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25 Dicembre 2019

 

Natale di orrori per Silvia, Leah e Huma: schiave sessuali di jihadisti, perchè cristiane!

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

 

La ventenne italiana in mano ad Al Shabaab
mentre la giustizia kenyana si fa fuggire un rapitore

La sedicenne nigeriana detenuta da Boko Haram
perchè non vuole convertirsi all’Islam

La quattordicenne pakistana ancora sotto sequestro

 

La ventunenne Silvia in Somalia, la sedicenne Leah in Nigeria, la quattordicenne Huma in Pakistan. Tutte e tre hanno vissuto un Natale dell’orrore nelle mani dei loro rapitori estremisti islamici che ne avrebbero fatto le loro “mogli” al fine di giustificare di fronte al Corano la loro schiavitù sessuale. Nessuna femminista si è ricordata di loro nemmeno nella festività della pace e della gioia: non solo per chi crede nella celebrazione della nascita del salvatore Gesù Cristo ma pure per chi festeggia semplicemente secondo la tradizione nordica “pagana” di Santa Claus.

Lacrime, violenze fisiche e sessuali, umiliazioni piscologiche, lontane dall’affetto dei loro familiari che ignorano pure la loro sorte. E’ facile immaginare come la giovane donna e le due adolescenti abbiano trascorso la giornata più lieta dell’anno…

La ricorrenza dell’Avvento del Messia è latrice del messaggio universale di Fede, Speranza e Carità, ma soprattutto di amore verso il prossimo e di libertà della persona umana, grazie alla quale la cultura islamica ha potuto proliferare anche in Occidente ottenendo agevolazioni pubbliche per aprire moschee: cosa inimmaginabile in molti paesi musulmani dove i Cristiani sono continuamente perseguitati come riferito negli ultimi vari reportage di Gospa News.

Da pochi giorni abbiamo scritto la storia tremenda della cristiana Huma Younas, la più piccola delle tre, sequestrata sebbene poco più che fanciulla da un musulmano sunnita pakistano e convertita a forza all’Islam per avere il diritto legale di sposarla in un paese dove le spose bambine sono una drammatica realtà al pari dei rapimenti di cristiani.

Mancano pochi minuti al 26 dicembre, la giornata in cui il Cristianesimo festeggia il primo martire Santo Stefano, uno dei sette diaconi scelti dagli apostoli per battezzare i nuovi accoliti. E’ l’occasione per ricordare anche le altre due ragazze di cui, da oltre un anno, non si hanno notizie certe ma soltanto indicazioni frammentarie.  Due giovani dal sorriso terso e splendente che con ogni probabilità stanno vivendo torture fisiche e psichiche forse persino peggiori di un immediato martirio, almeno per chi crede nella vita eterna.

Silvia Costanza Romano è la ventenne cooperante di Milano rapita il 20 novembre 2018 nel villaggio di Chakama, in Kenya, dove insegnava ai bambini orfani a leggere e scrivere con amore smisurato ed infinita dolcezza. Non si sa se o quanto fosse credente ma viveva con esemplare altruismo d’impronta cristiana. Secondo l’intelligence italiana si troverebbe ora nelle mani dei terroristi fondamentalisti Al Shabaab, la costola somala di Al Qaeda.

 

Mentre Leah Sharibu è la nigeriana rapita il 19 febbraio 2018 a Dapchi, Nigeria, quando aveva solo 16 anni, dai famigerati islamisti di Boko Haram, vicini all’Isis. Fu catturata insieme ad oltre 100 ragazze. Ma lei è l’unica a non essere stata liberata perché cristiana e non ha voluto cedere alla conversione forzosa anche solo “formale” all’Islam.

LA SURA DI MAOMETTO SULLE SCHIAVE SESSUALI

Tutte e tre sarebbero tenute sotto sequestro ed utilizzate con ogni probabilità come mogli-schiave come già capitato a Marwa Khedr, rimasta incinta a 10 anni, e Nadia Murad Basee Taha, premio Nobel per la Pace 2018, tra le poche giovani di cui si conosce la storia nella moltitudine dei 6500 yazidi rapiti in Iraq dai feroci miliziani dello Stato Islamico, forti dell’interpretazione estremista di una Sura del Corano.

