Originale: The Intercept

http://znetitaly.altervista.org/

26 gennaio 2018

 

La “zona di sicurezza” di Israele si insinua ulteriormente in Siria

di Nour Samaha

traduzione di Giuseppe Volpe

 

Secondo molteplici fonti dell’area, Israele sta espandendo la sua influenza e il suo controllo più in profondità nella Siria meridionale tenuta dall’opposizione. Dopo tentativi falliti di assicurarsi che i propri interessi fossero salvaguardati dai maggiori protagonisti della guerra alla porta accanto, Israele sta spingendo per attuare la seconda fase della sua progettata “zona di sicurezza”, un tentativo di espandere un cuscinetto che si estenda dalle Alture del Golan occupate più in profondità nelle province siriane meridionali di Quneitra e Daraa. L’espansione della zona di sicurezza segna una mossa in direzione di un maggiore coinvolgimento israeliano nella guerra civile siriana.

 

The Intercept ha appreso le linee del piano di espansione della zona di sicurezza attraverso un’inchiesta durata mesi basata su informazioni di una varietà di fonti, tra cui attivisti siriani dell’opposizione sul campo nel sud, figure dell’opposizione siriana con sede in Giordania, fonti governative siriane e una ONG israelo-statunitense direttamente impegnata nel progetto della zona di sicurezza.

 

La zona di sicurezza appare intesa a mantenere l’esercito siriano e i suoi alleati iraniani e libanesi quanto più possibile lontani dal confine israeliano, nonché a consolidare il controllo di Israele sulla Alture del Golan occupate. Israele si è impossessato del Golan dalla Siria nella Guerra dei Sei Giorni del 1967. Ampliare una zona cuscinetto renderebbe probabilmente più difficile in futuro qualsiasi negoziato sulla restituzione del territorio siriano, poiché le Alture del Golan saranno circondate su entrambi i lati da aree sotto una considerevole influenza israeliana.

 

Negli ultimi due anni Israele ha cominciato ad attuare la prima fase di una zona di sicurezza nella Siria meridionale. Il progetto ha messo l’esercito israeliano, mediante organizzazioni umanitarie e personale militare, di guadagnarsi l’accesso ad aree tenute dall’opposizione in cambio di forniture di aiuti, cure mediche in Israele e merci primarie.

 

Secondo fonti la seconda fase, attualmente in corso, include tra l’altro la creazione di un cuscinetto di 40 chilometri controllato da Israele oltre le Alture del Golan, una forza siriana di polizia di frontiera armata e addestrata da Israele, un maggiore coinvolgimento nell’amministrazione civile in aree controllate dall’opposizione in due province meridionali. L’espansione del progetto comporta anche aiuti militari a una serie più vasta di fazioni d’opposizione sia a Quneitra sia a Daraa. La zona cuscinetto più ampia vede anche la costruzione di una collaborazione con leader siriani d’opposizione, leader della società civile, ONG e dirigenti sanitari sul campo per lavorare a progetti congiunti di istruzione, sanitari e agricoli.

 

Israele ha lanciato numerosi attacchi in territorio siriano, spesso interpretati come sforzi per tenere armi avanzate fuori dalle mani di militanti ostili, quelli di Hezbollah in Libano. Tuttavia la zona cuscinetto – e la sua espansione –  costituisce un investimento più profondo e più a lungo termine nella guerra siriana. L’estate scorso ho scritto a proposito del sostegno israeliano in aumento a una fazione ribelle chiamata Cavalieri del Golan. Successivamente ribelli che hanno parlato al Wall Street Journal hanno confermato che i versamenti in contanti, che Israele affermava essere puramente umanitari, erano usati per pagare i salari dei combattenti e acquistare armi e munizioni.

