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aprile 18, 2018

 

La lunga marcia della Siria

a cura di Alessandro Lattanzio

 

Le grandi vittorie schiaccianti recentemente realizzate dall’Esercito arabo siriano e dalle forze alleate, specialmente nel Ghuta orientale, sono una continuazione della marcia inarrestabile iniziata dagli eroi dell’indipendenza nazionale che combatterono gli occupanti ottomani e francesi, che con gravi sacrifici costrinsero a lasciare la terra natale. La costanza dei siriani oggi è ispirata dall’eredità degli eroi che ottennero l’indipendenza. Le azioni eroiche e valorose di Yusif al-Azmah, dello sceicco Salah al-Ali, del sultano Basha al-Atrash, ed altri, sono una fonte inesauribile d’ispirazione del popolo e dell’esercito siriani nella battaglia contro il terrorismo taqfirita e dei loro sponsor. L’Esercito arabo siriano e le forze alleate reprimono le organizzazioni terroristiche in tutte le città siriane in difesa della Patria e dei valori di giustizia e libertà, scongiurando l’estremismo e la sovversione taqfira. Gli eroi dell’Esercito arabo siriano seguono le orme degli antenati che ottennero l’indipendenza liberando ogni centimetro della patria dal terrorismo esportato in Siria da 83 Stati, allo scopo di distruggere il Paese e suscitare una guerra settaria nel popolo siriano per facilitare il piano sionista contro la Siria e la regione araba. Mentre il popolo siriano celebra il 72° anniversario dell’Indipendenza, è deciso ad intensificare la lotta al terrorismo taqfiro e ai suoi sostenitori. Le celebrazioni di quest’anno coincidono con le vittorie realizzate dagli eroi dell’Esercito arabo siriano contro i terroristi di al-Qaida e SIIL in diverse aree siriane, la più recente delle quali è stata la liberazione del Ghuta orientale e lo sradicamento delle organizzazioni terroristiche ivi presenti da sei anni.

 

Oggi si ricordano con grande orgoglio i sacrifici di chi si rifiutò d’inchinarsi o arrendersi. La lotta del popolo siriano iniziò immediatamente dopo la decisione dell’esercito francese di entrare in Siria. Dal crollo dell’Impero ottomano, gli Stati colonialisti Francia e Gran Bretagna si divisero immediatamente la patria araba secondo il famigerato Accordo Sykes-Picot, come se fosse una loro eredità. La Francia pose la Siria sotto la propria influenza ed emise il famigerato Ultimatum Guru prima d’inviare lo stesso Guru ad occupare la Siria. I combattenti siriani, guidati dall’allora ministro della Difesa Yusif al-Azmah si riunirono a Maysalun per respingere le forze d’invasione francesi. Sapendo che affrontavano l’esercito francese armato fino ai denti, e nonostante l’accettazione di re Faysal dell’Ultimatum Guru, al-Azmah insistette ad affrontare i francesi a Maysaloun per dirgli che la loro presenza in Siria non sarebbe stata facile come pensavano. Al-Azmah e i suoi affrontarono gli occupanti francesi con armi semplici in confronto alle armi sofisticate dell’esercito invasore francese. Al-Azmah cadde martire insieme a decine di suoi amici, accendendo la scintilla di una lotta incessante. Rivolte e tumulti divamparono nel Paese. Nella costa, lo sceicco Salah al-Ali guidò la rivolta, uno dei primi atti di resistenza alle forze francesi, alleandosi con le altre rivolte nel Paese. Nel tentativo di estinguere le rivolte che divamparono ovunque, i francesi decisero di dividere la Siria in mini-Stati basati su principi religiosi. Ma il popolo siriano respinse ciò, perché tali divisioni minacciavano la coesistenza pacifica che caratterizzata la Siria da sempre. L’inesorabile resistenza siriana culminò nel 1925 quando il sultano al-Atrash annunciò la Grande Rivoluzione Siriana. Nelle battaglie a Qafr, Mazra, Musayfira, Golan e Majdal, le forze francesi furono umiliate. La rivoluzione dilagò in Siria e le battaglie continuarono fino al 1927, quando i francesi furono costretti a riconoscere l’indipendenza della Siria e ad avviare negoziati coi nazionalisti siriani. I colloqui portarono alla firma del trattato del 1936 con cui la Francia riconobbe l’indipendenza della Siria. La Francia, tuttavia, non l’onorò e cercò di imporre il proprio dominio sul Paese con vari metodi. Perciò, la resistenza armata continuò inesorabilmente fino all’aprile 1946.