L’odio verso il nemico infedele è insito nella cultura della Jihad radicale sostenuta dal testo del profeta come dagli integralisti islamici. Da tale acrimonia con conseguente diritto alla rappresaglia non si salvano le donne che, secondo Maometto, Allah ha creato solo per la felicità dell’uomo.

Impressionante il contenuto della Sura IV del Corano dedicata ad An-Nisâ’ (Le Donne) che al versetto 24 recita: Vi sono vietate «tra tutte le donne, quelle maritate, a meno che non siano vostre schiave. Questo è ciò che Allah vi prescrive. A parte ciò, vi è permesso cercare utilizzando i vostri beni in modo onesto e senza abbandonarvi al libertinaggio».

 

Ecco la norma che istituisce implicitamente la “schiavitù femminile” ed in virtù della quale i musulmani estremisti, nella stragrande maggioranza Sunniti Salafiti o Wahabiti, si sentono legittimati a rapire, stuprare e sposare forzatamente le “infedeli” cristiane, yazide o semplicemente occidentali non islamiche come continua ad avvenire in Inghilterra dove la National Crime Agency (l’Fbi britannica) ha dovuto allertare un’apposita unità per 1.500 stupri su ragazze minorenni da parte di gang islamiche.

Il caso più tremendo di questa scellerata ferocia riguarda il sequestro, lo stupro e lo sgozzamento di due turiste scandinave nel dicembre scorso in Marocco, la 28enne norvegese Maren Ueland e la 24enne danese Lousia Jeperen, di cui fu filmata anche la decapitazione. Proprio per dimostrare la diabolica efferatezza pubblicammo l’agghiacciante video: una delle prove schiaccianti per la sentenza di condanna a morte dei tre arrestati che rivendicarono il gesto come atto di fedeltà all’Isis.

SILVIA TRA LE MANI DEI JIHADISTI SOMALI

Al momento, per fortuna, restano vive, anche se ogni giorno più esili, le speranze di riuscire a ritrovare la milanese Silvia Romano, ora nelle mani dei jihadisti secondo l’intelligence italiana ed i Carabinieri del Ros di Roma che hanno investigato sul posto insieme alla polizia keniana.

Ventitré tra pirati e jihadisti appartenenti all’organizzazione terroristica Al-Shaabab, a quanto apprende l’Adnkronos, sono stati raggiunti da misure preventive personali e patrimoniali in Somalia in relazione al rapimento.

Ciò conferma, a distanza di un anno, quanto riportato da Gospa News fin dai primissimi reportages mentre molte autorità italiane e kenyane continuavano a smentire l’implicazione dei terroristi per evitare allarmismi e contraccolpi sul turismo…

I 23 – pirati, capi locali di Al Qaeda e mediatori – sono sospettati di aver organizzato e gestito il sequestro della cooperante italiana. Ad autorizzare le richieste di arresto e di sequestro di beni è stato il presidente della Alta Corte del South West State, da cui dipende una sezione specializzata anti pirateria che dallo scorso mese di luglio indaga sul caso e della quale fa parte, come esperto “onorario”, anche un italiano, Mario Scaramella, da quasi dieci anni in Somalia dove insegna diritto pubblico. Sarebbe stato proprio Scaramella a proporre le misure di prevenzione sui sospetti (uno dei quali sarebbe già detenuto a Baidoa).

Nei giorni scorsi, appena questa notizia foriera di evoluzioni positive, dal Kenya ne era arrivata una poco rassicurante come riferito da Africa Express: uno dei tre presunti rapitori di Silvia Romano non si era presentato al processo nell’udienza dello scorso 14 novembre.

 

Silvia Romano e il fuggiasco Ibrahim Adhan Omar

 

Ibrahim Adhan Omar era libero per aver pagato la cauzione di 26.000 € che era stata imposta dai giudici. Le indagini di Africa Express avevano dimostrato che la cauzione era stata pagata da un sarto il cui figlio era stato arrestato in marzo perché trovato in possesso di armi da fuoco in un covo terrorista.

