http://www.notiziegeopolitiche.net/

28 gennaio 2018

 

Ennesimo naufragio ed è scontro tra Guardia Costiera e Ong

di Vanessa Tomassini

 

Ieri si è consumata l’ennesima tragedia a largo delle coste libiche, dove un gommone carico di migranti, in fuga dall’Africa e per sfuggire ai campi di detenzione libici, è affondato nelle gelide acque invernali del Mediterraneo. A denunciare l’emergenza sono Sos Mediterranee e Medici Senza Frontiere, attivi con la nave Aquarius, che ieri ha salvato un centinaio di persone. “Il gommone all’improvviso si è sgonfiato, il panico si è diffuso velocemente tra le persone a bordo finché è andato giù da un lato. Molti sono annegati” racconta l’equipaggio della nave umanitaria sui social, riportando anche di una ventina di dispersi.
Secondo il racconto degli operatori e dei sopravvissuti le motovedette della guardia costiera libica avrebbero impedito all’Acquarius di avvicinarsi ad un’altra imbarcazione in difficoltà, con a bordo circa 200 persone. Dopo giorni di calma apparente, nelle ultime 24 ore sono state tratte in salvo quasi ottocento persone in cinque operazioni di ricerca e salvataggio. Di queste, 330 si trovano a bordo di una nave militare spagnola diretta verso il porto di Pozzallo.
Come precisato in più occasioni da diverse ONG ed organizzazioni internazionali, fino ad oggi le politiche europee, in particolare quelle italiane, pur facendo registrare nel 2017 un calo degli arrivi in Italia di oltre il 34% rispetto all’anno precedente, si sono rivelate fallimentari. In molti infatti ritengono che le politiche “push back” non hanno fatto altro che trasferire il problema dall’Europa alla Libia, lasciando i migranti in mano ai trafficanti o nelle situazioni disperate dei centri di detenzione per i quali più volte il nostro paese è stato oggetto di critiche e polemiche internazionali.
I centri di detenzione migranti in Libia sono di diversi tipi: alcuni governativi cioè gestiti dal Governo di Accordo Nazionale sotto la guida del presidente Fayez al-Serraj ed altri invece gestiti dalle milizie, i cui uomini controllati da un boss del ghetto, come ha ampiamente documentato l’Agenzia Europea Frontex, indossano uniformi militari tanto da renderli di difficile distinzione per gli stessi migranti. L’Europa, dopo i recenti reportage di emittenti statunitensi che denunciavano una nuova tratta degli schiavi a Tripoli, ha espresso la ferma volontà di chiudere tali centri lager, favorendo le operazioni di rimpatrio volontario e i corridoi umanitari gestiti dalle agenzie delle Nazioni Unite per i migranti e i rifugiati, come IOM ed UNHCR. Ieri l’autorità libica per il controllo dell’Immigrazione ha reso noto di aver preso il controllo e di aver chiuso il centro migranti di Al-Khuma, nella parte orientale della capitale inviando i migranti ad altri centri nel paese, secondo un ordine della stessa autorità si dovrebbe procedere alla chiusura di tutti i centri presenti nelle aree residenziali.

 

top