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26 settembre 2019

 

Gli oceani stanno proteggendo la Terra. Ma non durerà a lungo

di Federico Brocchieri 

Delegato giovanile italiano al UN youth climate summit

 

Il nuovo rapporto speciale dell’Ipcc mostra come, a partire dagli anni Settanta e Ottanta, i mari hanno assorbito oltre il 90% del calore in eccesso nel sistema climatico. Un articolo del delegato italiano allo UN Youth Climate Summit

 

Il messaggio è chiaro: restano pochi anni a disposizione per ridurre in maniera drastica le emissioni di gas serra nell’atmosfera e salvare la Terra. Gli oceani ci stanno proteggendo, ma non potranno continuare così a lungo.

Il nuovo rapporto speciale dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), “Oceani e Criosfera in un Clima che Cambia”, mostra i mutamenti fisici e gli impatti subiti da oceani e criosfera, evidenziando attraverso una serie di scenari le migliori opzioni a disposizione della politica per contenere al minimo gli impatti presenti e futuri sulle popolazioni e gli ecosistemi. Si tratta del terzo rapporto speciale prodotto dall’Ipcc negli ultimi mesi, dopo quelli sugli impatti del riscaldamento globale di 1,5 gradi centigradi e sul rapporto tra cambiamento climatico e desertificazione, degrado del suolo, gestione sostenibile del territorio e sicurezza alimentare.

 

A partire dagli anni Settanta e Ottanta, gli oceani hanno assorbito rispettivamente oltre il 90% del calore in eccesso nel sistema climatico e il 20-30% delle emissioni globali di anidride carbonica. Da un lato, questo ha costituito un freno all’aumento stesso delle temperature e della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera; dall’altro, si è verificata un’acidificazione degli oceani e un aumento senza sosta della propria temperatura, più che raddoppiata negli ultimi due decenni. Quando questa capacità di assorbimento si ridurrà, fino a esaurirsi, l’atmosfera si ritroverà a far fronte ad una pressione ancor maggiore.

 

Parallelamente, la perdita dei ghiacci rischia di accelerare il processo. Secondo il rapporto, negli ultimi decenni la criosfera ha visto il ritiro di numerosi ghiacciai marini e continentali, nonché la perdita di ampie superfici delle calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide. Per via dell’effetto albedo, i ghiacci hanno agito sino ad oggi come “specchio”, riflettendo buona parte della radiazione solare ricevuta: per via del loro scioglimento, tuttavia, questo effetto potrebbe ridursi sensibilmente contribuendo a un maggiore accumulo di calore sia da parte degli oceani che dell’atmosfera, con un effetto a catena (feedback positivo) che potrebbe portare a un ulteriore e più rapido scioglimento degli stessi ghiacci.

Conseguenza diretta dello scioglimento dei ghiacci è stato poi il progressivo aumento del livello dei mari, complessivamente pari a 16 centimetri dal 1902 al 2015. Ma nell’ultimo decennio si è osservata un’accelerazione senza precedenti, di 2,5 volte superiore rispetto alla media del secolo scorso.

Dalle osservazioni sui cambiamenti fisici osservati, è quindi evidente quanto la situazione sia critica e quanto siano severi gli impatti (attuali e potenziali) sugli ecosistemi. Le previsioni future, è chiaro, variano a seconda delle decisioni sulla riduzione delle emissioni che verranno prese a livello globale. Secondo il rapporto, però, gli impatti su oceani e criosfera proseguiranno almeno fino al 2050 a ritmi crescenti, mentre nella seconda metà del secolo potrebbero diminuire d’entità qualora adottassimo da subito misure drastiche per la riduzione delle emissioni di gas serra. Perché ciò accada, è essenziale che i Paesi si impegnino al più presto per un aumento delle ambizioni globali, dando piena attuazione a quanto previsto dall’Accordo di Parigi.

Come sempre, il futuro dipenderà dalle nostre scelte.

 

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