 

La storia si ripete. Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna cercano di rianimare i propri sogni colonialisti sostenendo i terroristi taqfiri che operano in Siria con tutti i mezzi possibili. Ma il popolo e l’esercito siriani hanno sventato tale cospirazione. Ispirandosi alle imprese valorose degli eroi dell’indipendenza, il popolo e l’esercito siriani continueranno la lotta fin quando ogni centimetro delle terre siriane sarà libero da ogni terrorista. Il popolo siriano, armato di un’alta consapevolezza e dell’unità nazionale, non permetterà ai cospiratori di minare la Siria e realizzare i loro sinistri tentativi. I grandi raduni che hanno celebrato il Giorno dell’Indipendenza Nazionale e le vittorie dell’Esercito arabo siriano inviano un messaggio chiaro al mondo, il popolo siriano sostiene l’Esercito arabo siriano fino all’eliminazione dell’ultimo terrorista taqfiro. Il popolo e l’esercito siriani adempiono a ciò che gli antenati ottennero, rafforzando l’indipendenza dopo aver eliminato l’ultimo terrorista in patria.

 

70 anni di trame della CIA in Siria

La CIA sostenne un colpo di Stato di destra in Siria nel 1949. Un agente della CIA coinvolto nel colpo di Stato scrisse diversi libri a riguardo. Douglas Little, professore del dipartimento di storia della Clark University osserva: “Dati declassificati di recente… confermano che dal 30 novembre 1948, l’agente della CIA Stephen Meade s’incontrò segretamente col colonnello Zaym almeno sei volte per discutere della “possibilità di una dittatura sostenuta dall’esercito“. (“Guerra fredda e azione segreta: Stati Uniti e Siria, 1945-1958“, Middle East Journal, Winter 1990, p. 55)

Già nel 1949, la repubblica araba, di recente indipendente, rappresentò un’importante base per i primi esperimenti della CIA nelle azioni segrete. La CIA incoraggiò segretamente un colpo di Stato militare di destra nel 1949. Il motivo per cui gli Stati Uniti l’avviarono? Little spiega: “Alla fine del 1945, l’Arabian American Oil Company (ARAMCO) annunciò piani per la costruzione della Trans-Arabian Pipe Line (TAPLINE) dall’Arabia Saudita al Mediterraneo. Con l’aiuto degli Stati Uniti, ARAMCO si assicurò i diritti di passaggio da Libano, Giordania e Arabia Saudita. Il diritto di passaggio siriano fu bloccato in parlamento. In altre parole, la Siria era l’unico ostacolo al redditizio oleodotto”. Nel 1956, i funzionari di NSA e CIA elaborarono l'”Operation Straggle” per attuare un colpo di Stato “anticomunista” appoggiato dagli Stati Uniti in Siria. Nel 1957, la CIA pianificò un altro colpo di Stato, nome in codice “Operation Wappen“. Dopo che la trama fu smascherata, gli Stati Uniti cercarono un altro modo per rovesciare il governo siriano: “Dopo che il tentato di colpo di Stato fu scoperto, governo e media statunitensi iniziarono a descrivere la Siria come “satellite sovietico”. Un rapporto dell’intelligence suggerì che l’Unione Sovietica avesse consegnato “non più di 123 MiG” al Paese. Il reporter Kennett Love in seguito disse che “c’erano davvero” non più di 123 MiG, “Non ce n’erano proprio”. Nel settembre 1957, gli Stati Uniti dispiegarono una flotta nel Mediterraneo, armarono parecchi vicini della Siria e incitarono la Turchia a schierare 50000 soldati al confine. Il segretario di Stato John Foster Dulles suggerì che gli Stati Uniti invocassero la “dottrina Eisenhower”, la rappresaglia alle provocazioni, e tale intenzione fu successivamente confermata da un rapporto militare. Alcun Stato arabo descrisse la Siria come provocatrice e gli schieramenti militari furono ritirati. Sempre nel 1957, il presidente degli USA e il primo ministro inglese si accordarono per avviare ancora un cambio di regime in Siria. Lo storico Little osserva che la trama del colpo di Stato fu scoperta e sventata: “Il 12 agosto 1957, l’esercito siriano circondò l’ambasciata USA a Damasco. Affermando di aver sventato un complotto della CIA per rovesciare il presidente neutralista Shuqri Quwatly ed installare un regime filo-occidentale, il capo del controspionaggio siriano Abdulhamid Saraj espulse tre diplomatici statunitensi…” Il capo del controspionaggio siriano Saraj reagì rapidamente il 12 agosto, espellendo Stone e altri agenti della CIA, arrestandone i complici e ponendo l’ambasciata USA sotto sorveglianza. Ancora più importante, la Siria aveva anche il controllo di una delle principali arterie petrolifere del Medio Oriente, il gasdotto che collegava i giacimenti petroliferi iracheni alla Turchia. Il rapporto diceva che una volta creata la paura necessaria, incidenti di frontiera e scontri di confine inscenati avrebbero dato il pretesto per l’intervento militare iracheno e giordano. La Siria doveva essere “fatta apparire sponsor di complotti, sabotaggi e violenze contro i governi vicini“, dice il rapporto. “CIA e SIS dovevano usare le proprie capacità nel campo psicologico e nell’azione per aumentare le tensioni“. Il piano prevedeva il finanziamento di un “comitato siriano libero” e l’armamento di “fazioni politiche paramilitari ed altri attivisti” in Siria. CIA e MI6 avrebbero istigato rivolte interne, ad esempio da parte dei drusi nel sud, liberando i prigionieri politici detenuti nella prigione di Mazah ed istigando la Fratellanza musulmana a Damasco.

