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 29/6/2018

 

“Conflitto israelo-palestinese: tra atrocità e impunità”

di Philippe Hensmans

direttore della sezione belga francofona di Amnesty International.

Traduzione di Laura Pennisi

 

Colpi d’arma da fuoco veri e propri contro i manifestanti, diritti umani violati, crimini di guerra… Una disumanità intollerabile che non finisce più di dilaniare Israele e i Territori palestinesi occupati. Le dichiarazioni ormai non bastano, bisogna agire. Concretamente.

 

Qualche numero (comunicato dall’Ufficio degli affari umanitari dell’ONU).

Dal 30 marzo al 31 maggio 2018 nella Striscia di Gaza durante la “Grande marcia del ritorno”:

128 morti; 13 375 feriti.

 

Alcune precisioni.

Nella maggior parte di questi casi letali analizzati da Amnesty International, le vittime sono state uccise da proiettili nella parte superiore del corpo, compresa la testa e il petto, e alcuni alle spalle.

E’ un nuovo esempio dell’eccessivo ricorso alla forza da parte dell’armata israeliana e l’utilizzo di proiettili reali in modo del tutto deplorevole. Si tratta di una violazione delle norme internazionali, e in alcuni casi, ci sembra di trovarci di fronte a degli omicidi veri e propri, i quali costituiscono crimini di guerra.

Se alcuni manifestanti si sono lasciati andare ad atti di violenza, questo non può in alcun modo giustificare l’utilizzo di proiettili veri.

A norma del diritto internazionale, le armi da fuoco non devono essere utilizzate se non per la difesa contro terzi, contro una minaccia imminente di morte o di ferimento grave.

L’esercito israeliano ha indicato che indagherà sul comportamento delle sue forze durante le manifestazioni a Gaza, ma le inchieste israeliane infrangono sistematicamente le norme internazionali e non portano quasi mai a procedimenti giudiziari. Di conseguenza, i gravi crimini commessi contro i Palestinesi rimangono generalmente impuniti.

In qualità di potenza occupante, Israele è tenuto a rispettare i diritti dei Palestinesi a manifestare pacificamente e di esprimersi liberamente.

 

Potenza occupante? Vediamo.

Da circa mezzo secolo, l’occupazione israeliana della Cisgiordania (compresa Gerusalemme est) e della Striscia di Gaza comporta delle violazioni sistematiche dei diritti umani dei Palestinesi che vivono in queste zone. Dopo l’inizio dell’occupazione nel giugno del 1967, le politiche spietate di confisca delle terre, di colonizzazione illegale e di espropriazione condotte da Israele, associate all’onnipresente discriminazione, hanno causato sofferenze immani ai Palestinesi e li hanno privati dei loro diritti fondamentali. Il regime militare di Israele ribalta tutti gli aspetti della vita quotidiana dei Territori palestinesi occupati. Per i Palestinesi, è sempre questo regime militare a determinare se possono, quando possono e come possono spostarsi per andare al lavoro o a scuola, recarsi all’estero, visitare i loro cari, guadagnarsi da mangiare, partecipare a una manifestazione, avere accesso alle loro terre o anche avere accesso all’elettricità o a una fonte d’acqua potabile. Tutto ciò comporta un’umiliazione, una paura e un’oppressione quotidiana. Israele ha di fatto preso in ostaggio la vita di queste persone.

Il paese ha inoltre adottato una serie complessa di leggi militari, destinate a soffocare le critiche verso i propri politici, e gli alti responsabili del governo hanno qualificato come «traditori» gli Israeliani che partecipano a campagne in favore dei diritti dei Palestinesi.

La politica israeliana di costruzione ed espansione delle colonie illegali sulle terre palestinesi occupate è una delle principali forze motrici delle massicce violazioni dei diritti umani provocati dall’occupazione. Negli ultimi cinquant’anni Israele ha distrutto le proprietà di decine di migliaia di Palestinesi e ha spostato una grande parte della popolazione per costruire abitazioni e infrastrutture allo scopo di istallare la propria popolazione sui territori occupati. Israele si è anche appropriato delle risorse naturali palestinesi come acqua e terreni agricoli per utilizzarli nelle colonie.

La stessa esistenza delle colonie nei Territori palestinesi occupati viola le leggi internazionali umanitarie e costituisce un crimine di guerra.

