GRUPPO FUCINA PER LA NONVIOLENZA – MIR FIRENZE – MOVIMENTO UMANISTA FIRENZE

A cura di Alessandra Bianca L’Abate (alessandra.briciole@gmail.com)

 

E’ stato un percorso difficile ma ce l’abbiamo fatta: in Dicembre 2017 e Gennaio 2018 si sono svolti con successo quattro interventi di sensibilizzazione previsti nelle scuole. Diretti agli studenti del Liceo Gobetti-Volta, su proposta presentata da Alberto L’Abate (attivo per la Pace fino agli ultimi giorni di vita). La proposta e’ stata appoggiata e promossa dalla attiva Commissione per la Pace e per i Diritti del Comune di Bagno a Ripoli(commissionepace@gmail.com) Grazie !!!

 

Gli interventi miravano a trasmettere l’urgenza di una Politica Disarmista espressa in un libro -poco conosciuto- del famoso scrittore Carlo Cassola, dal titolo “La Rivoluzione Disarmista”. I due animatori, Matteo Bortolon e Tiziana Landra hanno alternato informazioni e domande facendo un quadro generale del problema del nucleare attuale e della crisi climatica che il nostro pianeta sta attraversando. Con le domande ben preparate, i due, hanno incuriosito i ragazzi accompagnandoli in un percorso per comprendere sia la gravita’ della situazione attuale sia quanto sia importante che ciascuno faccia qualcosa ! Ora ! Subito ! 

Nelle due giornate, possiamo affermare che un buon 90% dei ragazzi si siano mostrati attenti ed interessati alla tematica trattata ed e’ con vero piacere che in questo articolo pubblichiamo anche qualcuno degli scritti che i ragazzi ci hanno inviato e speriamo di trovarci presto nuovamente insieme !

 

Di Matteo Bortolon e Tiziana Leandra

Il percorso didattico aveva come finalità il far riflettere sui problemi sollevati dallo scrittore nel suo ultimo testo. Più che addentrarsi nei dettagli della sua linea argomentativa, molto incentrata su di una prospettiva storica (analisi dei processi rivoluzionari francese e russo, impianto teorico dello storicismo) si è convenuto di portare alla luce la problematica del rischio di guerra nucleare nella sua attualità e nelle evoluzioni recenti che possano essere di interesse a chi oggi si affaccia sul dibattito della vita pubblica, dando esempi positivi di cambiamento dal basso e di prospettive di cittadinanza attiva a favore di politiche di disarmo e di pace.

Per strutturare il percorso ci siamo ispirati alla metodologia comunicativa dello psicologo svedese L. Parknas, secondo il quale dispensare informazioni terrorizzanti non spinge in sé le persone all'azione ma deve essere completato da un percorso in gradi di superare le paure e il senso di impotenza a favore di una netta autopercezione positiva.

Per tale finalità la metodologia della lezione frontale è stata in parte scartata a favore di un dialogo con i ragazzi il più possibile interattivo e partecipativo, secondo il seguente percorso.

In primo luogo è stato chiesto ai partecipanti che informazioni avessero in merito al numero di testate esistenti, ai paesi che le detengono e simili; dopo aver sondato la conoscenza media del problema, che è stata variabile ma più soddisfacente di quanto non possa far pensare la trascuratezza dei media in proposito, si sono dati i dati reali, tratti da fonti recentissime e di uno dei massimi esperti in merito.

Fra le conoscenze diffuse si distingue la accelerazione odierna del cosiddetto "orologio nucleare" che misura graficamente la vicinanza alla guerra atomica.

Dopo tale fase conoscitiva si è suggerito di valutare il pericolo di guerra e si è chiesto se la distruttività dell'evento suscitasse delle emozioni che si intendeva condividere. Più significativa è stata la valutazione di rischi di conflittualità, con pochissima espressione di stati d'animo personali.

A ciò è seguito il racconto della scampata catastrofe nucleare del 1986 e del suo protagonista S. Petrov, chiedendo che emozioni e che riflessioni suscitasse, cercando di far riflettere sull'eroismo del semplice buon senso che ciascuno in qualche momento della sua vita può raggiungere ed affermare.

Infine dopo aver rilevato che il numero di testate è disceso dagli anni '80 ad oggi anche in seguito alle pressioni di opposizione popolare dal basso (per cui l'azione di pressione politica può essere incisiva) si è citato il trattato ONU di recente costituzione e della possibilità di impegnarsi in prima persona per attivarsi.