 

I documenti della CIA del 1983 mostrano che gli Stati Uniti pianificarono: “L’orchestrazione segreta di minacce militari simultanee contro la Siria da tre Stati confinanti ostili: Iraq, Israele e Turchia… Va considerata la possibilità di orchestrare una credibile minaccia militare contro la Siria al fine d’indurre almeno qualche cambiamento moderato nelle sue politiche”. I documenti della CIA mostrano che nel 1986 la CIA elaborò piani per rovesciare la Siria provocando tensioni settarie. I neoconservatori pianificarono nuovamente un cambio di regime in Siria nel 1991. Il generale Wesley Clark, che comandò i bombardamenti della NATO della guerra in Kosovo, disse: “Mi torna in mente… un incontro del 1991 con Paul Wolfowitz. Nel 1991, era sottosegretario alla Difesa per la politica, posizione numero 3 al Pentagono. E io ero andato a vederlo quando ero generale a 1 stella al comando del National Training Center. Dissi: “Signor Segretario, sarà felice dell’esibizione delle truppe con Desert Storm”. E lui disse: “Sì, ma non proprio, perché la verità è che avremmo dovuto sbarazzarci di Sadam Husayn, e non l’abbiamo fatto… Ma una cosa che abbiamo imparato dalla Guerra del Golfo Persico è che possiamo usare il nostro esercito nella regione, in Medio Oriente, e i sovietici non ci fermeranno. E abbiamo circa 5-10 anni per ripulire quei vecchi regimi clienti sovietici; Siria, Iran, Iraq, prima che la prossima grande superpotenza arrivi a sfidarci”.”

 

Nel 1996, neocon statunitensi ed israeliani sostennero: “Indebolimento, contenimento e persino riduzione della Siria…” Il generale Clarke affermò nel 2001 che il Pentagono aveva nuovamente pianificato un cambio di regime contro la Siria: “Ero passato al Pentagono subito dopo l’11 settembre. Circa dieci giorni dopo andai al Pentagono e vidi il segretario Rumsfeld e il vicesegretario Wolfowitz. Scesi di sotto per salutare alcuni dello Stato Maggiore che erano soliti lavorare con me, e uno dei generali mi chiamò. Disse: “Signore, deve entrare per parlarle un secondo”. Dissi, “Beh, sei troppo occupato”. Disse, “No, no. Abbiamo deciso di entrare in guerra con l’Iraq”. Questo fu il 20 settembre. Così tornai a vederlo poche settimane dopo, e in quel momento bombardavamo l’Afghanistan. Dissi: “Stiamo ancora andando in guerra con l’Iraq?” E lui disse: “Oh, è peggio”. Allungò la mano sulla scrivania, prese un pezzo di carta e disse: “L’ho appena fatto scendere dal piano di sopra”, intendendo dall’ufficio del segretario della Difesa, “oggi”, e disse: “Questo è un promemoria che descrive come attaccheremo sette Paesi in cinque anni, a partire dall’Iraq, poi Siria, Libano, Libia, Somalia, Sudan e infine Iran“.” Michel Chossudovsky osserva: “La suddivisione proposta di Iraq e Siria è ampiamente modellata su quella della Federazione Jugoslava divisa in sette “Stati indipendenti” (Serbia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia (FYRM), Slovenia, Montenegro, Kosovo).

