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18 marzo 2018

 

Putin e il problema dei tre corpi

di Pierluigi Fagan

Qual è il “problema Putin” per l’Occidente? Il problema è semplice.

Da qualsiasi parte prendiate l’analisi sul sistema mondo, non c’è modo di evitare di concordare sul fatto che la Cina è una potenza in ascesa, che questa ascesa è inevitabile, che la Cina è virtualmente inattaccabile per varie ragioni, che la Cina trascina e sempre più trascinerà l’intero continente asiatico che è il 60% del mondo in termini di popolazione. Si può certo frenarla e provare entro certi limiti a contenerla, condizionarla ed obbligarla dentro un perimetro di contenimento fatto di India, Sud Est asiatico e Giappone, ma questi rallentamenti non saranno sufficienti per invertire la tendenza di fondo. Tutti gli analisti imperiali americani nei loro studi, per dare una speranza ai propri committenti, non possono che convergere verso sempre la stessa ed unica variabile debole di sistema: il collasso con frammentazione della Repubblica popolare. Per varie ragioni, chi scrive pensa che questo sia puro wishful thinkingdeterminato da una sorta di inaccettabilità dei limiti oggettivi della realtà di potenza, corroborato da una sostanziale ignoranza della storia e della cultura (in Cina le due cose coincidono) cinese. Credo che — in fondo —, questo lo sappiano anche gli analisti di cui sopra. Per certi versi, verso il sistema Cina-Asia non c’è altro atteggiamento razionale che accettarlo e conviverci, una parte di mondo non sarà mai più sotto il controllo occidentale. Ma il mondo è grande ed una spartizione garantirebbe almeno altri cinquanta anni di ordine mondiale, tempo che la Cina e l’Asia crescono e si sviluppano appieno.

Qui interviene il “problema Putin”. La Russia, non mostra forti motivi contrari alla possibilità di pensarla come aggregabile al sistema occidentale allargato. La Russia è più occidentale che orientale sebbene come tutti i sistemi posti su una faglia, ondeggi tra le due tradizioni. È dotata di una oligarchia molto simile alla plutocrazia americana ed avrebbe una ottima posizione di relazione con l’Occidente potendo scambiare energia con tecnologia. Poiché è anche l’unico vero competitor atomico, la sua cooptazione darebbe a gli USA un vantaggio di opzione finale decisivo, decisivo anche per gestire il conflitto permanente con la Cina-Asia, rallentando la sua ascesa inevitabile. Accusati di “russofobia” nei giorni scorsi, gli inglesi hanno prontamente dichiarato di non esserlo affatto, loro ce l’hanno solo con Putin. Il problema Putin è che questo signore interpreta l’essere Russia come un polo a sé, non aggregabile al sistema occidentale, il fatidico “terzo corpo” che porta dinamiche lineari (dinamica dei due corpi) a non lineari e tendenzialmente caotiche (problema dei tre corpi di H. Poincaré).

 

Putin è l’espressione di una seconda élite presente in Russia, per molti versi ed in senso strutturale e non ideologico, un derivato del sistema sovietico: il complesso cultural-industrial-militare. Questo verrebbe a decomporsi sostanzialmente nel caso prendesse potere l’oligarchia economico-finanziaria. Putin è lì a garanzia di una equilibrata convivenza tra le due élite, equilibrio che però di fronte a casi cruciali, mette la vecchia élite tradizionale sempre prima della seconda.

 

La strategia americo-occidentale dei prossimi anni quindi, cercherà in tutti i modi di alterare gli equilibri di convivenza tra le due élite russe, premendo costantemente sulla Russia, nella speranza che prima o poi, l’élite economico-finanziaria prenda il sopravvento su quella tradizionale. Il mondo futuro va semplificato a due, se rimane a tre sarà molto difficile controllarlo.

 

Il mondo multipolare è ingestibile e tende all’auto-organizzazione, quindi va riportato a bipolare ma su questa via obbligata c'è Putin, il perno d'equilibrio della precaria relazione tra due gruppi di élite russi.

 

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