la Procura e come il gip ha smentito.

Lucano va in galera per avere aiutato una nigeriana a rimanere in Italia con un matrimonio di facciata e per avere assegnato la raccolta della nettezza urbana senza gara in condizioni almeno altrettanto emergenziali quanto quelle che si sono verificate con il viadotto Morandi a Genova. Che a gara non ci andrà.

Il matrimonio di facciata, suggerito da Lucano in una tremenda telefonata che certifica la sua statura criminale, è considerato giusta causa di arresto nel paese, e nella regione, dove regna l'abuso subito condonato.

Si sapeva da tempo della spada di Damocle che pendeva su Lucano. Se ne è parlato tranquillamente, a pochi metri da lui, nell'incontro organizzato dalla Regione in territorio di Africo durante il mese di luglio. Era noto che fosse questo il motivo per cui si rinviava la messa in onda della fiction dedicata al sindaco dell'accoglienza.

Ad Africo Lucano appariva tranquillo ma ciò può trarre in inganno solo gli ingenui. Il sangue freddo è tipico dei delinquenti efferati e degli istigatori a matrimoni che non sono veramente d'amore.

Ora il primo cittadino di Riace è retrocesso in fondo alla classifica, nel posto più adattto a chi difende gli ultimi.

Si rinvia a data da destinarsi una riflessione sul suicidio della stampa italiana messa a zerbino sotto i piedi di magistratura e polizia giudiziaria dall'anno di grazia 1992. Non c'è fretta. Certi suicidi durano decenni.

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