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giovedì 12 luglio 2018

 

I migranti della nave Diciotti sono sbarcati

 

Tutti e 67, a Trapani, e nessuno "in manette" come chiedeva Salvini: sembra che la situazione si sia sbloccata dopo l'intervento del presidente della Repubblica

 

La Diciotti, la nave militare della Guardia costiera su cui si trovano i 67 migranti soccorsi domenica dalla Vos Thalassa, è arrivata nel porto di Trapani, in Sicilia; i migranti sono sbarcati in nottata. Secondo i giornali la situazione si è sbloccata dopo che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha chiesto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte di risolverla.

Due dei migranti, il sudanese Ibrahim Bushara e il ghanese Hamid Ibrahim, sono indagati per violenza privata in concorso continuata e aggravata, ai danni del comandante e dell’equipaggio della Vos Thalassa. La polizia ha però escluso il reato più grave di cui si era parlato in relazione al loro comportamento sulla Vos Thalassa, quello di dirottamento, che era stato ipotizzato da Salvini. Secondo le ricostruzioni pubblicate dai giornali, i due migranti indagati si sarebbero ribellati all’equipaggio della Vos Thalassa – che poi aveva chiesto l’intervento della Guardia costiera – dopo aver scoperto che la nave si stava dirigendo verso la Libia, nei cui campi per migranti sono frequenti e attestati omicidi, stupri e in generale violazioni dei diritti umani.

In serata Salvini – che si trova a in Austria per un incontro con i suoi omologhi austriaco e tedesco – aveva scritto su Twitter: «Sto aspettando di sapere se sulla nave Diciotti ci sono delinquenti. Da Ministro e da cittadino prima di far sbarcare chiunque, vorrei sapere chi c’è a bordo!». Le organizzazioni umanitarie che lavorano nel mar Mediterraneo, tra cui l’UNHCR, l’agenzia dell’ONU che si occupa di rifugiatiavevano invece chiesto che i migranti venissero fatti sbarcare dando la precedenza ai minorenni e alle persone «vulnerabili». Dei migranti arrivati sulla Diciotti i minorenni sono tre.

Nel corso della giornata altri migranti sono stati soccorsi in mare e portati in Sicilia: 60 sono stati prelevati dalla Guardia di Finanza su una barca a vela che navigava verso Noto, 23 invece al largo di Lampedusa.

 

Leggi anche: La storia dei migranti a bordo della Diciotti, dall’inizio

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http://www.askanews.it/

Venerdì 13 luglio 2018 - 15:18

 

Mattarella e la telefonata al premier Conte sulla Diciotti

 

Un atto non inusuale per un presidente della Repubblica

 

La telefonata ieri sera tra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il premier Giuseppe Conte, dalla quale è poi scaturita la decisione del presidente del Consiglio di autorizzare l’attracco a Trapani della nave Diciotti con a bordo 67 migranti, rientra negli interventi propri del capo dello Stato. I giornali di oggi danno grande risalto all’iniziativa di Mattarella, con a corredo “lo stupore” espresso ieri dal Viminale e gli inviti rivolti al presidente (Lega, FdI) a non occuparsi della questione, quasi a voler indicare una sua ingerenza nell’attività di governo. Ma non è così, la telefonata partita dal Colle non è un atto inusuale per un presidente della Repubblica che – lo ricordiamo – è anche presidente del Csm e capo supremo delle Forze armate.

 

La vicenda della nave della Capitaneria di porto (un corpo specialistico della Marina militare) impossibilitata – per il divieto posto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini – ad attraccare e la richiesta (sempre da parte di Salvini) di far scendere in manette i migranti dalla nave, di fatto sostituendosi all’attività e alle decisioni della procura hanno sicuramente interpellato Mattarella nella duplice veste che dicevamo.

 

Il capo dello Stato, nel suo ruolo di arbitro, ha il compito di sorvegliare il corretto andamento della vita istituzionale e dei poteri dello Stato per evitare conflitti e contrapposizioni. E anche operare per smorzare i toni di una discussione all’interno del governo che in questo caso rischiava di diventare incontrollabile. Ecco allora la telefonata a Conte, che a sua volta – quale premier – ha il compito di coordinare e indirizzare l’attività del governo.

 

Una telefonata che è arrivata dopo che l’argomento migranti e Libia era stato affrontato nell’incontro di lunedì scorso tra Mattarella e Salvini. E dopo la decisione da parte di Salvini di non far attraccare in un porto italiano una nave militare italiana. Ieri sera il Quirinale aveva fatto trapelare come il presidente della Repubblica seguisse con attenzione il caso della Diciotti. Una telefonata con Conte per capire la situazione e comprendere come si sarebbe proceduto, nel rispetto delle regole.

 

Considerando anche l’irritazione crescente delle toghe, che con l’Anm hanno chiesto che non ci fossero interferenze nell’attività dei magistrati.

 

Poco dopo il colloquio con Mattarella, ieri sera alle 21.30, Conte fa sapere che “sta per iniziare lo sbarco dei migranti che sono a bordo della nave Diciotti. Sono state completate le procedure di identificazione delle persone che erano a bordo, con particolare riguardo a quelle a cui risulterebbero imputabili le condotte che configurano ipotesi di reato. Nei prossimi giorni proseguiranno gli accertamenti, a cura della Polizia di Stato, con assunzione delle informazioni testimoniali di tutte le persone che sono state trasportate”.

 

Una decisione, quella del presidente del Consiglio che ha sicuramente evitato duri confonti tra il ministero dell’Interno e i ministeri delle Infrastrutture (a cui fa riferimento la Guardia costiera), della Difesa (per l’appartenenza della Guardia costiera alla Marina militare) e della Giustizia (l’idipendenza e l’autonomia dell’azione della procura di Trapani). E che ha indirettamente dato respiro al Movimento 5 Stelle, sempre più schiacciato dall’esuberanza del titolare del Viminale. Senza dimenticare che sempre ieri sera è stato firmato dal Colle il dl Dignità, uno dei provvedimenti fiore all’occhiello dei grillini.

 

Ma i toni che Salvini sta usando in queste ore non sembrano concilianti: il Capo dello Stato in questi giorni “non si è mai intromesso”, ha detto ad una radio confermando il diplomatico “stupore” espresso ieri per l’intervento di Mattarella.

 

Mattarella ha insomma probabilmente colto l’occasione per ricordare al mondo politico, e ai partiti di governo in particolare, che il capo dello Stato ha delle prerogative e dei poteri di intervento che gli derivano dalla Costituzione e che non avrà timore (come peraltro dimostrato durante le consultazioni) ad utilizzarli per riportare il dibattito, il confronto all’interno dell’esecutivo nell’alveo di quelle regole indicate dalla Carta.

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