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20 feb 2018

 

Cento morti in 24 ore a Ghouta est, negoziati 
in corso

 

La controffensiva del governo, intensificata da domenica, potrebbe portare ad un’operazione via terra. L’Onu denuncia una crisi umanitaria senza precedenti. Fonti vicine a Damasco e alle opposizioni parlano di un possibile accordo di evacuazione

 

Roma, 20 febbraio 2018, Nena News –

 

Mentre ad Afrin, nord-ovest della Siria, va di scena lo scontro – per ora solo a parole – tra Turchia e governo siriano, nel sobborgo di Damasco di Ghouta est la battaglia è drammatica. Sotto assedio interno ed esterno dal 2013, con l’esercito siriano e l’aviazione russa che colpiscono dal cielo e a terra le opposizioni islamiste arroccate in una zona dove risiedono ancora 400mila persone, Ghouta est è al collasso.

Oggi l’ufficio regionale umanitario delle Nazioni Unite ha chiesto l’immediata fine dei bombardamenti e lo stop all’escalation che da domenica ha ucciso oltre 100 persone: “L’imperativo è porre fine a questa sofferenza umana senza senso, questo colpire civili innocenti e infrastrutture deve finire ora”, ha detto Panos Moumtzis, coordinatore per la Siria dell’ufficio Onu. Tra le vittime ci sarebbero anche 20 bambini, almeno 300 i feriti.

L’ultima controffensiva governativa è stata lanciata domenica, dal cielo; secondo fonti delle opposizioni potrebbe anticipare un tentativo di assalto via terra. I precedenti accordi siglati da Damasco con alcune unità delle opposizioni islamiste presenti avevano portato ad una parziale evacuazione di Ghouta est, sul modello di altre intese simili raggiunte nel nord ovest della Siria. Centinaia di miliziani erano stati condotti a Idlib, provincia nord-occidentale da anni quasi totalmente sotto il controllo dell’ex al-Nusra, formazione qaedista che ha monopolizzato la galassia di opposizioni di matrice islamista.

Ma Ghouta est soffre allo stesso modo. Da mesi, anni, le agenzie umanitarie denunciano una crisi indicibile, assenza di cibo e acqua potabile, civili ridotti alla fame e impossibilitati a ricevere aiuti a causa dei blocchi imposti dal conflitto. Il 14 febbraio un convoglio dell’Onu è riuscito ad accedere nel sobborgo ma è stato in grado di rifornire di aiuti solo il 2,6% dei 272mila civili che necessitano di sostegno immediato.

Al blocco imposto dal governo che non garantisce l’ingresso di aiuti dall’esterno, si aggiunge il mercato nero gestito spesso dalle opposizioni, un incremento dei prezzi di prima necessità che rende impossibile l’acquisto da parte di una comunità allo stremo. E, denuncia l’Onu, “il tasso di malnutrizione ha raggiunto livelli senza precedenti, con l’11,9% dei bambini sotto i cinque anni gravemente malnutriti”.

Eppure Ghouta est – insieme a Idlib, a Quneitra e Deraa nel sud del paese e a Rastan e Talbiseh nella provincia di Homs – ricade all’interno dell’accordo siglato ad Astana da Turchia, Iran e Russia e delle quattro de-escalation zone previste. Ovvero zone in cui dovrebbe essere entrato in vigore un ampio cessate il fuoco tra governo e opposizioni, sotto la supervisione dei rispettivi sponsor internazionali.

Se a Idlib a dicembre il governo ha lanciato una nuova controffensiva, lo stesso accade nel sobborgo di Damasco. Dall’inizio di febbraio, quando le violenze sono riprese con maggiore intensità, le vittime tra i civili sarebbero almeno 300. E la possibile operazione via terra – che sarebbe confermata dai rinforzi inviati dal governo di Assad nelle ultime settimane – potrebbe esarcerbare ulteriormente una situazione già collassata. Secondo il quotidiano siriano al-Watan e l’Osservatorio Siriano, ente basato a Londra e vicino alle opposizioni fin dal 2011, negoziati sarebbero in corso per giungere ad un nuovo accordo di evacuazione dei miliziani. Nena News

 

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20/02/2018

 

L’esercito siriano pronto all’offensiva a Ghouta est. Decine di vittime civili

 

I morti nella sola giornata di ieri sarebbero almeno 100, di cui 20 bambini; a questi si aggiungono 470 feriti. L’Onu chiede la fine dei bombardamenti e parla di situazione “fuori controllo”. Colpiti anche depositi e strutture ospedaliere. I ribelli hanno risposto lanciando mortai su Damasco.

 

I bombardamenti sferrati dall’esercito siriano contro Ghouta orientale, roccaforte ribelle alla periferia di Damasco e da tempo sotto assedio governativo, hanno ucciso decine di civili e provocati danni ingenti. È quanto denunciano gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr), secondo cui nella sola giornata di ieri sarebbero morte almeno 100 persone, di cui 20 bambini; a questi si aggiungono circa 470 feriti, alcuni dei quali in modo grave. 

 

Al momento non si hanno notizie ufficiali sul numero di morti o feriti. Tuttavia, se confermato si tratterebbe del bilancio più pesante per un solo giorno di combattimenti nella regione negli ultimi tre anni. 

 

Funzionari delle Nazioni Unite chiedono la cessazione immediata dei bombardamenti e aggiungono che la situazione “sta andando fuori controllo”. Nell’enclave a est di Damasco sotto assedio dal 2013, dalla quale più volte in passato sono partiti razzi e mortai che hanno colpito obiettivi cristiani della capitale, vivono circa 400mila persone.

 

Secondo alcune fonti locali l’esercito siriano starebbe preparando una imponente offensiva di terra per riprendere il controllo dell’intera area. Si tratta dell’ultima parte di territorio ancora sotto il controllo dei gruppi ribelli, nei pressi della capitale Damasco. 

Gli attacchi dell’esercito siriano hanno colpito non solo civili, ma anche case, depositi e strutture mediche. Nella sola giornata di ieri sono state colpite quattro cliniche mobili, tra cui una struttura usata come reparto maternità. I ribelli hanno risposto lanciando mortai e razzi su Damasco. 

 

Attivisti e volontari locali temono che i danni a strade e infrastrutture possano ostacolare ancor pi la consegna di aiuti in un’area già in condizioni critiche. 

 

Sull’offensiva in atto a Ghouta est è intervenuto in queste ore anche il ministro russo degli Esteri Sergei Lavrov, unico alleato assieme all’Iran del governo siriano. Secondo il capo della diplomazia di Mosca i governi occidentali e i miliziani locali “esagerano” nel descrivere la situazione a livello umanitario.

 

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