 

Contattato a New York da un giornalista di Intercept per commenti circa l’espansione della zona di sicurezza, un dirigente israeliano, che si è rifiutato di parlare sotto qualsiasi altra identificazione, ha detto: “E’ un’affermazione ridicola e infondata che Israele stia creando una zona di sicurezza. Israele fornisce aiuti umanitari come parte dei propri valore e per contribuire a rafforzare la stabilità”. Messo di fronte a notizie precedenti circa il sostegno israeliano a fazioni siriane ribelli in vicinanza delle Alture del Golan, il dirigente si è rifiutato di commentare.

 

Col trascinarsi della guerra, un numero maggiore di siriani nelle aree dell’opposizione sta accettando con riluttanza l’influenza e il coinvolgimento israeliano nelle loro comunità. “La situazione umanitaria qui è dura”, ha spiegato Abu Omar, un attivista dell’opposizione che vive nella città di Quneitra tenuta dai ribelli e ha chiesto che non fosse usato il suo nome completo a causa della delicatezza dell’argomento. Abu Omar ha detto che inizialmente la gente del luogo era contro il coinvolgimento israeliano nell’area. Anche se lui continua ad opporsi alla presenza israeliana, ha detto, altri hanno cambiato idea: “Quando gli israeliani danno alla gente salari, cure mediche, cibo e acqua la gente comincia ad apprezzarli e onestamente oggi non si tratta di un piccolo numero; oggi è un gran numero”.

 

 

Mappa di The Intercept

 

“Hanno comprato la gente con gli aiuti”, ha detto. “Anche se non tutti i residenti accettano il coinvolgimento israeliano”.

 

Nel corso dell’estate ufficiali dell’esercito e dello spionaggio israeliano hanno cominciato a mettere in atto la seconda fase del progetto della zona di sicurezza. Hanno cominciato ad addestrare ed equipaggiare una forza di circa 500 combattenti dell’opposizione siriana appartenenti al gruppo siriano ribelle Cavalieri del Golan come forza di polizia di frontiera. Le guardie confinarie, responsabili del confine tra la zona di sicurezza e le Alture del Golan occupate dagli Israeliani, controllerebbero l’area e riferirebbero agli israeliani, secondo una fonte dell’opposizione siriana dell’area a fonti governative siriane che controllano l’area, nessuna delle quali ha accettato di essere citata ufficialmente a causa della delicatezza dell’argomento.

 

Ci si aspetta che la forza di confini pattugli il recinto di separazione da appena a sud della cittadina drusa alleata del governo di Hadar attraverso le cittadine controllate dall’opposizione di Jabata Khashab, Bir Ajam, Amadiyah e Quneitra, alla fine attraversando l’intero percorso fino a Rafid, nella provincia meridionale di Quneitra.

“Questo è un progetto israeliano a tutto campo, nel quale stanno riversando tempo e denaro perché si realizzi”, ha detto Abu Ahmad, lo pseudonimo dell’attivista d’opposizione residente a Khashab – la stessa cittadina dove hanno base i Cavalieri del Golan. Abu Ahmad ha rifiutato di usare il suo vero nome a causa della delicatezza della materia. “Saranno dotati di M16” – fucili d’assalto di produzione statunitense usati dagli israeliani – “veicoli, salari e addestramento”.

I Cavalieri del Golan hanno una base militare situata a non più di poche centinaia di metri dal confine in territorio controllato dall’opposizione, rendendo relativamente facile l’accesso del personale israeliano.

 

Ad alcuni locali questo sviluppo non piace. “Quello che Israele sta facendo adesso nell’area è molto reale e molto pericoloso per il futuro qui”, ha detto Abu Ahmad, che teme che le attività di Israele saranno a detrimento della Siria e dei siriani, citando come precedente i 22 anni di occupazione del Libano meridionale.

Le recenti ansie di Israele riguardo alla guerra civile siriana nascono da un turbine di attività in estate che ha visto l’attuazione di un accordo di distensione statunitense-giordano-russo, l’annuncio della fine del programma di addestramento ed equipaggiamento dei ribelli appoggiato dalla CIA e la significativa riduzione del sostegno giordano ai gruppi di opposizione che combattono il governo siriano.

