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30 novembre 2018

 

Si scrive Kiev, si pronuncia Nato

 

Come si sa l’incontro fra Putin e Trump è saltato a causa della delirante provocazione  navale messa in atto dal regime di Kiev nelle acque della Crimea. E che si sia trattato di una provocazione del tutto gratuita lo dice la dinamica dell’operazione che è stata interamente filmata, lo dicono i marinai e agenti dei servizi ucraini catturati che riferiscono di ordini precisi in merito e lo ammette indirettamente la Casa Bianca quando prende a pretesto per la cancellazione dell’incontro non la legittima reazione russa ma il fatto che i marinai ucraini non siano ancor stati liberati. Conosciamo bene lo scrupolo quasi maniacale con cui gli Usa guardano al diritto internazionale, ma insomma è forse un po’ eccessivo pretendere una liberazione in poche ore dopo un evento di questa gravità, visto che da parte Ucraina sono stati violati tutti i trattati siglati con la Russia: loro infatti, gli americani intendo, li avrebbero tenuti dentro dei mesi se non anni con qualcuno che avrebbe chiesto insistentemente: li possiamo torturare?

Questo però è solo il lato ridicolo e penoso della vicenda con un occidente che deve difendere a qualunque costo il suo impresentabile fantoccio ucraino e la sua strategia di sopravvivenza che consiste nel minacciare guerra  un giorno si e l’altro pure, ma dietro il sipario  ci sono delle domande che non possono essere eluse. Porosenko ha agito in proprio con l’obiettivo primario di imporre la legge marziale per poter poi meglio controllare elezioni che i noti “osservatoti internazionali” daranno per buone anche se agli elettori viene puntato contro il mitra e con lo scopo secondario di stimolare  i suoi padroni a concedere altri soldi e altre armi? Oppure c’è stato un suggerimento e un allestimento teatrale messo in piedi dagli uomini e dalle organizzazioni del deep state decisi a sabotare l’incontro fra il leader russo e Trump? O si è trattato di un’azione suggerita dalla stessa amministrazione Usa ufficiale, per così dire?

Vi sono tre circostanze specifiche le quali inducono a pensare che il regime di Kiev sia stato solo il braccio che lancia il sasso, mentre i veri autori del tentato colpo di mano stiano cercando di nascondere la mano e le loro impronte digitali: 1) Il fatto che lo scontro fra i russi e la flottiglia ucraina sia sia svolto nel mar d’Azov dove il pescaggio è talmente scarso da rendere difficile se non impossibile l’eventuale intervento di navi Nato che incrociano nel Mar Nero, riducendo così drasticamente le possibilità di un confronto diretto e di una drammatica evoluzione della vicenda; 2) la circostanza che l’operazione si stata diretta, a bordo delle imbarcazioni ucraine, da uomini dei servizi segreti di Kiev che com’è noto sono semplicemente un’appendice di quelli americani e che quelli arrestati dai russi abbiano ammesso la sostanza della provocazione, dichiarando di aver ignorato i vari avvertimenti della guardia costiera: 3)  ultimo,m non ultimo la scoperta che già parecchi giorni prima della provocazione ucraina e naturalmente durante la stessa, vi sia stata un’intesa attività di ricognizione aerea statunitense e israeliana, tra l’altro con almeno un drone comandato dalla base di Sigonella. Tutto questo spinge decisamente a pensare che l’incidente del mar d’Azov sia stato preparato dalla Nato sia per evitare che il regime di Porosenko possa crollare vanificando la conquista e anche al fine di conoscere nei dettagli la composizione e le comunicazioni russe nell’area. Insomma due piccioni con una sola fava ucraina.

Dunque la narrazione messa in piedi dall’informazione occidentale di un confronto esclusivamente  russo – ucraino, a parte le consuete  e grottesche deformazioni sull’evento in sé che come sempre tendono a colpevolizzare la Russia, anche quando per farlo occorre ricorrere all’assurdo, non sta in piedi: l’immagine del regime di Kiev che  organizza per proprio conto questa incursione senza ragioni, senza speranze di successo, senza alcuno scopo apparente è davvero desolante per la sua pochezza ed è sostenibile solo nascondendo nel cassetto delle ignominie comunicative le notizie vitali alla comprensione dell’evento. Oltretutto visto che l’oligarca di simpatie filonaziste, l’uomo che sta facendo la guerra anche alle minoranze polacche e ungheresi, adesso se la prende con Salvini, giusto per doverosa solidarietà con il complesso padronale che di certo non sta a guardare il capello, mica può essere sputtanato.

 

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