 

Secondo Mahdi Darius Nazemroaya, la nuova divisione dell’Iraq in tre Stati rientra nell’ampio processo per ridisegnare la mappa del Medio Oriente. La suddetta mappa fu preparata dal tenente-colonnello Ralph Peters. Fu pubblicata sul giornale delle forze armate nel giugno 2006, Peters è un colonnello in pensione della National War Academy statunitense. Sebbene la mappa non rifletta ufficialmente la dottrina del Pentagono, fu usata in un programma d’addestramento presso il Defense College della NATO per alti ufficiali“.

(Vedasi I piani per ridisegnare il Medio Oriente: il piano per un “nuovo Medio Oriente”, Mahdi Darius Nazemroaya, Global Research, novembre 2006)

 

Un cablo diplomatico statunitense del 13 dicembre 2006 rivela come il governo USA (USG) cercasse le debolezze del governo di Assad da sfruttate per minarlo. William Roebuck, incaricato d’affari presso l’ambasciata USA a Damasco, disse riassumendo il cablo: “Crediamo che le debolezze di Bashar siano nel modo in cui sceglie di reagire a questioni incombenti, percepite o reali, come il conflitto tra riforme economiche (comunque limitate) e trincerate, forze corrotte, questione curda e minacce al regime dalla crescente presenza di islamisti in transito. Questo cablo riepiloga la nostra valutazione su queste vulnerabilità e suggerisce che potrebbero esserci azioni, dichiarazioni e segnali che l’USG può inviare per ampliare le probabilità che tali opportunità si presentino”. Roebuck sostenne che gli Stati Uniti dovevano destabilizzare il governo siriano coordinandosi strettamente con Egitto ed Arabia Saudita per alimentare le tensioni confessionali tra sunniti e sciiti, anche promuovendo timori “esagerati” sul proselitismo sciita tra i sunniti e preoccupazioni per “la diffusione dell’influenza iraniana” in Siria sotto forma di costruzione di moschee ed attività economiche. Gli Stati Uniti iniziarono a finanziare l’opposizione siriana nel 2006… e ad armarla nel 2007. L’ex-ministro degli Esteri francese Roland Dumas disse che la Gran Bretagna aveva programmato azioni segrete in Siria già nel 2009. Disse alla televisione francese: “Ero in Gran Bretagna due anni prima delle violenze in Siria, per altri affari. Incontrai alti funzionari inglesi che mi confessarono che preparavano qualcosa in Siria. Questo in Gran Bretagna non negli USA. La Gran Bretagna preparava l’invasione della Siria”. Nafeez Ahmed nota: “Le e-mail trapelate dalla società d’intelligence privata Stratfor, incluse le note di un incontro coi funzionari del Pentagono, confermano che dal 2011 l’addestramento delle forze speciali di Stati Uniti e Regno Unito dell’opposizione siriana era ben avviato. L’obiettivo era far “collassare” il regime di Assad “dall’interno“.”

 