Al termine di ogni fase è stata data la possibilità di esprimere domande, opinioni, e punti di vista personali.
A tal proposito si può dire che gli studenti si siano mostrati interessati a un argomento che a prima vista poteva risultare molto lontano da loro. Hanno posto diverse domande, hanno condiviso le informazioni sull'argomento con i loro compagni e si sono, in alcuni casi, trattenuti a parlare e fare domande anche dopo l'incontro.

Chiaramente ci sono stati alcuni gruppi più interessati e altri meno ma nel complesso la valutazione dell'attività è positiva e crediamo che abbia centrato gli obiettivi che si era proposta, ben oltre le aspettative iniziali.

C'è anche chi ha deciso di leggere il libro di Cassola e qualcuno ci ha poi scritto esprimendoci il desiderio di coinvolgersi in prima persona!

Matteo Bortolon (Gruppo Fucina per la Nonviolenza - MIR Firenze)
mimesis1976@libero.it
Tiziana Landra (Movimento Umanista)
tlandra2001@yahoo.it

TRE MINUTI A MEZZANOTTE

di Andrea Balderi, Angela Braccia, Luigi Perrotta

allievi della Prof.ssa Silvia Gori (s.gori@gobettivolta.gov.it)

 

Vogliamo davvero continuare a chiamarla difesa? Milioni di anime estinte dalla crudeltà del nostro ego! Anime che non sanno niente, persone innocenti, padri, madri, bambini, che tutto si aspettano meno che la realtà che conoscono possa scomparire in un battito di ciglia. Una bomba atomica vuol dire questo. Vuol dire che oggi cammini, respiri, vivi la tua vita, sorridi. Ma domani no. Domani, se le tue carni non sono state devastate dalla potenza che un manciata di reazioni sprigiona, la tua vita sarà diversa. Ma chi dovrebbe assumersi una tale responsabilità se non l’uomo? L’uomo, quella creatura così intelligente e creativa, ma creativa in maniera perversa. Un uomo che è superiore a qualsiasi altro animale, sì, anche se “nessun topo avrebbe mai costruito una trappola per topi”, come diceva un certo Albert Einstein.

Carlo Cassola ci propone una rivoluzione, una rivoluzione diversa. A fronte del fallimento di quella cristiana, francese e russa, che una cosa in particolare hanno avuto in comune: la violenza, il terrore, le armi.

“Ama il tuo prossimo come te stesso” - “sì, ma prima lasciami estorcergli i beni”

“Libertè Egalitè Fraternitè” - “Giustissimo, ma, se non condividi, la ghigliottina è la tua unica speranza”

“Proletari di tutto il mondo unitevi” - “… così che tutti siano liberi di credere ciò che Stalin ritiene giusto”

Carlo Cassola ci propone una rivoluzione, una rivoluzione davvero diversa: la rivoluzione disarmista.

“Basta con le armi” al giorno d’oggi coincide con “no alla bomba atomica”. Basta con gli inutili massacri. “Dopo che il previsto sterminio parziale si sarà trasformato in sterminio totale, sarà troppo tardi per intervenire […] una volta tanto il senno del poi non sarà possibile. Dobbiamo avere il senno del prima”. Reazioni a catena, giochi di alleanze e vendette. Poteri forti. Di questo stiamo parlando: una bomba esplosa non reca danni solo a chi ci è sotto. “Ad ogni azione ne corrisponde una uguale e contraria”, e questo non solo nella fisica newtoniana. Siamo trapezisti e siamo stati incapaci di afferrare l’asta della pace perché pensiamo di poterla raggiungere solo con la sua stessa antitesi, solo con la guerra. Siamo stati incapaci e per questo adesso stiamo precipitando. Ci sarà una rete a salvarci? Sì, la consapevolezza e l’umiltà di capire che abbiamo sbagliato e stiamo sbagliando.

E se c’è una persona che sta cucendo la rete… allora dovrà sbrigarsi: ha soltanto tre minuti. Mancano tre minuti alla mezzanotte.

23:57. No, non guardare l’orologio in cerca di conferme. Non lo troverai scritto su di un orologio tradizionale, ma sull’orologio dell’apocalisse. Questo orologio è fermo da un po’ e la mezzanotte è meglio che non arrivi mai. Le 00:00 indicano la fine dell’umanità come noi la conosciamo. Ad oggi il mondo dispone di un arsenale tale di testate nucleari da poter decretare la fine dell’intera umanità con il solo premere un pulsante.

