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26 agosto 2018

 

Sete

di Crla Baivati

 

La nostra visita nella Valle del Giordano, inizia nella serata di un afosissimo venerdi’ e ci porta a cenare e pernottare sotto la tenda beduina di un piccolo accampamento situato proprio sotto il segnale stradale che indica il”Sea Level”dopo pochi minuti ci accoglie il capo di alcune comunita’ Jahalin, che parla un ottimo inglese e nella notte ci accompagnera’ a vedere l’alba su una cresta del deserto.

Mentre gli altri si abbuffano con le carni e le verdure alla griglia io e Takua lo interroghiamo abbastanza allarmate circa gli scontri avvenuti in giornata nella citta’ di Azzaria, di cui abbiamo visto le tracce, (copertoni fumanti e strada annerita) poco prima.

Solerte ed informato ci spiega che questi scontri sono avvenuti, tra rappresentanti beduini e polizia palestinese, a causa di una uccisione da parte della polizia di un vecchio beduino che era rimasto bloccato vicino ad un distributore di frodo durante un tentativo di arresto di alcuni (sempre beduini) venditori di carburante.

La polizia palestinese secondo il suo racconto avrebbe iniziato a sparare, prima in aria e poi per disperdere la folla, ma purtroppo l’anziano che era su un luogo rialzato sarebbe stato colpito mortalmente.

Il fatto era successo pochi giorni prima e questo venerdi’ si erano organizzate proteste per l’accaduto, proprio nella citta’ e noi eravamo passati subito dopo.

Ansiosamente domandiamo chiarimenti circa questi fatti, e lui ci spiega che e’ ormai parecchio tempo che la Polizia e l’Autorita’ Nazionale, perseguono una politica di soppressione di attivita’ illegali, compiute dalla comunita’ beduina, a causa delle gravissime condizioni di vita,cui l’occupazione israeliana li costringe.

La popolazione della valle, e’ privata di ogni mezzo, perche’ non si puo’ vendere o comprare carburante a basso costo, ne’ acquistare acqua dalle piccole autobotti, ne’ avere collegamenti elettrici o trasportare materiali o foraggio per gli animali, a causa delle assurde leggi del comando militare occupante (siamo in area C sotto diretto controllo dell’esercito e pure in Firing zone,cioe’ in zona di esercitazioni militari).

Cosi’ tutti gli approvvigionamenti si svolgono al limitare della citta’, perche’ e’ in area A, cioe’ sotto controllo della polizia palestinese, che invece di aiutare la popolazione e’ completamente embedded, dall’esercito Occupante, e ne esegue gli ordini, persegendo, o meglio perseguitando i beduini che cercano di resistere.

Sgomente, iniziamo a chiedergli quali sono le prospettive per l’immediato futuro, e lui scoraggiato ci parla dell’ormai famoso e famigerato piano di evaquazione delle popolazioni della valle chiamato E1.

Quello cioe’ che intende distruggere tutti i villaggi della valle ed enclavizzare la popolazione in una baraccopoli, chiamata impropriamente e pomposamente “Campo di raccolta” al limitare della periferia di AbuDis, prospicente ad una discarica velenosa e male odorante al limite di Gerusalemme Est in collegamento con i terriotori palestinesi.

Tutto cio’ per permettere l’unione diretta di tutte le  propaggini della immensa colonia di Maale Addumin (Sud, nord e Kfar Addumin) che cosi riuscirebbe a tagliare completamente fuori l’area  di Gerusalemme dai territori Palestinesi.

Ci racconta poi pezzi di storia Beduina e ci spiega di come esistano tra valle del Giordano (West Bank)e Neghev (Israele) fortissimi legami di parentela essendo tutti provenienti

Da nove tribu’ che vivono in tutta l’area desertica da migliaia di anni e che le divisioni degli ultimi 100, non li sfiorano neppure, mantenendo stretti rapporti tra i Jahalin od i Rashed per esempio che abitano in zone diverse.

Qualche anno fa’ pure le comunita’ del Neghev erano state sotto attacco per il “Prower Plan”

Dal nome di un generale Israeliano, che intendeva enclavizzare in 3-4 macro riserve i beduini d’israele.

Piano deprecato dalla comunita’ internazionale , visto che interessava piu’ di 200 mila persone e non riuscito a causa della estrema mobilita’ degli abitanti, che per non essere deportati si muovevano di continuo, vanificando cosi’ i tentativi dell’esercito di spostamenti di massa.

Dopo questo lungo incontro i partecipanti vanno verso le 5 del mattino a vedere l’alba sontuosa che sorge dal crinale acuminato di questo lunare deserto di pietra(che io ho gia’ avuto la fortuna di osservare negli anni passati) mentre io e Svitlana infortunata ad un piede rimaniamo a vedere la complessa  preparazione del pane beduino fatto dalla moglie del nostro amico, che insieme ad una gustosa colazione nutrira’ il gruppo prima della partenza.

Durante il breve riposo notturno si e’ votato per scegliere se visitate in modo turistico la bella Jerico oppure recarci al villaggio di Kan Al Ahmar dove vi e’ la scuola di Gomme (costruita da architetti italiani) sotto ordine di demolizione.