Israele ha espresso sia pubblicamente sia privatamente la sua preoccupazione per quella che considera una crescente influenza iraniana in Siria e per la presenza di Hezbollah in prossimità del suo confine settentrionale. Ma Israele sente che le sue preoccupazioni non hanno trovato adeguato riscontro, restando insoddisfatto delle garanzie che ha ricevuto sinora, specialmente dopo le recenti visite di suoi leader politici e dello spionaggio a Washington e a Mosca, dove non sono stati in grado di assicurarsi alcuna promessa concreta dai loro alleati.

 

Secondo una fonte diplomatica occidentale, che ha chiesto di non essere identificata perché non le è permesso parlare ai media, dirigenti israeliani hanno premuto per l’attuazione di una zona di sicurezza di 40 chilometri nel sud, sollecitando paesi europei ad appoggiare tale idea e chiedendo a USA e Russia garanzia per la sua realizzazione. Anche se sia Stati Uniti sia Russia hanno detto ai dirigenti israeliani di avere a cuore la sicurezza del paese, la richiesta di una zona di sicurezza di 40 chilometri è stata del tutto respinta, secondo diplomatici occidentali non autorizzati a parlare con i media.

 

Tuttavia il capo di stato maggiore dell’esercito, Gadi Eisenkot, ha chiarito che Israele continuerà a cercare di realizzare una zona estesa per 40 chilometri libera da qualsiasi influenza iraniana. “Stiamo perseguendo diverse vie per impedire il radicamento iraniano entro 30-40 chilometri dal confine”, ha detto a un giornale israeliano. “Vogliamo arrivare a un punto in cui non ci sia alcuna influenza iraniana in Siria e questo stiamo facendo mediante uno sforzo combinato militare e diplomatico”. Una zona di quella dimensione si estenderebbe attraverso le province sia di Quneitra sia di Daraa.

 

Secondo comandanti dell’opposizione siriana con base in Giordania, al corrente dei dettagli dell’accordo di distensione, gli israeliani hanno chiarito che anche 40 chilometri non sarebbero abbastanza.

“Fondamentalmente vogliono che Hezbollah e l’Iran sia spinto indietro sino ad Hama”, ha detto un comandante con base ad Amman, che ha chiesto di non essere nominato a causa della delicatezza della materia.

 

Recentemente la preoccupazione israeliana per la presenza iraniana e di Hezbollah nell’area è stata esacerbata dopo che è stato rivelato che Russia e Stati Uniti hanno in programma di mantenere lo status quo riguardo all’accordo di distensione nel sud, con articoli israeliani che citano il ministro russo della difesa per aver detto agli israeliani che 40 chilometri sono irrealistici.

Le preoccupazioni israeliane sono state ulteriormente aggravate sono un’offensiva a guida governativa che il mese scorso ha ottenuto la resa di Beit Jinn in mani all’opposizione – che confina con le Alture del Golan occupate da Israele – portando forze governative e loro alleati più vicini al territorio tenuto da Israele.

Non è solo dell’Iran e delle sue forze alleate in Libano che Israele si preoccupata, tuttavia, ma anche del suo controllo sulle Alture del Golan. Israele ha catturato quel territorio di 1.200 chilometri quadrati nel 1967 e lo occupa da allora. Diversamente da altri territori che occupa, Israele ha ufficialmente annesso le Alture del Golan nel 1981 con una mossa condannata dalla comunità internazionale. Anche se Israele ha trascorso decenni a cercare legittimità internazionale per la sua pretesa, solo negli ultimi cinque anni – mentre la guerra civile siriana era alle porte – tali appelli per il riconoscimento internazionale del Golan come territorio israeliano si sono fatti più forti e più prevalenti nei suoi circoli politici e diplomatici.

 

La zona cuscinetto estesa, o “zona di sicurezza” all’interno della Siria rafforzerebbe la posizione israeliana che il governo siriano non è in condizioni di avanzare pretese di sovranità su un’area che non è nemmeno sotto il controllo di Damasco.

