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14 aprile 2018

 

La reazione religiosa e la Profezia di Isaia

Dopo le continue richiesta di Papa Francesco, sulla necessità di fermare in tempo questa guerra, il grido dei cristiani è forte: secondo alcune tipologie di credo si sta compiendo una situazione annunciata da tempo, descritta nel Vecchio Testamento dal Profeta Isaia.

 

Al capitolo 17  (quì sotto) scritto dal profeta, si legge chiaramente e senza bisogno di grandi interpretazioni: "Damasco cesserà di essere una città e diventerà un cumulo di rovine". Tra le righe del Testo Sacro spicca inoltre un altra frase: "In quel giorno, l'uomo volgerà lo sguardo al suo Creatore e i suoi occhi guarderanno al Santo d'Israele. In quel giorno le sue città fortificate saranno come un luogo abbandonato nella foresta. O come un ramo abbandonato davanti ai figli d'Israele. E sarà una desolazione".

 

Di solito,nella Bibbia si legge sempre della "luce accecante di Damasco" lungo la cui via San Paolo rimase folgorato, convertendosi al cristianesimo. Molti ignorano invece questo antichissimo passaggio del Vecchio Testamento che interessa la capitale siriana. Nelle parole di Isaia infatti si parla di un gran tumulto di popoli definito "il fragore delle nazioni". Difficile oggi, non associare la visione di Isaia a ciò che realmente accade in #Siria in queste ore.

 

I cristiani evangelici più degli altri, sostengono che l'attacco a Damasco sia la "miccia del processo apocalittico distruttivo" che porterà ad un conflitto mondiale dove ci saranno persecuzioni religiose, epidemia e carestia, fino all'Armaggeddon e al Giudizio Universale. Gli scettici invece affermano che Damasco nei secoli è stata messa a ferro e a fuoco almeno sette volte, e negano la versione "credente" che sostiene sia questo di oggi lo scenario previsto per il compimento dell'Oracolo Biblico.


Isaia 17 

[1] Oracolo su Damasco. 
Ecco, Damasco sarà eliminata dal numero delle città, 
diverrà un cumulo di rovine. 

[2] Le sue borgate saranno abbandonate per sempre; saranno pascolo dei greggi 
che vi riposeranno senza esserne scacciati. 

[3] A Efraim sarà tolta la cittadella, 
a Damasco la sovranità. 
Al resto degli Aramei toccherà la stessa sorte 
della gloria degli Israeliti, 
oracolo del Signore degli eserciti. 

[4] In quel giorno verrà ridotta la gloria di Giacobbe 
e la pinguedine delle sue membra dimagrirà. 

[5] Avverrà come quando il mietitore 
prende una manciata di steli, 
e con l'altro braccio falcia le spighe, 
come quando si raccolgono le spighe 
nella valle dei Rèfaim, 

[6] Vi resteranno solo racimoli, 
come alla bacchiatura degli ulivi: 
due o tre bacche sulla cima dell'albero, 
quattro o cinque sui rami da frutto. 
Oracolo del Signore, Dio di Israele. 

[7] In quel giorno si volgerà l'uomo al suo creatore 
e i suoi occhi guarderanno al Santo di Israele. 

[8] Non si volgerà agli altari, lavoro delle sue mani; 
non guarderà ciò che fecero le sue dita, 
i pali sacri e gli altari per l'incenso. 

[9] In quel giorno avverrà alle tue fortezze 
come alle città abbandonate 
che l'Eveo e l'Amorreo evacuarono 
di fronte agli Israeliti 
e sarà una desolazione. 

[10] Perché hai dimenticato Dio tuo salvatore 
e non ti sei ricordato della Roccia, tua fortezza. 
Tu pianti perciò piante amene 
e innesti tralci stranieri; 

[11] di giorno le pianti, le vedi crescere 
e al mattino vedi fiorire i tuoi semi, 
ma svanirà il raccolto in un giorno di malattia 
e di dolore insanabile. 

[12] Ah, il rumore di popoli immensi, 
rumore come il mugghio dei mari, 
fragore di nazioni 
come lo scroscio di acque che scorrono veementi. 

[13] Le nazioni fanno fragore 
come il fragore di molte acque, 
ma il Signore le minaccia, esse fuggono lontano; 
come pula sono disperse sui monti dal vento 
e come mulinello di polvere dinanzi al turbine. 

[14] Alla sera, ecco era tutto uno spavento, 
prima del mattino non è già più. 
Questo è il destino dei nostri predatori 
e la sorte dei nostri saccheggiatori. 

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