Io mi sono astenuta perche’ troppo sbilanciata circa il parere anche perche’ conosco assai bene Jerico che ho visitato molte volte.

Vincono di stretta misura quelli che vogliono approfondire la conoscenza del territorio e delle comunita’, e quindi ci rechiamo prima al villaggio dove sorge la scuola, e dove ci viene illustrato prima il luogo e poi il rischio per gli abitanti, che e’ esattamente cio’ che il nostro interlocutore Jahalin ci ha appena raccontato, condito con altri deprecabili anneddoti che illustrano come, l’esercito Israeliano usi tutti i mezzi legali ed illegali (taglio di elettricita’ e rete di approvvigionamento idrico) pur di costringerli ad andarsene.

Proseguiamo quindi per un altro villaggio ,Al Fasail, dove risiedono non soltanto Beduini ma anche popolazione locale, anche essi sotto ordine di demolizione,e sotto il ricatto della Sete.

Ci accoglie Rashed, un caro amico che sosteniamo ormai da vari anni nel suo eroico tentativo di difendere le popolazioni locali.

L’anno scorso avevamo passato con lui alcuni giorni e insieme ai volontari avevamo lavorato alla fabbricazione di mattoni di fango e paglia per la costruzione di una scuola.

Appena lo incontriamo ci racconta di come quella scuola sia gia’ stata realizzata e ci porta orgoglioso a visitarla.

E’ bella (a mio gusto) perche’ si compone di moduli differenti costruiti con materiali diversi

E la parte di mattoni di fango ha una struttura in legno ed un tetto di paglia che la rende simile alle case africane. Noto che come per Kan Al Ahmar, vi sono i simboli della Cooperazione Italiana che ne hanno finanziato la realizzazione e mi fa’ piacere, questo impegno.

Durante il percorso verso il centro di Al Fasail dove pranzeremo, ci accenna alle peggioratissime condizioni di approvvigionamento idrico, dicendoci che l’esercito ha ulteriormente ridotto la quota di acqua pro capite degli abitanti che ora e’ di 15 liri pro die mentre quella dei Coloni, che abitano le lussureggianti colonie tipo Fazende, (perche’ abitate da singole famiglie ,circondate da aziende agricole molto grandi , irrigate con l’acqua delle fonti locali requisite) e’ superiore ai 70 litri pro die.

Qui la rabbia contro i famigerati accordi di Oslo e’ irrefrenabile in quanto ha stabilito che la gestione delle acque fosse a carico della azienda israeliana Mekorot, che le gestisce in modo a dir poco criminoso!

Come illustrato sopra, l’irrisoria quota pro capite per gli abitanti Palestinesi e’ messa ulteriormente a rischio (per l’approvvigionamento agricolo) da una legge  nefanda che limita a soli 5 metri  di profondita’il diritto di scavo per i pozzi dei Palestinesi, mentre non pone limiti sia alle aziende dei coloni sia alla azienda Mekorot, che oltre a sperequare, sui volumi di acqua, pro capite, attinge con scavi profondi alle fonti sotterranee, trasportando l’acqua in Israele e riportandola a caro prezzo ai legittimi possessori (cioe’ gli abitanti del luogo) senza distinzione tariffaria, cosicche’ non esiste piu’ acqua agricola a basso costo ma se gli agricoltori, Palestinesi vogliono irrigare i campi devono farlo con acqua di aquedotto! (essendoci il famoso divieto di attingere ai pozzi!!)

Non cosi’ i Coloni che potendo scavare in profondita pressocche’ illimitata, con ditte private e su terreno altrui possono avere tutta l’acqua disponibile senza pagarla!

Durante il racconto Rashed abbassa gli occhi quando ci dice dei piccoli Beduini morti a causa della disidratazione, e dei neonati ricoverati in ospedale che faticano a riprendersi.

Ha invece lo sguardo furibondo e risoluto, mentre ci racconta che alcune notti, rischiando la vita vanno a prendere la loro acqua, dalla fonte e la caricano sulle piccole autobotti, per distribuirla ai Beduini che altrimenti non potrebbero Pagarla!

Il caldo ci opprime mentre ascoltiamo il suo documentato ed accorato racconto circa la situazione nella valle del giordano, e dopo un’ora infuocata resa sopportabile solo dall’affetto per questo irriducibile resistente che e’ Rashed, ci accomiatiamo frettolosi, per trovare un po’ di ristoro dal caldo opprimente (42 gradi) nel Pulmino con l’aria condizionata!

Prima pero’ ci scambiamo Mail e contatti e promettiamo di raccontare nel nostro paese quello che abbiamo visto e sentito!

Io prometto di ritornare coi nuovi volontari a costruire altri mattoni, per altre costruzioni

in barba a divieti e limitazioni, perche’ medito che il problema dell’acqua non sia solo di questa valle ma presto ci coinvolgera’ proprio tutti, come per il referendum sull’acqua pubblica, vinto dai cittadini italiani ma disatteso dai nostri governanti!

Carla

 

 

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