 

La spinta in territorio siriano è condotta in tandem con un aumento dell’attività israeliana nelle Alture del Golan occupate. La spinta include espandere l’attività di insediamenti israeliani; investire di più in infrastrutture locali e nell’economia locale; incoraggiare il 20.000 siriani che ancora vivono là ad assumere la cittadinanza israeliana e a partecipare a elezioni locali;  e la licenza e l’approvazione di un controverso progetto di esplorazione petrolifera da molti milioni di dollari, il tutto mirato a cementare la presa israeliana sulle Alture del Golan. Con fazioni dell’opposizione oggi alla ricerca di nuovi sponsor dopo che i loro sponsor precedenti – Giordania, attraverso il suo Comando Operazioni Militari, e Stati Uniti – hanno operato una svolta nelle loro politiche siriane, Israele è balzato sull’occasione di entrare in gioco.

 

A fine luglio un piccolo di gruppo di membri dell’esercito e dello spionaggio, viaggiando su ambulanze, ha fatto un giro della campagna a ovest di Daraa, secondo fonti militari governative siriane che hanno chiesto di non essere nominato perché non è loro permesso parlare ai media. Nel corso del loro giro ufficiali israeliani hanno incontrato comandanti del gruppo ribelle nazionalista Liwa Jaydour, che è collegato alla larga coalizione dell’Esercito Libero Siriano, nonché Jaysh al-Ababil, che opera sotto l’ombrello della coalizione ribelle appoggiata da Giordania e Stati Uniti nota come Fronte Meridionale.

 

Un altro incontro ha poi avuto luogo a settembre nella cittadina confinaria di Rafid, in provincia di Quneitra, dove leader di comitati locali, medici e comandanti di milizie – tra cui quelli di Liwa Jaydour, dei Cavalieri del Golan e del Fronte dei Rivoluzionari Siriani – hanno incontrato un rappresentante israeliano per discutere ulteriore collaborazione.

 

“Ci sono alcuni del Fronte Meridionale che ora stanno collaborando con Israele, e lo stesso vale per fazioni dell’Esercito Libero Siriano, prendendo soldi e armi”, ha detto Abu Ahmad, l’attivista dell’opposizione. “La Giordania ha smesso di inviare loro armi, così si sono rivolti invece a Israele”.

 

L’estensione di Israele sulle terre di confine sta cominciando a diventare pubblicamente evidente. Un video recentemente diffuso dall’agenzia giornalistica SMART ha mostrato un gruppo con base a Daraa, la Divisione Ahrar Nawa, che è collegato all’Esercito Siriano Liberto, che lanciava razzi da Israele.

 

Numerosi alti comandanti del Fronte Meridionale con base in Giordania e attivisti dell’opposizione siriana a Quneitra hanno confermato a The Intercept che Liwa Jaydour, Liwa Saif al-Sham e Jaysh al-Ababil stanno ora ricevendo aiuto dagli israeliani.

“Sì, stanno ricevendo un certo livello di aiuto da Israele, come altri gruppi, specialmente quelli del Fronte dei Rivoluzionari Siriani” – una larga coalizione di altre fazioni ribelli – “che oggi sono del tutto in mano a Israele”, ha detto un comandante di stanza ad Amman, che ha parlato a condizione di anonimato per motivi di sicurezza. “E stiamo cominciando a vedere aiuti israeliani in arrivo anche da Daraa”.

 

“Ci sono aiuti sufficienti”, ha detto, “ma è perché la gente è povera e quando le si offre qualcosa non la rifiuterà”.

 

Ansioso di emulare il successo che la Turchia ha avuto nel cementare la sua influenza di lunga durata attraverso delegati dell’opposizione nelle aree lungo il suo confine, Israele sta tentando di fare lo stesso nel sud della Siria, non solo attraverso gruppi armati, ma anche collaborando strettamente con comitato locali su salute, sicurezza, infrastrutture e istruzione.

