Fonte: Il giornale del Ribelle

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16/02/2019

 

Un nuovo "ipse dixit"

di Simone Torresani

 

Ispirato dagli "scioperi scolastici del venerdì" davanti al Parlamento di Stoccolma ad opera dell'attivista ambientalista svedese Greta Thunberg, il 15 marzo prossimo si terrà in numerose località del mondo il "Friday for Future", il primo sciopero internazionale degli studenti (ma non solo, già in molti cavalcano l'onda) per chiedere ai governi di impegnarsi a contrastare i cambiamenti climatici di presunta origine antropica dovuti essenzialmente ai combustibili fossili. Di presunta origine antropica, perché questo vuole ormai la vulgata e la narrazione mainstream: il fatto che la storia climatica sia formata da continui cicli di cambiamenti (almeno tre o quattro negli ultimi due millenni) e che vi sia una bella differenza tra i verbi "inquinare"(il mondo) e "modificare"(il clima) ovviamente non viene mai presa in considerazione. Ora, già il fatto che la climatologia sia una scienza presume l'assunto che detta scienza si debba fondare sul dubbio e sull' ascoltare più campane, non sulla criminalizzazione e l'ostracizzazione di tutti gli studi che dimostrino come almeno da diversi anni il global warming si sia fermato e che non sia affatto vero che i ghiacci artici siano ai minimi storici. Ma lo ha detto l'ONU, lo ha detto l'IPCC e quindi va tutto bene. Un bel regresso scientifico-culturale: siamo tornati all' "ipse dixit" aristotelico dell'età preindustriale e premoderna, a questo punto tanto varrebbe riabilitare il cardinale Bellarmino e papa Urbano VIII che misero la museruola a Galileo. Bellarmino santo lo è già, aspettiamo l'apoteosi di Urbano VIII "dalla barba bella che dopo il Giubileo impone la gabella" o se preferite "quod non fecerunt barbari, Barberini fecerunt" per dirla alla Pasquino. Lasciamo perdere queste amenità e ritorniamo seri.
È lodevole e meritorio che un movimento internazionale di studenti abbia a cuore il futuro della Terra, la nostra casa comune, che manifesti per scuotere le coscienze e per uscire dall' ormai obsoleto, inquinante e ingombrante paradigma delle energie fossili e degli idrocarburi, sempre più devastanti e pericolosi per la biosfera e l'ambiente. Attenzione: per la biosfera e per l'ambiente, non per il clima, in quanto spiace dirlo ma l'equazione idrocarburi+C02=global warming non è scientificamente e matematicamente certa. Il grosso problema, il gigantesco equivoco di fondo, è che tale movimento auspica uno "sviluppo sostenibile" con le energie rinnovabili quando prima di tutto "sviluppo sostenibile" è un ossimoro, in quanto in un Pianeta finito come il nostro nessuno sviluppo-concetto basato sulla crescita esponenziale-col tempo risulta essere sostenibile. Le energie rinnovabili non emettono emissioni inquinanti per l'atmosfera, è verissimo, ma il loro impatto a livello ambientale è comunque devastante lo stesso. E anche qua si nota tutta la confusione intellettuale di un movimento che ragiona anziché in maniera olistica, con lo schema degli scompartimenti stagni. Le trivelle devastano, siamo d'accordo. Ma le pale eoliche, oltre che ad essere paesaggisticamente un pugno nell'occhio, forse non producono un inquinamento acustico terribile?  Vogliamo poi parlare delle meraviglie dell'"Internet delle cose", cornucopia mirabolante che necessita però di volumi enormi d'energia elettrica e il cui primo passo saranno le connessioni 5G, cioè viaggianti ad una frequenza di 27,5 Ghz ma con una durata di viaggio limitata rispetto al 4g, il che comporta che per connettere tra loro numerosi oggetti per chilometro quadrato saranno necessarie gran numero di miniantenne messe ovunque, anche sui pali della luce? E dei pericoli di un massiccio elettrosmog con rischi connessi alla salute delle persone? O forse voi non ci pensate? Vi saranno sensori dappertutto, con l'internet delle cose e il 5G che magari domani sarà 6G, 7G, 8G e ci saranno le microantenne anche nel cesso di casa, che vi tirerà lo sciacquone in anticipo mentre voi morirete di cancro a sessant' anni circa. Perché vedete, cari i miei studenti millennials che appena qualcuno fa una cosa voi la fate diventare "virale" in Rete (come gli scioperi della Thunberg) tutte queste cose voi non le mettete in discussione, per nulla. O magari non ci pensate. Gas, carbone e petrolio sono i cattivi, elettrosmog e impatti ambientali discutibili delle rinnovabili sono i "buoni". O forse a voi fa comodo distinguere in buoni e cattivi, perché è un alibi perfetto per non mettere in discussione le fondamenta della baracca che hanno un nome e un cognome ben preciso: capitalismo selvaggio iperliberista con tecnologia e scienza piegati ad esso e ai suoi voleri.
L'abbandono del fossile deve essere una fase di transizione epocale, lunga, mirata, graduale e ragionata verso strutture di economia più rispettose dell'uomo e dell'ambiente. È il capitalismo iperliberista sposato a scienza e tecnologia il nemico numero uno dell'ambiente e del Pianeta. Sono la mancanza di senso del limite e il progresso accelerato continuo che ci faranno sbattere ai 200 km orari contro il muro. Il petrolio, le trivelle, la TAP, la TAV, sono solo la punta dell'iceberg. E la punta è la minima parte dell'iceberg, quella che si vede. Sotto vi è tutto il resto e voi non lo vedete.Non vogliatemene quindi, cari scioperanti climatici millennials, se un neoquarantenne della Generazione X-quelli di mezzo, nati con l' analogico e divenuti col tempo digitali e che forse vivono tra due mondi o tra due secoli "l' un contro l' altro armato", non appoggerà per nulla e in nessun modo il vostro sciopero e neppure ne divulgherà la notizia a parenti ed amici, a vicini e lontani.
Per concludere scrivo che non ho nulla contro di voi. Al contrario, mi piace il vostro attivismo e il vostro spirito di iniziativa. Apprezzo la vostra idea che ha un fondo davvero nobile. Ma non quadriamo sulla direzione. Posso solo dirvi una cosa: ho 40 anni tondi tondi ed è da quando ero in terza elementare che pronosticavano ghiacciai sciolti, apocalissi varie e clima impazzito e sparizione di intere isole entro il 2000. Ora siamo nel 2019 e le Maldive esistono ancora...La prima conferenza sul clima fu Rio de Janeiro 1992, l'ultima (al momento) Katowice 2018 e sempre lo stesso appello: "manca poco, fate presto". In ventisei anni tante chiacchiere e risultati pessimi, direi, se ad ogni conferenza si ripete l'allarme "fate presto, 5 gradi in più entro un secolo!". Anche nel 2011 con lo spread italiano a 565 punti base si gridò "fate presto" e presto lo fecero, eccome! se qualcuno ha buona memoria. Traetene voi le conclusioni e non vogliatemene per queste mie riflessioni.

 

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