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26 febbraio 2018 

 

Un massacro chiamato guerra 

di Aldo Morrone

 

Ormai non si contano più i morti in Siria: solo negli ultimi tre mesi a Ghouta, il grande sobborgo a est di Damasco, sono stati uccisi più di 2 mila civili e quasi 5 mila sono stati i feriti. Come ad Afrin, dove la Turchia ha scatenato una grande offensiva militare per uccidere le milizie curde, bambini e bambine sono le prime vittime. L’Europa mostra tutta la sua vigliaccheria, l’Onu la sua inutilità, l’Italia con la sua campagna elettorale (in cui la guerra è ovviamente assente) la sua pochezza. Scrive Aldo Morrone, medico noto in tutto il mondo, da più di trent’anni impegnato con i migranti in diversi paesi: “C’è davvero il rischio che Damasco diventi la Sarajevo del terzo millennio e la Siria si trasformi in un pantano di guerra dove tutti affonderanno e noi perderemo ogni speranza e la dignità di esseri umani…”

 

Ormai non si contano più i morti in Siria, sono oltre 340 mila dal 2011. Dopo oltre sette anni di guerra, nella quasi totale indifferenza di tutta Europa, Italia compresa, donne e bambini che vengono assassinati non fanno più notizia. Ho sperato di cogliere nel dibattito elettorale qualche accenno a sia pur vaghe promesse di impegno per la pace in Medio Oriente, ma il silenzio su questo tema è stato assordante. Solo promesse mirabolanti di tagli delle tasse per tutti, milioni di posti di lavoro, pensioni a mille euro, blocco dei migranti in Libia o in Turchia, o comunque lontano dall’Italia, forse in Niger, per non apparire più del dovuto un Paese razzista. Quasi che non lo fossimo ormai ufficialmente dal 1938.

 

Solo negli ultimi tre mesi a Ghouta, il grande sobborgo a est di Damasco, sono stati uccisi più di 2 mila civili e quasi 5 mila sono stati i feriti. Non vengono risparmiati neppure gli ospedali, ne sono stati bombardati sei solo la notte di martedì. Non si contano più le persone assassinate. Sotto le macerie giacciono oltre quattrocento vittime, di cui quasi cento sono bambini. Non ci sono più cibo e medicine e i feriti sono curati sui marciapiedi. I medici e gli infermieri – i veri eroi di questo vergognoso massacro chiamato “guerra” – non fuggono, ma lanciano appelli per avere cibo, farmaci e apparecchiature per curare le vittime di questa follia.

 

L’Europa è divisa e assente. Russia e Stati Uniti, insieme a Turchia e Iran, sono indaffarate a spartirsi le spoglie della Siria, sulla pelle dei poveri. È un vero e proprio tsunami umanitario. La gente non sa se vivrà o morirà. Dov’è l’Europa, dove sono le nostre diplomazie? A Ghouta si continua a morire soffocati dai gas, la maggior parte dei pazienti ha i vestiti e la pelle intrisa di cloro. Già il 21 agosto del 2013 furono uccisi centinaia di civili con armi chimiche. Che fine ha fatto l’arsenale chimico del regime di Assad?

 

Ad Afrin la Turchia ha scatenato una grande offensiva militare per uccidere le milizie curde e i bambini sono stati le prime vittime. Si continua a bombardare e a morire nonostante la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite sulla tregua umanitaria di trenta giorni. Per quel che vale ormai il Palazzo di vetro!

 

C’è davvero il rischio che Damasco diventi la Sarajevo del terzo millennio e la Siria si trasformi in un pantano di guerra dove tutti affonderanno e noi perderemo ogni speranza e la dignità di esseri umani. Forse ha ragione papa Francesco quando parla della “cardiosclerosi” cioè la malattia che ci affligge davanti a tanta ferocia disumana, ai bombardamenti e alla guerra, rendendoci tutti indifferenti e duri di cuore. Spero di no. Altrimenti mi chiedo che senso avrebbe continuare a curare i rifugiati siriani in Libano.

 

Aldo Morrone Primario infettivologo dell’ospedale San Gallicano di Roma e medico noto in tutto il mondo, da più di trent’anni è impegnato con i migranti e in diversi paesi del Sud del mondo. Autore di articoli e libri, tra cui Lampedusa, porta d’Europa. Un sogno per non morire (Magi edizioni).

 

 

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