https://www.lettera43.it/

22 aprile 2019

 

Chi è il gruppo jihadista accusato della strage Sri Lanka

 

Si chiama 'National Thowheed Jamath', e secondo i media indiani è noto soprattutto per avere vandalizzato alcune statue buddiste. Ma per il governo non può avere agito da solo

 

Era salito agli onori delle cronache nel 2018, ma solo per un episodio di vandalismo, il gruppo jihadista dello Sri Lanka accusato dal governo di Colombo di essere dietro la strage costata la vita ad almeno 290 persone 
il giorno di Pasqua: il National Thowheed Jamath (Ntj) è un gruppo radicale musulmano, che secondo i media indiani è noto soprattutto per avere vandalizzato alcune statue buddiste.

 

POCHE INFORMAZIONI SULL'ORGANIZZAZIONE

Le notizie sulle origini dell'Ntj sono frammentate: secondo alcuni potrebbe trattarsi di un ramo dell'ex Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte, più comunemente conosciuta come Tamil Tigers), l'organizzazione militantetamil basata nel Nord Est dello Sri Lanka e sconfitta durante la presidenza di Mahinda Rajapaksa (2005-2015). Un gruppo, l'Ntj, da non confondersi con la Tamil Nadu Thowheed Jamath (Tntj), organizzazione islamica non politica basata nello Stato indiano di Tamil Nadu nata nel 2004 da una costola dell'organizzazione non governativa musulmana Tamil Nadu Muslim Munnetra Kazagham (Tmmk). La Tntj, infatti, si propone di insegnare il vero Islam sia ai musulmani, sia ai non musulmani ed è impegnata nel sociale. Sulla sua pagina Facebook, l'organizzazione ha «duramente condannato» gli attentati del 21 aprile, che peraltro nessuno ha ancora rivendicato.

 

I SOSTENTORI DELL'ISIS AVREBBERO FESTEGGIATO LA STRAGE

In ogni caso, lo stesso governo dello Sri Lanka ha riconosciuto che probabilmente l'Ntj non ha agito da solo. Il sottosegretario al governo Rajitha Senaratne, infatti, ha detto di non ritenere che «gli attacchi possano essere stati portati avanti solo da un gruppo di questo Paese. C'è una rete internazionale senza la quale questi attacchi non sarebbero riusciti». Intanto, secondo i media internazionali sostenitori dell'Isis stanno festeggiando la strage, sostenendo che si tratta di una vendetta per il recente massacro nelle moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda, e della campagna miliare a guida Usa in Siria. Celebrazioni che secondo Rita Katz, direttrice del Site (il sito che monitora le attività dei jihadisti online), potrebbero spianare la strada all'Isis per rivendicare la carneficina nello Sri Lanka.

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https://www.huffingtonpost.it/

22 aprile 2019

 

Sri Lanka, il marchio jihadista sull'ecatombe di Pasqua

di Umberto De Giovannangeli

 

Il giorno dopo la strage è l'ora delle accuse che scuotono il governo

 

Il giorno dopo l'ecatombe di Pasqua, in Sri Lanka è il giorno dei veleni, delle accuse che scuotono il governo. Il giorno dell'affermarsi della pista islamica. Il bilancio provvisorio è di almeno 290 vittime e circa 500 feriti. A Colombo è stato colpito il santuario di Sant'Antonio, gli hotel di lusso Shangri-La, Kingsbury e Cinnamon Grand Colombo; un piccolo hotel a Dehiwala, periferia meridionale, vicino allo zoo. A Negombo, a nord della capitale, è stata colpita una chiesa. Un'altra chiesa è stata attaccata a Batticaloa, nell'est del Paese, nella parte opposta dell'isola. I primi arresti Sono almeno 24 le persone sospette arrestate finora. Secondo il premier Ranil Wickremesinghe, "finora i nomi emersi sono tutti locali" ma gli inquirenti stanno cercando di verificare se i terroristi avessero eventuali "contatti all'estero". Il sospetto è che i jihadisti locali (in un Paese in cui i musulmani sono un'esigua minoranza) abbiano goduto di appoggi dall'estero. "Non crediamo che questi attacchi siano stati condotti da un gruppo di persone limitate a questo Paese", ha affermato il portavoce del governo, Rajitha Senaratne. "C'era una rete internazionale senza la quale gli attacchi non sarebbero potuti accadere".