All’udienza, durata solo mezz’ora per l’assenza di uno degli imputati, c’erano soltanto Abdullah Gababa Wario, in manette, e Moses Lwali Chembe, invece a piede libero avendo anche pagato la cauzione di 26 mila euro. Altri 5 sospettati sono ancora ricercati…

Un grande mistero aleggia proprio intorno al versamento di questa cifra astronomica in Kenya dove un salario medio è di 6500 scellini, circa 60 euro, ed un parlamentare riceve 130 euro al mese…

 

CREATOR: gd-jpeg v1.0 (using IJG JPEG v80), default quality Il murales di Cristian Meyer Donati dedicato a Silvia

 

Il silenzio del Ministero degli Esteri italiano sulla vicenda è diventato assordante al punto da far infuriare prima gli stessi giornalisti del Corriere e poi il direttore di Africa Express cui è stato richiesto di non pubblicare un’intervista con i familiari. Lo street-artist Cristian Donati Meyer ha persino dipinto un murales in piazza Porta Genova a Milano per sollecitare il premier Giuseppe Conte, presidente dell’Intelligence, a riportarla a casa.

 

Il caso di Silvia, purtroppo, è stato ben seguito dai media italiani e keniani ma ha ottenuto poco consenso sui social che hanno infierito sulla povera ragazza sostenendo che si era andata a cercare da sola quel rischio. Un’affermazione totalmente folle visto che migliaia di turisti europei ogni anno affollano la riviera di Malindi, distante solo 80 chilometri dalla zona del rapimento. Proprio per questo Gospa News ha deciso di raccontare gli ultimi aggiornamenti insieme alla storia delle altre due inermi ragazzine rapite.

 

I DRAMMI DELLE RAGAZZINE CRISTIANE LEAH E HUMA

«Leah Sharibu è viva, ma salvo miracoli passerà il suo secondo Natale nelle mani di Boko Haram. I terroristi non la liberano perché non si è convertita all’islam e perché probabilmente l’hanno sposata a un loro comandante». Ha dichiarato cos’ a Tempi, lo scorso 20 dicembre, il reverendo Gideon Para-Mallam, missionario, pastore protestante, ambasciatore della Ifes (International Fellowship of Evangelical Students), tutore e portavoce della famiglia di Leah Sharibu.

 

La 16enne nigeriana è stata rapita il 19 febbraio 2018 a Dapchi, Nigeria, dagli islamisti insieme ad oltre 100 ragazze. Ma lei è l’unica a non essere stata liberata perché cristiana. «Si trova in cattività ormai da 669 giorni e sappiamo che i terroristi la usano come schiava sessuale. Il governo federale continua a non fare niente per liberarla». Questa è purtroppo una tragica complicazione nel paese dove molti politici e poliziotti sono musulmani Sunniti e preferiscono non inimicarsi i pericolosi terroristi autori di moleplic attentati e massacri.

 

Intanto continuano i reportage della Fondazione Pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) sul caso assai complesso della 14enne pakistana Huma Younas. In questo caso il rapitore non è un misterioso terrorista anche se nei fatti si è comportato da jihadista nei confronti della fanciulla “infedele”, in quanto devotissima cristiana. Dopo averla rapita il 10 ottobre scorso a Karaki, il sequetratore Abdul Jabbar l’ha costretta a convertirsi all’Islam per avere la giustificazione legale per poterla sposare, al fine di “sanare” le probabili violenze sessuali compiute nei suoi confronti.

 

La quindicenne cristiana nigeriana Leah Sharibu rapita nel febbraio 2018 da Boko Haram

 

Acs si è fatta carico delle spese di un’azione giudiziaria condotta da un avvocato cristiano a nome della famiglia che, in tutta risposta, è stata pure minacciata dall’islamico. I genitori di Huma hanno quindi cercato di portare il caso all’attenzione mondiale lanciando un appello video a Papa Francesco. Dal Vaticano è attesa una parola su queste vicende terribili, forse ancor più tremende della lunghissima prigionia cui fu costretta la contadina Asia Bibi, madre di famiglia, prima di essere assolta da un’infondata accusa di blasfemia.

 

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Fonti principali

ADNKRONOS – I SEQUESTRATORI SOMALI DI SILVIA

AFRICA EXPRESS – NON LASCIAMO SILVIA SOLA

GOSPA NEWS – REPORTAGES SUI CRISTIANI PERSEGUITATI

GOSPA NEWS – INCHIESTE SUI CRIMINI JIHADISTI

https://www.gospanews.net/2019/12/14/appello-al-papa-per-huma-la-14enne-cristiana-sequestrata-e-costretta-a-convertirsi-allislam-per-sposare-il-rapitore/

https://www.gospanews.net/2018/10/30/stupri-musulmani-e-partigiani/

 

 

 

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