Tutto ciò è spaventoso, è vero, ma farsi paralizzare dall’ansia è inutile. Vale la pena lottare, anche se il tempo stringe, anche se lo sforzo richiesto è tanto. La lancetta è stata molto più vicina di quanto non lo sia adesso e se è retrocessa lo dobbiamo a persone come Carlo Cassola e ai suoi proseliti, persone come Matteo Bortolon. Gente comune che con piccole azioni quotidiane come la sensibilizzazione nelle scuole ha cercato e cerca di far riflettere, aprire gli occhi; ha convinto a uscire dalla passività di considerare la guerra come un qualcosa di passato, qualcosa che non ci riguarda.

Nessuno chiede gesti eclatanti, solo l’adoperarsi per prendere coscienza della propria condizione di esseri così intelligenti come così dannatamente stupidi, così salvi come così a un passo dalla fine.

Facciamo in modo da smentire, almeno una volta, il genio della relatività con il suo “Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre.” Vogliamo davvero continuare a chiamarla difesa?


di Alice Dini, allieva liceo Gobetti (
dini.alice@libero.it)

 Ciao Matteo,

Sono Alice Dini, una studentessa del liceo Gobetti che ha partecipato alla conferenza sul disarmo qualche giorno fa. 
Sono rimasta colpita da tutto ciò che è stato detto, dal fatto che forse qualcosa si può fare davvero, che forse lottare per una giusta causa non è poi così inutile, vano e frustrante come talvolta ho pensato che sia.

Sono sempre stata una persona "doppia", dentro di me lottano due personalità opposte, una fiduciosa, ottimista e determinata che crede nelle proprie idee e che crede che sia possibile e vuole cambiare ciò che non le piace, ciò che non crede sia giusto, l'altra, all'opposto, disillusa, pessimista e negativa, che di fatto non crede più a niente, che crede che comunque tutto andrà in rovina e quindi non valga la pena sforzarsi, per poi fallire inesorabilmente. Combatto da sempre con questi miei due lati, che di fatto si contrappongono spesso, talvolta facendo prevalere uno, talvolta l'altro, talvolta lasciandomi immobile, senza sapere cosa fare di me, della mia vita, delle mie idee. 

Anche stavolta, ovviamente, le due parti stanno combattendo tra loro, trascinandomi dai due lati della stanza. Ma forse, la vostra, è una causa che riesce a coniugare anche le mie due "anime", perché di fatto molto coerente con ciò che sono io e che vorrei essere.
Tutto ciò per dirti che mi piacerebbe saperne di più su cosa fate, essere aggiornata sugli sviluppi e perché no, se possibile, dare una mano. Saluti, Alice

di Alberto L’Abate (del Gruppo Fucina per la Nonviolenza – MIR Firenze)

Cerchiamo una forma di lotta che rispetti la vita, ed anche la persona  dell’avversario,  in sintonia con l’uso gandhiano del “Satyagraha” (lotta con la forza della verità, in italiano lo chiameremo “lotta come amore”).  Molti considerano ancora la nonviolenza come una non risposta passiva alla violenza altrui, senza comprendere che due degli strumenti fondamentali della nonviolenza sono “l'obiezione di coscienza” alle leggi ingiuste, e “la disobbedienza civile”, e cioè il trovare forme di lotta, finora non legalmente riconosciute, per superare le situazioni di ingiustizia e di sfruttamento migliorando la società nella quale viviamo  (si veda, su questo, l'insegnamento di Don Lorenzo Milani).

Gli obbiettivi di fondo di una formazione alla nonviolenza sono, secondo noi: capire il senso profondo della nonviolenza con le sue due gambe: “lotta come amore” e “progetto costruttivo”; sviluppare l’empatia, l’assertività, e la capacità di collaborare e di  trasformare  i conflitti con la nonviolenza.

1) Aiutare gli allievi a comprendere il valore della nonviolenza come strumento di lotta per il superamento della violenza e delle ingiustizie; 

2) Formare gli allievi all'atteggiamento empatico ed all'assertività accrescendo  in loro  la capacità di ascoltare attivamente gli altri, riuscire a mettersi nei loro panni, esprimere con chiarezza ciò che si desidera (bisogni), e ciò che si sente (vissuti), senza offendere quelli che la pensano diversamente, ma anche senza subire passivamente quelle che lui,  o lei, ritengono come soprusi nei propri riguardi.        

3) Sviluppare negli allievi la capacità di collaborare con gli altri e di  trovare trasformazioni creative al conflitto, cercando quelli che sono stati definiti  gli obbiettivi comuni dei due contendenti, cioè trovando soluzioni nonviolente ai conflitti. La nostra proposta è improntata su una metodologia esperienziale interattiva e dinamica, con l’uso di tecniche attive di coinvolgimento degli allievi (tempeste di idee, giochi di ruolo e di posizione, simulazioni, forme teatrali ed espressive varie, ecc.).

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