domenica 25 febbraio 2018

 

In ricordo di Nanni Salio

di Luis Eusebi

 

Ricordare Nanni non è come ripensare a qualcuno di “famiglia”, nel senso classico e stretto di intimità. Ci siamo frequentati, appoggiati a distanza per 30 anni in modo discreto, con influenze… un po’ sarde e un po’ piemontesi.

Il momento più nitido nella memoria risale al periodo della costruzione dei “muri” di quella che ha finito per essere la sua casa, il luogo dove ha vissuto, costruito, caratterizzato gran parte degli ultimi decenni. Dove molti di coloro che lo hanno frequentato hanno condiviso le maggiori esperienze. Il Centro Studi Sereno Regis (CSSR), luogo per vari motivi centrale e storico per tante realtà torinesi e non.

Ritornato dagli anni di volontariato in Brasile ripresi in mano la cooperativa Mag4 Piemonte, alla fine del 1990. Come tutte le Mag la cooperativa costituiva il polmone di finanza etica operativo sul territorio, la base da cui successivamente venne prima ideata e poi fondata Banca Etica. Nanni, pur non essendo stato tra i promotori della Mag, seguiva da vicino questa esperienza, con riflessioni a volte anche critiche. Ogni tanto mi invitava a cena a casa sua in via Po per parlare di questo. Soprattutto per farmi partecipe del progetto di un centro studi popolare, piuttosto velleitario visto con gli occhi di quel tempo, volendo creare senza alcuna solida base economica l’esperienza che vide poi la luce con la nascita del CSSR. Servivano tanti soldi, per acquisire e ristrutturare la proprietà delle prime stanze degli attuali molto più ampi locali di via Garibaldi, 13. Nonostante impegni già sottoscritti con le banche e la solidarietà degli “storici” torinesi dell’area nonviolenta e di vari amici e simpatizzanti, la barca faceva acqua. Per far partire un progetto che potesse stare in piedi servivano ancora centinaia di milioni delle vecchie lire.

Con discrezione e determinatezza Nanni me ne parlò ripetutamente, chiedendo un finanziamento di un importo enorme, considerando le dimensioni e la fragilità della Mag 4 in quel periodo, che faticosamente stavamo cercando di promuovere e far crescere attraverso la raccolta di risparmio dai soci e finanziamento a condizioni agevolate di progetti sociali in Piemonte.

“ Ci sarà sicuramente bisogno di tanto denaro – gli dissi dopo una perlustrazione comune in via Garibaldi – ma che garanzie puoi e potete offrire, visto che noi non accettiamo ipoteche, o condizioni vessatorie simili a quelle classiche del mondo bancario?”. Nanni ci pensò su e rispose: “Garanzie? La fiducia reciproca, abbiamo collaborato in progetti nord-sud e sull’obiezione alle spese militari, marciato e digiunato insieme, le persone che sostengono il nascente CSSR sono del nostro giro, che problema ci può essere?” E aggiunse: “Ce la faremo, iniziando le attività e coinvolgendo più persone, in pochi mesi troveremo le risorse necessarie”.

Fiducia reciproca… Mhhh…

Sì, senza dubbio, ma si trattava di rischiare tanto, troppo, con soldi altrui oltretutto. La Mag4 raccoglieva risparmio da soci che dimostravano di credere nel progetto di un’altra finanza possibile. Oggi può sembrare facile parlare di queste cose, tante sono le esperienze sociali di finanza e di microcredito che si sono affermate da allora nel panorama anche internazionale, con pregi e difetti. Ma in quell’epoca si vivevano tempi da… carbonari, quando giravamo per gruppi e associazioni di base a proporre la finanza etica si faceva fatica a non essere scambiati per grulli, idealisti o peggio millantatori.

Ci pensai, si trattava di “rischiare” quasi il 20% di ciò che la Mag4 aveva raccolto dai suoi soci, mai prima nei pochi anni di esperienza si era discusso o deciso di finanziare singoli progetti per centinaia di milioni. Senza garanzie. Senza nemmeno un’ attività “produttiva” quotidiana, che avrebbe permesso di rientrare del prestito.

Ci ripensai, decisi di correre il rischio. Ne parlai ai colleghi, al Consiglio di Amministrazione, dove prendevamo le decisioni sui finanziamenti. Gelo polare, che per amicizia celava il pensiero di alcuni che dovevo essere diventato matto per proporre una cosa simile. Proposi a Nanni di venire in CdA a parlarne. Venne, disse che veniva preso spesso anche lui per matto o sognatore. Illustrò il progetto e le prospettive, che in quel particolare consesso dovevano far emergere dove e come si sarebbero create condizioni economiche di sviluppo per generare utili per la restituzione del prestito. Non tutte le previsioni erano realistiche, specie sui tempi, ma riuscì a far “sentire” al gruppo l’affidabilità e l’onestà della persona. Oltre che il valore intrinseco di creare a Torino uno spazio multi-tutto, non solo culturale e di studio, come divenne poi il CSSR.

Dovetti spendermi parecchio, ma convinsi il CdA ad approvare un grosso finanziamento al nascente Centro Studi. Su basi completamente fiduciarie (tra me e Nanni) e con un piano di rientro approssimativo (ci volle molto più tempo dei pochi mesi da lui ipotizzati per chiudere il debito). Non dico che non ci dormivo la notte ma qualche pensiero me lo diede, specie il primo anno, visto che di soldi ne entravano pochi e di idee di espansione Nanni ne aveva tante, a getto continuo.

In quel periodo si dimostrò in modo ancora più tangibile un amico. Uno che “c’era”, che pur dovendo gestire ogni sorta di pressioni (e di debiti, non solo con noi) ci metteva la faccia, come si dice oggi. E l’impegno, cercando e trovando di volta in volta piste “leggere” di soluzione.

Di questo passaggio “storico” nella nascita del CSSR mi fu sempre riconoscente. A modo suo, senza troppe parole, ma facendo sentire presenza e fiducia. Si sdebitò in fretta, mai ne avesse avuto bisogno, dandomi una mano nel facilitare tramite contatti che aveva la pubblicazione del libro sugli indios brasiliani con cui avevo lavorato.

Da allora la relazione è proseguita mantenendo la stesso tenore: rispetto reciproco, stima (almeno per ciò che posso dire io), toni bassi ma presenza sicura quando serviva.

Come nei mesi della tenda montata in piazza Castello nell’inverno-primavera 2012. Molti di noi digiunavano a rotazione per solidarizzare con la lotta No-TAV, in una campagna di sensibilizzazione chiamata “Ascoltiamoli”. Testimoniando in modo nonviolento il diritto della comunità della Val di Susa che si oppone da decenni all’opera di poter far sentire le proprie ragioni. Anche a Torino, in pieno centro, con un discreto impatto mediatico, cercando alleanze e sinergie. Il CSSR era tra i promotori e Nanni non mancava di passare quattro volte al giorno, cioè ogni volta che andava o tornava a casa. Soprattutto alle sette del mattino, quando infreddoliti e un po’ affamati uscivamo dal… bozzolo del sacco a pelo nella tenda, e lui compariva con un sorriso timido appena accennato, spesso con un thermos di thè caldo. E con le chiavi del bagno di via Garibaldi…

Ma questa è un’altra storia…

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