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Le forze USA rimarranno in Siria finché non saranno scacciate di Elijah J. Magnier Traduzione di Alessandro Lattanzio
“Le forze statunitensi rimarranno in Siria finché non saranno costrette a ritirarsi“. Questo è ciò che una fonte dai vertici in Siria (un dirigente) ha detto, in risposta al segretario di Stato USA Rex Tillerson, che rivelava l’intenzione degli Stati Uniti presenti nel nord-est della Siria di rimanervi per “impedire il ritorno dello SIIL”. “Quando fu pianificato l’attacco ad al-Buqamal, l’intelligence confermava la presenza di migliaia di terroristi dello SIIL nel Paese. La città era una roccaforte con enormi magazzini di armi, uomini e trincee difficili da gestire. Numerose forze attaccanti furono impiegate per circondare e assalire la città. Non fu considerato facile eliminare più di 2800 terroristi asserragliati per anni, e con un piano di difesa preparato e tunnel“, affermava la fonte. Il comandante confermò che “furono necessarie molte settimane per liberare al-Buqamal ed eliminare tutti i terroristi dello SIIL. Abbiamo anche tenuto conto del considerevole numero di vittime in questa difficile battaglia. Tuttavia, con nostra grande sorpresa, abbiamo affrontato un numero molto inferiore di terroristi rimasti per rallentare l’avanzata e permettere al grosso dei terroristi dello SIIL di fuggire ad est dell’Eufrate, dove operano le forze statunitensi. Ovviamente, lo SIIL considera gli Stati Uniti misericordiosi, offrendogli passaggio e residenza sicuri nell’area da loro controllata. Abbiamo sentito dal segretario di Stato USA ciò che abbiamo sempre sospettato: gli Stati Uniti vogliono rimanere in Siria per occuparne il territorio. Ciò significa che Siria ed Iraq dovranno aspettarsi ulteriori attacchi terroristici in futuro per due motivi: primo, lo SIIL si riorganizza sotto la supervisione degli Stati Uniti. Secondo, si prevede che gli attacchi dello SIIL riprendano in modo che gli Stati Uniti possano trovare una ragione per cui le proprie forze rimangano nel Paese“, osservava la fonte di alto rango. Quando Donald Trump era candidato alla presidenza, fece campagna affermando che Hillary Clinton, se fosse stata rieletta, avrebbe innescato la terza guerra mondiale restando in Siria e provocando la Russia. Non sorprende vedere Trump rimangiarsi le promesse, dato che non è la prima posizione che ha mutato con evidente mancanza di diplomazia e, anzi, mancanza di conoscenza negli affari mondiali. Oggi Trump, dopo la dichiarazione del suo ministro degli Esteri, ha deciso di occupare illegalmente il territorio siriano vicino a dove opera la Russia. Il linguaggio di Rex Tillerson era abbastanza confuso: nell’ultimo discorso ha ripetutamente affermato che “lo SIIL è stato sconfitto”, ma anche che, poiché “non è stato sconfitto”, è necessaria la presenza delle forze statunitensi in Siria, ed ha anche dato un’altra ragione contraddittoria, affermando che le sue forze “fermano l’influenza dell’Iran”, ma cambiava di nuovo attenzione parlando della questione libanese di Hezbollah e della sua “presenza ai confini tra Israele e Siria”. Ma lo SIIL è ancora in Siria, non solo nel nord-est sotto la protezione degli Stati Uniti, ma anche ai confini israeliani, con l’approvazione dei governanti israeliani. Israele e Tillerson cercano d’ignorare lo SIIL ai confini ma anche le dozzine di gruppi siriani pronti a schierarsi contro Stati Uniti ed Israele. Questi hanno primeggiato nelle guerra urbana e guerriglia per anni contro i taqfiri e hanno appreso l’esperienza di Hezbollah nella lotta decennale contro Israele. Hanno imparato l’arte dell’attacco, non solo della difesa; si sono addestrati nel fuoco e in battaglie vitali. Questi gruppi molto probabilmente creeranno un incubo per Tillerson e Israele.
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