La verità di Duma

Il 7 aprile veniva inscenato nella città di Duma, a pochi chilometri da Damasco, un finto attacco chimico, propagandato poi dai “caschi bianchi” che filmarono la scena. I media occidentali accusarono, sulla base di tali video artefatti, la morte di 575 civili per mano del governo siriano. Stati Uniti, Regno Unito e Francia, accusando l’attacco di avere natura chimica ed essere opera di Damasco, il tutto senza avere alcuna prova o attendere alcuna indagine, ma semplicemente affermando di avere dell'”intelligence classificata”, cioè che non poteva essere resa pubblica, che gli dava “certezza” che Damasco avesse lanciato l’attacco chimico, proprio nel momento in cui le forze governative liberavano Duma. Nel frattempo, Mosca avvertiva per diversi giorni che si preparava una provocazione, un falso attacco chimico nel Ghuta orientale inscenato dai “caschi bianchi”, ma da attribuire al governo siriano per giustificare l’attacco militare occidentale a supporto dei terroristi sconfitti sul campo dall’Esercito Arabo Siriano. Sulla base di tali accuse infondate, l’occidente quindi effettuava l'”attacco missilistico” del 14 aprile, condotto da una coalizione di forze statunitensi, inglesi e francesi contro la Siria. L’attacco avvenne poche ore prima che gli investigatori dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per la Proibizione delle Armi Chimiche arrivassero sul luogo del presunto attacco chimico, per determinare se ci fosse stato davvero e ad opera di chi. Ma dopo tale attacco missilistico, fallito, i media occidentali intervistavano dei testimoni residenti a Duma. L’“Agence France-Presse” (AFP) intervistava Marwan Jabar, studente di medicina che aveva assistito al presunto attacco chimico, il quale affermò che, “Alcune vittime soffrivano di asma ed infiammazione polmonare. Ebbero cure di routine e alcune furono persino mandate a casa, non avendo alcun sintomo da attacco chimico. Ma alcuni estranei arrivarono creando caos e cospargendo la gente di acqua, e alcuni di loro filmavano la scena“. Inoltre, il giornalista Robert Fisk, dell’“Independent”, si recava a Duma per parlare col personale medico della città. Qui, un medico siriano, Asim Rahaibani, dichiarava al giornalista inglese Fisk che i pazienti che avevano ricoverato nel locale ospedale non erano avvelenati da gas, ma afflitti da carenza di ossigeno, essendo rimasti chiusi per giorni in tunnel e scantinati pieni di spazzatura, soprattutto quando la notte del 7 aprile, i bombardamenti scatenarono una tempesta di polvere sulla città vicina a Damasco. Rahaibani gestiva la “clinica sotterranea Punto 200″; “Ero con la mia famiglia nel seminterrato di casa a trecento metri da qui, quella notte, ma tutti i dottori sanno cosa successe. Ci fu un pesante bombardamento su Duma, quella notte c’era vento ed enormi nuvole di polvere cominciarono ad infiltrarsi negli scantinati dove vivevano i civili. La gente cominciò ad arrivare soffrendo di ipossia, assenza di ossigeno. Poi qualcuno alla porta, un “casco bianco”, gridò “gas!”, e cominciò il panico. La gente iniziò a gettarsi l’acqua a vicenda. Sì, il video fu girato qui, è vero, ma chi vi appariva erano persone che soffrivano d’ipossia, non d’intossicazione da gas“. I “caschi bianchi”, affermò Fisk, “Sono in parte finanziati dal ministero degli Esteri inglese e la maggior parte degli uffici locali era gestita da gente di Duma. Ho trovato i loro uffici distrutti non lontano dalla clinica del dott. Rahaibani. Una maschera antigas era rimasta fuori da un contenitore di cibo forato e una pila di sporche mimetiche giaceva in una stanza…. Il posto era pieno di capsule, attrezzature mediche e fiale, lenzuola e materassi rotti”. Nel frattempo, sempre a Duma, unità russe trovavano un deposito di sostanze adatte alla produzione di armi chimiche; secondo lo specialista della difesa chimica Aleksandr Rodionov, “Le sostanze scoperte, come il tiodiglicole e la dietanolamina, sono necessarie per la produzione del gas mostarda. Inoltre, nel deposito fu trovato un cilindro contenente cloro, simile a quello usato dai terroristi per allestire la storia del falso attacco chimico. Si può concludere che tale laboratorio fu utilizzato dai gruppi terroristici per la produzione di sostanze velenose“. L’ex-comandante delle forze speciali inglesi (SAS) maggiore-generale Jonathan Shaw intanto dichiarava: “Perché Assad dovrebbe usare armi chimiche in questo momento? Ha vinto la guerra. Non è solo una mia opinione, è condivisa dai comandanti delle Forze Armate statunitensi. Non c’è alcun fondamento logico per un coinvolgimento di Assad. Ha convinto i ribelli a lasciare le aree occupate sugli autobus. Ne ha ripreso il territorio. Allora, perché dovrebbe preoccuparsi di gassarli? I jihadisti e i vari gruppi d’opposizione che combattevano contro Assad avevano più motivi per lanciare un attacco con armi chimiche e farne sembrare Assad responsabile. Il loro motivo era coinvolgere gli statunitensi nella guerra, dopo che Trump aveva detto che gli Stati Uniti avrebbero lasciato la Siria affinché altri risolvano la guerra“. Le stesse opinioni furono espresse dall’ammiraglio Lord West, ex-capo della Royal Navy. “Se dovessi consigliare il Presidente Assad, perché dovrei usare armi chimiche a questo punto? Non ha alcun senso.

 

Ma dei gruppi d’opposizione jihadista potrei capire perché lo farebbero”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonti

Daily Mail

Global Research

Independent

Syria Times

The Duran

The Duran

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