 

Amaliah, una ONG israeliana fondata dall’uomo d’affari israelo-statunitense Moti Kahana, è stata coinvolta dal 2016 a Quneitra, nella zona cuscinetto nominale delle Nazioni Unite tra il Golan occupato da Israele e il territorio controllato dai siriani. Il gruppo sta ora collaborando con partner a Daraa, cercando di espandere ulteriormente in Siria la sua missione della zona di sicurezza. Anche se molti progetti di Amaliah hanno sede nel sud, Kahana ha detto di non essere estraneo al nord siriano controllato dall’opposizione. Recenti servizi mediatici hanno presentato Amaliah a causa del suo coinvolgimento nella creazione di una scuola nella città settentrionale di Idlib controllata dall’opposizione.

 

“Quando ho cominciato ad aiutare i siriani alla fine del 2011, ho cominciato a Idlib”, ha detto Kahan. “C’è voluto molto tempo perché [il mio ruolo] fosse pubblicamente riconosciuto nel nord. Nessuno voleva essere associato a un israeliano”.

 

Quando è uscita la notizia della scuola attivisti dell’opposizione di Idlib hanno negato qualsiasi coinvolgimento israeliano nell’area e la stessa scuola ha contattato Kahana chiedendogli di negare ogni coinvolgimento, ha detto. “Avevano paura della reazione di Nusra, poiché Nusra controlla l’area”, ha detto Kahana, riferendosi al Fronte Nusra, un gruppo jihadista siriano ribella. “Oggi [la scuola] mi chiede di dire che sono coinvolto, sperando che ciò fermi il bombardamento russo dell’area”.

 

Nel frattempo a sud Amaliah, in collaborazione con le autorità israeliane, è stata in grado di collaborare con comitati locali dell’opposizione relativamente non ostacolata, portando a quella che Kahana descrive come la realizzazione e il completamento della “fase uno” della zona cuscinetto, un’area di dieci chilometri in territorio siriano dove possono operare ONG e personale militare israeliani.

 

“Nel sud è molto più facile”, ha detto Kahana. “Ricevo liste dall’interno e anche gli israeliani vengono da me con richieste. E’ un po’ più facile per me perché sono coinvolti gli israeliani e loro conoscono la gente, stanno già parlando con loro. Anche se io ricevo le liste dall’interno io continuo a sottoporle agli israeliani perché loro sanno che cosa sta succedendo”.

 

Oggi Israele è occupato a lavorare all’attuazione della seconda fase della zona di sicurezza con l’espansione a Daraa, ha detto Kahana.

“Posso dire di sì”, ha detto Kahana quando gli è stato chiesto dell’espansione del cuscinetto. “Ci sono stati dei problemi politici, perché Daraa aveva difficoltà a collaborare con gli israeliani”, ha aggiunto, citando rimostranze e animosità storiche nei confronti di Israele come il principale ostacolo per i gruppi d’opposizione e i civili residenti nella provincia sud-occidentale. “E’ stato un pochino più difficile per loro accettare forniture attraverso il confine israeliano e persino collaborare con gli israeliani, ma io ho detto ai gruppi là di guarda che cosa abbiamo fatto con la fase uno della zona di sicurezza e il suo successo”.

 

Kahana ha detto di aver avuto una relazione operativa con numerosi gruppi locali d’opposizione a Daraa e anche con ONG locali, come Rahma Relief, e medici locali sul campo.

“Nel 2018 voglio creare due scuole, una a Daraa e una a Quneitra, nonché avere un ospedale funzionante a Quneitra”, ha detto Kahana, aggiungendo che l’ospedale sarà in collaborazione con la Società Medica siriano-statunitense, una delle principali ONG siriano-statunitensi che operano in aree dell’opposizione. “Ho già avviato le dovute verifiche nell’area”.

 


Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/israels-safe-zone-is-creeping-farther-into-syria/

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