Il premier ha aggiunto che si sta cercando di capire "perché non siano state prese precauzioni adeguate", ma ha ribadito che la priorità del governo è "catturare i terroristi": "Dobbiamo cercare per prima cosa e prima di tutto che il terrorismo non rialzi la testa in Sri Lanka ". Intanto, in tutto lo Sri Lanka era stato proclamato un coprifuoco nazionale, durato 12 ore, dalle 18:00 di ieri alle 6:00 di questa mattina, quando è stato revocato. Nelle ore successive, però, è stato imposto un nuovo coprifuoco, dalle 20:00 di questa sera, alle 4:00 di domani mattina. Rimangono ancora chiuse le scuole e la Borsa. Resta il blocco di tutti i social network, deciso ieri "per il tempo necessario a chiudere le indagini" per evitare il diffondersi di fake news o di informazioni che ostacolino gli inquirenti.

L'allerta resta al livello massimo. Oggi una nuova esplosione è avvenuta all'interno di un furgone vicino ad una chiesa a Colombo, mentre gli artificieri stavano disinnescando l'ordigno. La polizia ha inoltre trovato 87 detonatori vicino la principale stazione di autobus della capitale cingalese. Dal Dipartimento di Stato Usa arriva un avviso, secondo il quale i gruppi terroristici stanno continuando a pianificare attentati in Sri Lanka, con località turistiche, centri commerciali, alberghi, aeroporti e chiese come possibili obiettivi: "I terroristi possono attaccare con poco o nessun preavviso", per questo è raccomandata la massima attenzione. Nonostante l'ipotesi della presenza di una rete internazionale, il governo ritiene che dietro gli attentati ci sia il gruppo estremista islamista locale, il National Thowheeth Jamàath (NTJ). Gli attacchi di Pasqua sono stati i peggiori mai verificatisi contro i cristiani in Sri Lanka, dove rappresentano una minoranza: su 21 milioni di abitanti, solo il 7% è cristiano. Sarebbero almeno 35 gli stranieri tra le vittime degli attentati di ieri. Le nazionalità accertate al momento sono otto: Usa, Danimarca, Cina, Giappone, Pakistan, Marocco, India e Bangladesh secondo il portavoce dell'Ospedale Nazionale. Tra le vittime straniere già identificate, tre danesi, sei indiani, due cinesi, un portoghese, due ingegneri turchi, due australiani, un olandese, un giapponese. Le autorità Usa hanno comunicato la morte di "molti cittadini americani, identificando la prima vittima. Si chiamava Dieter Kowalski, un quarantenne di Denver, in Colorado

A Roma, il nostro Ministero degli Esteri sta ancora vagliando la situazione, avendo escluso in prima battuta che vi siano italiani nella lista delle vittime. "Siamo chiusi in albergo per il coprifuoco che ci sarà fino alle 6 di domattina. Poi, una volta cessato, ci allontaneremo al più presto da Colombo. Siamo spaventati". È la testimonianza di Giusi Bortone, medico originario di Camerota (Salerno) ma residente a Parma, atterrata stamani a Colombo. "Siamo arrivati alle 10 - dice al telefono - e mentre stavamo ritirando i bagagli un ragazzo ci ha informato delle esplosioni. Poi abbiamo visto le immagini dei tg in aeroporto". Negli attentati sono rimasti uccisi anche tre dei quattro figli del patron danese di Asos Nei giorni prima degli attacchi Alma, una delle figlie del miliardario Anders Holch Povlsen, aveva postato su Instagram una foto dei suoi fratelli nella piscina di un albergo.

