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Ago 21, 2018

 

Il racket della NATO in Italia… Un ponte troppo lontano

di Finian Cunningham

Traduzione di Alessandro Lattanzio

 

Il catastrofico crollo del ponte in Italia ha provocato proteste sulle infrastrutture fatiscenti del Paese e su come mettano a rischio la vita delle persone. Ma la domanda che il pubblico in Italia e in Europa dovrebbe porsi è: perché i loro governi spendono decine di miliardi di dollari sul militarismo della NATO, trascurando le infrastrutture civili vitali?

 

Quando l’iconico viadotto dell’Autostrada Morandi è crollato questa settimana a Genova, con un bilancio di 41 vittime, il consenso tra i media e pubblico italiani è che il ponte fu un disastro annunciato. Quasi 200 metri della sezione sopraelevata dell’autostrada che attraversa un fiume, case e un’area industriale crollò mentre decine di auto e camion passavano.

 

Testimoni scioccati descrissero la scena come “apocalittica” mentre i veicoli precipitavano per 40 metri insieme a cemento e ferro sul terreno sottostante. All’assenza della dovuta manutenzione viene attribuita il crollo del ponte. Le condizioni meteorologiche al momento erano indicate come piogge torrenziali e fulmini. Ma difficilmente spiegano perché un intero viadotto autostradale sia oscillato e schiantato.

 

Il Ponte Morandi fu costruito 51 anni fa, nel 1967. Due anni fa un professore d’ingegneria dell’Università di Genova avvertì che il viadotto doveva essere completamente sostituito poiché la struttura era seriamente deteriorata. Ci sono pochi dubbi sul fatto che il disastro avrebbe potuto essere evitato se le autorità avessero intrapreso azioni adeguate, piuttosto che svolgere lavori di riparazione frammentari negli anni.

 

I resoconti dei media italiani dicono che l’ultimo è il quinto crollo di ponte nel paese negli ultimi cinque anni, secondo la BBC. Ora il governo italiano chiede un’indagine nazionale su strade, tunnel, ponti e viadotti per valutare la sicurezza pubblica, tra i timori che altre infrastrutture siano soggette a crolli mortali.

 

Quello che dovrebbe essere questione di urgenza pubblica è il motivo per cui l’Italia aumenta la spesa nazionale per gli aggiornamenti e gli appalti militari invece delle rirorse civili. Come tutti i membri europei dell’alleanza NATO, l’Italia è sotto pressione degli Stati Uniti per aumentare le spese militari. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha fatto del bilancio della NATO una priorità, arringando gli Stati europei ad aumentare le loro militari al 2% del prodotto interno lordo (PIL). Trump ha addirittura raddoppiato la cifra al 4%.

 

La domanda di Washington agli alleati europei precede Trump. In un vertice della NATO nel 2015, quando Barack Obama era presidente, tutti i membri dell’alleanza accettarono la pressione degli Stati Uniti per una maggiore allocazione dei budget per raggiungere l’obiettivo del 2%. La presunta minaccia dell’aggressione russa fu citata più e più volte come ragione principale per l’aumento delle spese per la NATO.

 

Le cifre mostrano che l’Italia, come con altri Paesi europei, ha aumentato drasticamente la spesa militare annuale dal vertice del 2015. La tendenza al rialzo inverte un declino decennale. Attualmente l’Italia spende circa 28 miliardi di dollari all’anno in ambito militare. Ciò equivale solo all’1,15 per cento del PIL, molto al di sotto dell’obiettivo richiesto dagli Stati Uniti del 2 per cento del PIL.

 

Ma la cosa inquietante è che la ministra della Difesa italiano Elisabetta Trenta avrebbe dato assicurazioni al consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, John Bolton, che il suo governo era impegnato a raggiungere l’obiettivo NATO nei prossimi anni. Gli attuali dati si traducono approssimativamente nel raddoppio del bilancio militare annuale dell’Italia.

 

Nel frattempo, il pubblico italiano ha dovuto sopportare anni di austerità economica, di tagli alle spese sociali e alle infrastrutture civili. Il nuovo governo di coalizione di Roma che comprende Lega e Movimento cinque stelle ha chiesto un’inversione nelle politiche di austerità e promesso di aumentare gli investimenti pubblici. I suoi leader, come il viceprimo ministro Matteo Salvini, hanno anche espresso, a volte, una visione tiepida della NATO. Dopo il disastro del ponte, il governo della coalizione populista ha rinnovato la richiesta per maggiori investimenti nei servizi pubblici.

 

Tuttavia, perché la ministra della Difesa italiana assicura che il Paese aderirà alle richieste di Washington di aumentare il budget della NATO? La ministra Trenta, del Movimento cinque stelle, afferma che il suo governo rimane impegnato ad acquistare 90 aerei da combattimento F35 di nuova generazione statunitense.

 

Le cifre aggregate mostrano che l’Italia ha speso circa 300 miliardi negli ultimi dieci anni in campo militare. L’esborso del decennio precedente fu ancora più alto in dollari, prima del crollo finanziario del 2008. Eppure il governo italiano, nonostante l’appello populista, pianifica ancora più risorse alle forze armate nei prossimi anni per soddisfare l’ultimatum di Washington dell’obiettivo del 2% del PIL della NATO.

 

Una cifra che sembra del tutto arbitraria e aborrente alla luce dei bisogni sociali urgenti e delle infrastrutture pubbliche trascurate. Se i ponti autostradali italiani collassano, il futuro della sicurezza pubblica appare ancora più cupo quando la maggior parte dell’economia del Paese viene deviata per soddisfare le pretese della NATO guidata dagli Stati Uniti. Inoltre, tale dilemma non si limita all’Italia. Tutti i membri europei della NATO sono stati messi in riga da Washington per espandere in modo significativo i bilanci militari. Il presidente Trump ha scioccato gli Stati europei come “opportunisti” che campano della “protezione americana”.

 

Trump molestava la Germania affinché aumenti il budget militare. Dopo tutto ciò, anche gli europei sembrano reagire. Al summit annuale della NATO tenutosi il mese scorso a Bruxelles, il segretario generale norvegese Jens Stoltenberg affermava che i membri non statunitensi avevano aumentato i bilanci militari nazionali del totale di 40 miliardi di dollari in un anno. La crudele ironia è che lo scorso anno i pianificatori della NATO si lamentarono del fatto che le infrastrutture europee, strade, tunnel e ponti necessitavano di aggiornamenti significativi per facilitare il trasporto delle forze militari in caso di guerra con la Russia.

 

L’implicazione era che i governi europei avrebbero dovuto aumentare le spese nazionali per le reti dei trasporti civili proprio per facilitare i requisiti militari della NATO. Ciò equivale a un parassita che brama altro sangue dall’ospite.

 

Le infrastrutture europee sono già in rovina in gran parte a causa dell’austerità economica imposta dalla sproporzionata spesa per il militarismo della NATO. In un momento in cui il bisogno pubblico di investimenti sociali è acuto, i governi europei obbediscono agli ordini di Washington di aumentare le spese finanziarie per sovvenzionare il complesso militare-industriale statunitense. Si suppone che tale folle spesa mantenga i cittadini europei al sicuro dalle minacce russe.

 

Chiaramente, tuttavia, la vera minaccia per i cittadini europei è il modo in cui Washington e il suo racket della NATO dissanguano l’Europa delle risorse finanziarie, che invece dovrebbero essere spese per costruire strade, ponti e altre infrastrutture sicuri.

 

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