Oltre alla costruzione illegale di alloggi e infrastrutture nelle colonie dei Territori palestinesi, alcune imprese israeliane e internazionali hanno creato, nell’ambito delle colonie, un’economia prospera che permette la loro presenza e sviluppo. Questo “programma di colonizzazione” dipende dall’appropriazione illegale delle risorse palestinesi (soprattutto delle terre, dell’acqua e delle risorse minerarie) per produrre beni che sono poi esportati e venduti per il profitto di entità private.

 

50 anni di arresti arbitrari, detenzioni e processi sommari.

Dal 1967, le autorità israeliane hanno arrestato centinaia di migliaia di Palestinesi, tra cui donne e bambini, da parte delle forze militari che, spesso, qualificano come illeciti una vasta gamma di attività pacifiche.

Le autorità israeliane hanno inoltre detenuto arbitrariamente decine di migliaia di Palestinesi, tra cui prigionieri di opinione, ponendoli sotto detenzione amministrativa in maniera indefinita senza che siano colpevoli o giudicati.

Israele ha anche creato dei tribunali militari destinati a giudicare Palestinesi, senza rispettare le garanzie fondamentali in termini di giusto processo… al contrario, i coloni israeliani nei Territori palestinesi occupati sono perseguiti davanti ai tribunali civili in Israele e beneficiano delle migliori protezioni sulla base del diritto civile israeliano.

Le politiche di Israele che consistono nell’istallazione dei propri civili nei Territori palestinesi occupati, nella distruzione gratuita dei beni e nel trasferimento forzoso dei Palestinesi che vivono sotto l’occupazione, violano la Quarta Convenzione di Ginevra, e costituiscono crimini di guerra, enumerati nello Statuto della Corte penale internazionale.

 

Gaza.

Nonostante Israele abbia ritirato le sue truppe dal territorio della Striscia di Gaza nel 2005, il paese continua a imporre dal giugno 2007 un blocco aereo e terrestre a Gaza e mantiene una “zona d’accesso limitato” o “zona cuscinetto” sul territorio di Gaza.

Associato alle restrizioni imposte dall’Egitto, questo blocco priva più di due milioni di abitanti quasi del tutto dell’accesso al mondo esterno. Dalla sua entrata in vigore, il tasso di disoccupazione è esploso e numerose famiglie sono sprofondate nella povertà più estrema. Oggi, circa l’80% della popolazione sopravvive grazie agli aiuti umanitari.

La situazione nella Striscia di Gaza è diventata così insostenibile che l’ONU, nel 2015, ha avvertito  che questi territori sarebbero diventati «inabitabili» a partire dal 2020.

Non si dovrebbero dimenticare nemmeno… i lanciarazzi e i lanciagranate!

I lanciarazzi utilizzati dai gruppi armati palestinesi sono dei proiettili non guidati, con i quali non si possono mirare con precisione obiettivi specifici e che per natura non sono discriminanti; il ricorso a tali armi è vietato dal diritto internazionale e il loro utilizzo costituisce un crimine di guerra. Le granate sono pure loro delle munizioni non precise e non devono mai essere utilizzate per attaccare obiettivi militari situati in zone civili o in prossimità di queste.

E’ troppo. Troppe vittime, troppe violazioni di diritti umani, troppa impunità.

Il tempo delle dichiarazioni simboliche di condanna è ormai passato. La comunità internazionale deve agire concretamente.

 

Ricordiamo qualche diritto essenziale:

– il diritto alla vita;

– il diritto alla libertà di movimento e a un livello di vita discreto;

-la giustizia per i crimini di guerra commessi da entrambe le fazioni. Il principio secondo il quale i civili devono essere risparmiati è, nel migliore dei casi, disprezzato e troppo spesso violato deliberatamente. È intollerabile lasciare i presunti autori dei crimini di guerra e dei crimini contro l’umanità godere dell’impunità.

Nel preambolo della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo è riportato: «la non conoscenza e il disprezzo dei diritti dell’uomo hanno condotto a degli atti di barbarie ripugnanti per la coscienza dell’umanità»,

E’ arrivato il momento di porre i diritti umani al centro delle preoccupazioni della comunità… degli esseri umani.

 

 

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