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1° Maggio  2018

 

La vera guerra per la Siria avviene nei suoi cieli 

di Jonathan Cook

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

La battaglia nascosta in Siria – quella che appare raramente sui nostri schermi televisivi – è andata infuriando per anni tra Israele e una coalizione che comprende il governo siriano, l’Iran e la milizia libanese Hezbollah.

A guardare gli eventi,  senza intervenire direttamente, è stata la Russia, anche se adesso questo potrebbe cambiare.

Il premio è il controllo sul territorio siriano, ma il campo di battaglia sono i cieli della Siria.

Secondo le cifre fornite dalle Nazioni Unite, le forze militari israeliane hanno violato lo spazio aereo siriano più di 750 volte nel periodo di quattro mesi precedenti allo scorso ottobre, quando aerei da guerra e droni che hanno passato circa 3.200 ore sorvolando il paese. In media, in quel periodo, più di 6 velivoli israeliani sono entrati ogni giorno nello spazio aereo siriano.

Da quando è scoppiata la guerra in Siria, proprio 7 anni fa, si crede che jet da combattimento israeliani abbiano eseguito centinaia di missioni d’attacco.

Israele considera che i rischi siano grandi. Vuole che la Siria rimanga uno stato indebolito, assicurando che il governo di Bashar Assad non possa di nuovo diventare un nemico regionale. Anche Israele, però ha necessità di impedire che altri protagonisti potenti e ostili vengano trascinati nel vuoto conseguente.

All’inizio Israele ha raggiunto uno scopo considerevole: le potenze occidentali hanno insistito che il governo siriano venisse privato del suo grande arsenale di armi chimiche: l’unico deterrente contro una minaccia nucleare israeliana.

Da allora, il focus di Israele si è spostato sull’Iran per bloccare le sue ambizioni su vari fronti: sostenere Assad, stabilire una presenza militare vicino al confine settentrionale di Israele e usare la Siria come “canale” per trasferire le armi a Hezbollah.

Lo scopo dell’Iran è di ricreare un equilibrio di terrore tra le due parti e di liberarsi dall’isolamento diplomatico; lo scopo di Israele è di mantenere la sua preminenza e il domini dei cieli del Medio Oriente.

Inoltre, Israele cerca di sfruttare il crollo della Siria per rivendicare un titolo permanente alle Alture del Golan che sono state prese dalla Siria nel 1967 e in seguito annesse, in violazione della legge internazionale.

Mike Pompeo, l’interventista Segretario di Stato, ha in programma di andare a Israele domenica, per discutere il destino dell’accordo nucleare con l’Iran del 2015, che il mese prossimo dovrà essere rinnovato.

Israele spera che gli Stati Uniti strapperanno l’accordo, permettendo che vengano intensificate le sanzioni e costringendo l’Iran a concentrarsi sui suoi dispiaceri in campo diplomatico e sulle crescenti proteste in patria, invece che proiettare la sua influenza in Siria.

Nel frattempo, le tensioni in Siria stanno aumentando. Stranamente, questo mese Israele ha ammesso che era dietro all’attacco contro una base iraniana in Siria che ha ucciso 7 soldati. Secondo il Wall Street Journal, Israele ha preso di mira una batteria contraerea in costruzione, che Teheran sperava  avrebbe limitato la libertà di Israele di controllare i cieli della Siria.

L’attacco è venuto dopo che Israele aveva intercettato un drone su Israele nord, inviato presumibilmente per ottenere lo stesso tipo di intelligence circa le basi militari israeliane che Israele ha riguardo alle basi iraniane in Siria.

Secondo un esperto ufficiale militare israeliano, lo spostamento dagli scontri su procura  a quelli diretti, ha “aperto un nuovo periodo” di ostilità. Il Ministro della Difesa, Avigdor Lieberman, ha avvertito che Israele è pronto a impedire  il coinvolgimento    dell’Iran in Siria, “indipendentemente dal prezzo”.