Tra le vittime ci sono anche una famosa chef, volto noto della televisione dello Sri Lanka, e la figlia. La famiglia di Shantha Mayadunne, la chef era alloggiata all'hotel Shangri-La, nella capitale Colombo, che era uno dei quattro hotel attaccati con bombe ieri mattina. La figlia di Shantha, Nisanga, ha pubblicato una foto su Facebook poco prima dell'esplosione che mostrava "Colazione di Pasqua con la mia famiglia". Tutte e due sono morte nell'esplosione. Nisanga aveva studiato all'Università di Londra, secondo la sua pagina sui social media. A salvarsi per pochi minuti dall'esplosione che ha colpito il Cinnamon Grand Hotel, per pochi minuti è stata invece un'attrice tamil, Radikaa Sarathkumar, che ai suoi 1,4 milioni di follower su Twitter ha scritto: "Ho appena lasciato Colombo Cinnamon Grand Hotel ed è stato attaccato, non posso credere che sia successo, è sconvolgente". Anche il marito, attore e fondatore di un partito politico tamil in India, l'All India Samathuva Makkal Katchi, ha twittato: "Condanno il vile atto di terrore a Colombo, il nostro cuore è con le vite innocenti perse nell'attacco". Intanto tra il governo e il presidente, che è anche ministro della Difesa, Maithripala Sirisena, la tensione è alle stelle: "Le autorità sono state avvertite due settimane prima degli attacchi e avevano anche i nomi degli aggressori, ma queste informazioni non sono state condivise con il primo ministro Wickremesinghe", ha denunciato il ministro della Salute, Rajitha Seranatne, citato dal Guardian. Sembra che il capo della polizia dello Sri Lanka avesse emesso un avvertimento, l'11 aprile, con il quale dichiarava che "un'agenzia di intelligence straniera" aveva riferito circa la pianificazione di attacchi contro le chiese da parte del gruppo estremista locale. "La raffica di attentati ha messo in evidenza una grande preparazione- rimarca sul Corriere della Sera Guido Olimpio, tra i più documentati conoscitori del terrorismo internazionale - Una dinamica che ha ricordato le stragi di al Qaeda e Stato islamico con luoghi di culto e hotel presi di mira da almeno 7 kamikaze, un modo per unire i bersagli. I cristiani locali, gli stranieri. Un'agenda locale mescolata con una internazionale. Sono serviti diversi 'ingredienti': l'esplosivo, la preparazione degli uomini-bomba, il coordinamento, i movimenti, la ricognizione sui target per studiare punti deboli, la mimetizzazione per non essere scoperti. All'Hotel Shangri-la, ad esempio, due terroristi hanno preso una camera dal giorno precedente per mescolarsi tra i clienti ed avere un accesso più facile". L'ex colonia britannica di Ceylon è reduce da una lunga stagione di guerriglia interna che si è conclusa nel 2009 con la sconfitta del movimento separatista Tamil, le Tigri del Tamil Eelam. Il conflitto, durato 30 anni e costato la vita a oltre 100 mila civili e a 50.000 combattenti, ha lasciato strascichi nella società e il mese prossimo ricorre il decimo anniversario degli accordi di pace in un clima di malcontento verso il governo di unità nazionale varato nel 2015. A gennaio, tra l'altro, i Tamil avevano denunciato la decisione del presidente Maithripala Sirisena di promuovere alla guida dell'esercito un generale accusato dall'Onu di crimini di guerra contro i separatisti. Gli obiettivi di questa ondata di attacchi fanno pensare a una possibile matrice religiosa e islamica piuttosto che etnica (i Tamil sono divisi tra induisti, buddisti, cristiani e musulmani). La dinamica degli attacchi, la complessa pianificazione, un sofisticato coordinamento, gli obiettivi prescelti, il giorno altamente simbolico per la cristianità: tutto convoglia verso il terrorismo islamico: un insieme di fattori che secondo gli investigatori ricorda in parte l'ondata di attentati a Mumbai nel 2008, firmata dagli islamisti pachistani di Lashkar-e-Taiba. In quell'occasione, nel mirino c'erano due alberghi di lusso, una stazione di bus e un centro ebraico. Allora però gli attacchi erano concentrati in una sola città, e i terroristi avevano anche preso ostaggi. I sostenitori dell'Isis celebrano l'ecatombe di Pasqua convinti che gli attacchi contro chiese e hotel in Sri Lanka rappresentino una vendetta per la carneficina del mese scorso in due moschee di Christchurch (Nuova Zelanda) in cui morirono 50 persone. Gli attentati di ieri non sono stati ancora rivendicati, ma secondo Rita Katz - direttrice del Site (il sito che monitora le attività dei jihadisti online) – "dilagano i post» sulle esplosioni sui canali media affiliati all'Isis, in cui vengono anche pubblicate preghiere affinché "Allah accolga" gli attentatori. Secondo Katz, riportano i media britannici, queste celebrazioni potrebbero spianare la strada all'Isis per rivendicare la strage nello Sri Lanka.

La direttrice del Site sottolinea che gli attacchi di ieri assomigliano molto a quello del 27 gennaio scorso contro la cattedrale di Jolo, nelle Filippine, in cui due kamikaze si sono fatti esplodere uccidendo 20 persone e ferendone 102. Un attentato che è stato rivendicato dall'Isis. La Jihad globalizzata ha il pianeta come campo di battaglia, ed ha capovolto la sua priorità: non più la "statualizzazione" del "Califfato" – cancellata dalla disfatta militare in Siria e Iraq dell'Isis – ma una globalizzazione della "Guerra di civiltà" vista dal fronte dell'Islam radicale. Una "Guerra" totale che s'innesta su rivendicazioni di carattere locale, intrecciandosi, spesso, con spinte separatiste o islamo-nazionaliste.

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