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18/06/2019

 

Mons. Guo Xijin: Meglio la persecuzione che aderire all’Associazione patriottica

di Bernardo Cervellera

 

Il vescovo sotterraneo, riconosciuto da poco dal governo come vescovo ausiliare, ha ritirato la sua richiesta. In essa si accettava l’obbedienza alle leggi del Paese, ma non l’adesione all’Ap. Ma il governo non la vuole pubblicare, facendo credere ai sacerdoti sotterranei che essi sono obbligati a iscriversi all’organismo che proclama l’indipendenza della Chiesa. Nell’accordo sino-vaticano – anch’esso non pubblicato – l’adesione all’Ap è vista come facoltativa.

 

Mons. Vincenzo Guo Xijin, vescovo ausiliare di Mindong (Fujian), è disposto a subire la persecuzione insieme agli altri sacerdoti non ufficiali, piuttosto che aderire all’Associazione patriottica (Ap) e costringere i suoi preti a tale adesione. E’ quanto confermano ad AsiaNews fonti della diocesi che, secondo alcuni, sarebbe il “progetto pilota” per l’attuazione dell’accordo sino-vaticano.

In seguito all’accordo e all’eliminazione della scomunica al vescovo ufficiale della diocesi, mons. Vincenzo Zhan Silu, su richiesta di papa Francesco, mons.Guo ha accettato di essere retrocesso a vescovo ausiliare per lasciare la sede di ordinario a mons. Zhan.

 

Essendo mons. Guo vescovo riconosciuto solo dalla Santa Sede, il Fronte unito e l’ufficio affari religiosi gli hanno fatto firmare un foglio in cui si esigeva da lui obbedienza al nuovo vescovo, ma soprattutto sottomissione alle leggi del Paese e adesione ai principi di “indipendenza” della Chiesa e all’Ap.

 

Mons. Guo è riuscito però a firmare un documento in cui egli accettava l’obbedienza al vescovo, alle leggi del Paese, ma non alla “indipendenza” e all’Ap, i cui principi sono “inconciliabili con la fede cattolica”(Lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi, 2007). In tal modo egli è stato riconosciuto come vescovo e ha potuto celebrare la messa crismale in modo pubblico lo scorso Giovedì Santo.

 

Ma il Fronte unito non vuole pubblicare questo documento, ed esige invece che tutti i sacerdoti sotterranei della diocesi – la maggioranza, circa 60 – firmino l’adesione all’Ap, facendo credere che mons. Guo abbia firmato la stessa adesione.

Da qui la ribellione di mons. Guo, che preferisce perfino non essere riconosciuto come vescovo dal governo, piuttosto che vedere i suoi sacerdoti obbligati a firmare l’appartenenza all’Ap.

 

Il problema nasce dal fatto che anche l’accordo sino-vaticano non è pubblicato. Secondo informazioni di AsiaNews, l’accordo prevede la sottomissione di sacerdoti e vescovi alle leggi della Cina, ma mantiene come facoltativa l’adesione all’Associazione patriottica. Ma l’organizzazione che controlla la Chiesa, esige l’iscrizione obbligatoria. In diverse province – anche nel Fujian - è in atto una campagna per obbligare sacerdoti e vescovi ad aderire all’Ap, pena l’esclusione dal ministero.

 

Per rivendicare la libertà per sé e per i suoi sacerdoti, Mons. Guo ha scritto una lettera in cui ritira la sua domanda di riconoscimento da parte del governo, e l’ha inviata all’Ufficio per la pubblica sicurezza di Fuan, all’Ufficio affari religiosi di Fuan e al vescovo Zhan Silu.

Nella lettera, mons. Guo spiega le sue motivazioni: “Il governo ha già deciso di perseguitare i sacerdoti che si rifiutano di firmare la richiesta [di adesione all’Ap]. Se io non sono in grado di proteggerli, non vale la pena che io venga riconosciuto come vescovo ausiliare. Sono disposto ad affrontare la persecuzione assieme agli altri sacerdoti”.

 

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