Facendogli eco, il Segretario della difesa Americano, James Mattis, giovedì ha avvertito che era “molto probabile” che Israele e l’Iran fossero in rotta di collisione. Nessuno dei due paesi sembra credere di potersi permettere di fare marcia indietro.

La strategia di Israele, però, non soltanto rischia un escalation pericolosa con l’Iran, ma potrebbe anche trascinare la Russia ancora più profondamente in Siria.

La settimana scorsa degli ufficiali russi hanno indicato che esistono dei piani per fornire all’esercito siriano il sistema russo missilistico avanzato di difesa S-300*.  Per la prima volta, aerei israeliani dovrebbero affrontare il rischio reale di essere abbattuti se violassero lo spazio aereo siriano.

Finora Israele ha sofferto soltanto una perdita di cui si è avuta notizia: un aereo da combattimento F-16 è stato abbattuto in febbraio dall’esercito siriano in quello che Israele ha sostenuto che fosse un “errore” dell’equipaggio.

Israele potrebbe, però, trovarsi davanti  a un dilemma inquietante: o espone i suoi aerei da guerra all’intercettazione siriana, o attacca i sistemi russi di difesa.

Si dice che gli ufficiali russi abbiano avvertito che si sarebbero “conseguenze catastrofiche” se Israele facesse così. Apparentemente impassibile, però, Lieberman la scorsa settimana ha affermato: “Se qualcuno spara ai nostri aerei, lo distruggeremo.”

La realtà, tuttavia, è che la proposta russa, se portata a termine, minaccia di mettere fine all’impunità per l’aeronautica militare israeliana che ha vagato per i cieli sopra il Medio Oriente quando ha voluto, fin dalla sua fulminea vittoria sulla sua controparte egiziana nel 1967.

Finora, i funzionari israeliani e russi si sono coordinati strettamente  riguardo alle loro rispettive sfere di azione in Siria per evitare incidenti. Gli eventi stanno, però, muovendo a spirale in una direzione che rende lo status quo difficile da mantenere.

La Russia ha suggerito che fornire alla Siria i gli S-300  è  una rappresaglia contro gli Stati Uniti, è una punizione contro i suoi attacchi aerei all’inizio di questo mese. Il sistema di difesa è programmato per accrescere  la pressione sul Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump affinché mantenga la sua recente promessa di rimuovere  le truppe statunitensi dalla Siria.

Lo fa però principalmente danneggiando l’alleato fondamentale di Washington nella zona: Israele. La Russia introdurrà effettivamente dei fili per fare scattare esplosivi   in tutta la Siria e  che Israele rischierà costantemente di far brillare.

Il piano di Israele, finora largamente riuscito, è stato di svolgere  entrambe le parti nella guerra siriana, aiutando gli Stati Uniti, suoi protettori, a  mantenere l’Iran sulla difensiva e allo steso tempo collaborando con le  forze armate russe, impegnate a stabilizzare il governo siriano.

Quell’approccio sta ora cominciando a sverlarsi dato che Israele e gli Stati Uniti cercano di impedire che Mosca e l’Iran aiutino a consolidare la presa di Assad sul potere. Più a lungo continueranno i combattimenti e più probabile sarà che Israele diventerà nemico non soltanto dell’Iran, ma anche della Russia.

 

nota

*https://it.wikipedia.org/wiki/S-300

 


Jonathan Cook ha vinto il Premio Speciale  Martha Gellhorn per il Giornalismo.  I suoi libri più recenti sono: “Israel and the Clash of Civilisations: Iraq, Iran and the Plan to Remake the Middle East” [ Israele e lo scontro di civiltà: Iraq, Iran e il piano per rifare il Medio Oriente] (Pluto Press) e Disappearing Palestine: Israel’s Experiments in Human Despair” [La Palestina che scompare: gli esperimenti di Israele di disperazione umana] (Zed Books).  Il suo nuovo sito web è: www.jonathan-cook.net.


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/the-battle-for-syrias-skies

Originale: non indicato

 

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