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8 Marzo 2019

 

In Groenlandia piove sempre di più e la calotta glaciale si scioglie

 

Un nuovo studio mostra conseguenze del riscaldamento di cui finora si sapeva ben poco

 

La calotta glaciale della Groenlandia si sta riducendo. Le misurazioni dimostrano che perde circa 270 miliardi di tonnellate di ghiaccio all’anno e gran parte sottoforma di acqua di fusione dalle superfici dei  ghiacciaio. Lo studio “Increased Greenland melt triggered by large-scale, year-round cyclonic moisture intrusions”, pubblicato su The Cryosphere da Marilena Oltmanns (GEOMAR Helmholtz-Zentrums für Ozeanforschung),  Fiammetta straneo (Scripps Institution of Oceanography) e Marco Tedesco (Columbia University e NASA Goddard Institute for Space Studies) ha cercato di capire le cause esatte di questi processi di fusione e ha scoperto che «l’aumento delle precipitazioni sulla Groenlandia può causare danni a lungo termine alla calotta glaciale».

A GEONAR ri cordano che «La calotta glaciale della Groenlandia è la più grande area permanentemente congelata della terra dopo l’Antartico. Ma la calotta del ghiaccio si sta restringendo. All’incirca dal 1990, le temperature medie sui ghiacciai interni sono o in estate fino a 1,8 gradi Celsius e in inverno fino a 3 gradi Celsius. Di conseguenza, la calotta glaciale perde circa 270 miliardi di tonnellate di ghiaccio all’anno. Si è to a lungo ipotizzato che gli iceberg che si staccano dalle lingue dei ghiacciai e si spostano nell’oceano ne costituiscano la parte più grande. Ma studi recenti dimostrano che il deflusso diretto dell’acqua di fusione  contribuisce fino al 70% alla perdita».

Secondo lo studio pubblicato dal team tedesco e statunitense, le piogge che cadono sui ghiacciai della Groenlandia sono sempre più tra i fattori scatenanti della formazione di acqua di fusione. La Oltmann sottolinea che «Il tempo piovoso sta diventando sempre più comune in alcune parti della calotta glaciale della Groenlandia, il che porta anche a eventi di scioglimento a breve termine in inverno».

Per individuare le esatte cause della formazione di acqua di fusione sulla superficie dei ghiacciai della Groenlandia, i ricercatori tedeschi e statunitensi hanno messo insieme immagini satellitari ed osservazioni meteorologiche sul posto dal 1979 al 2012. I satelliti possono mappare lo scioglimento dei ghiacci in tempo reale e distinguere tra neve ed acqua di fusione. Diverse stazioni meteorologiche automatizzate dispiegate sui ghiacciai forniscono simultaneamente dati su temperatura, vento e precipitazioni. Combinando i due dataset,  i ricercatori sono stati in grado di identificare più di 300 eventi in cui la pioggia è stato il principale fattore scatenante di un processo di fusione. «E’ stata una sorpresa . ha detto la  Oltmanns – Nel corso del periodo preso in esame, gli scioglimenti legati alla pioggia e ai suoi effetti a catena sono addirittura raddoppiati in estate e triplicati nelle altre stagioni.  La pioggia totale sopra la calotta glaciale non è cambiata. Ciò che è cambiato è stata la forma delle precipitazioni».
Gli eventi piovosi sono associati all’aumento dei venti meridionali che portano aria calda e umida dall’oceano sopra la calotta glaciale. A GEOMAR spiegano ancora: «Come risultato del riscaldamento a lungo termine, sta diventando sempre più comune che le condizioni atmosferiche superino la soglia in cui la precipitazione avviene sotto forma di pioggia anziché di neve. Oltre all’aria calda, l’acqua liquida porta molto calore. Nel frattempo, i venti caldi che hanno portato la pioggia formano nuvole che intrappolano il caldo  sui ghiacciai».
In parte, la pioggia che cade sul ghiaccio si congela di nuovo, ma trasforma la neve candida e riflettente in masse di ghiaccio più scure e più dense che, quando più tardi batte il sole, si riscaldano e si svolgono più velocemente. Così eventi piovosi estivi o primaverili possono favorire lo scioglimento della calotta glaciale i anche settimane dopo.

Jason Box, un glaciologo non coinvolto nel nuovo studio, ha detto a BBC News che la ricerca si basa su precedenti studi che lui e i sui colleghi hanno pubblicato nel 2015, scoprendo che le piogge estive potrebbero aumentare il tasso di fusione dei ghiacciai: «Poiché l’acqua ha un alto contenuto di calore, bastano solo 14 mm di pioggia per sciogliere 15 cm di neve, anche se la neve ha una temperatura di meno 15° C. C’è una soglia semplice, il punto di fusione, è quando la temperatura è superiore a quella della pioggia invece che della neve. Quindi, in un clima in riscaldamento non è rocket science che avremo più pioggia che neve ed è una ragione in più per cui la calotta di ghiaccio può andare in deficit invece di essere in surplus».

Box ha raccontato di quando ha subito improvvisi acquazzoni mentre era accampato sulla banchisa ghiacciata: «Dopo settimane di sole, ha iniziato a piovere su di noi e ha completamente trasformato la superficie: è diventata più scuro. E mi sono convinto – solo vedendolo lì con i miei occhi – che per sciogliere la calotta glaciale della Groenlandia la pioggia è importante tanto quanto le forti giornate di sole».

Finora, si era  ipotizzato che i ghiacciai della Groenlandia si stessero restringendo, perché una maggiore massa di ghiacci si stava sciogliendo in estate, rispetto all’aggiungersi di nuove precipitazioni nell’arco dell’intero anno. Ma a causa dello spostamento spaziale e temporale del confine pioggia-neve, gli stessi eventi i contribuiscono sempre più alla perdita di ghiaccio. La Oltmanns  conclude: «Questi eventi meteorologici e le loro molteplici conseguenze dovrebbero essere presi in considerazione anche nei modelli climatici e oceanici. Infine, la perdita di ghiaccio in Groenlandia è anche un fattore importante nell’innalzamento globale del livello del mare».

 

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