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18/06/2019

 

Le visite Onu ai lager degli uiguri, un ‘inganno’ della Cina

di Wang Zhicheng

 

La scorsa settimana, il capo dell’antiterrorismo dell’Onu, Vladimir Voronkov, ha fatto una visita “guidata” nei campi di reclusione dello Xinjiang, ma non ha emesso alcuna dichiarazione. Offerta una visita anche a Michele Bachelet, capo della Commissione Onu per i diritti umani. La Bachelet accetta se Pechino non mette alcuna condizione alla visita.  La Cina teme le critiche internazionali alla 41ma sessione del Consiglio Onu sui diritti umani, in programma dal 24 giugno al 12 luglio.

 

Gli inviti della Cina a membri dell’Onu di visitare lo Xinjiang e i campi di reclusione per gli uiguri rischiano di essere una mossa per “ingannare la comunità internazionale per giustificare i suoi crimini contro l’umanità”. Lo afferma Dolkun Isa, presidente del World Uyghur Congress, un’associazione con base a Monaco di Baviera.

 

Dal 13 al 15 di giugno, il capo dell’antiterrorismo dell’Onu, Vladimir Voronkov, ha visitato la regione a maggioranza musulmana, che Pechino cerca di dominare con pugno di ferro.

Da mesi l’Onu chiedeva di poter visitare lo Xinjiang per verificare gli abusi contro gli uiguri, la popolazione turcofona locale. La Cina è accusata di aver rinchiuso contro la loro volontà almeno un milione di uiguri, sottoposti a lavaggio del cervello per indebolire il loro attaccamento alla fede islamica considerata una “radicalizzazione”. Contro le testimonianze di molti sopravvissuti, Pechino ha sempre sostenuto che i campi sono soltanto dei “centri di addestramento professionali”.

 

La visita di Voronkov – che non ha pubblicato alcuna dichiarazione – era stata pianificata in ogni tappa dalla Cina. Molte organizzazioni per i diritti umani accusano Pechino di organizzare queste visite per far tacere le critiche internazionali al suo operato.

La Cina ha anche offerto a Michele Bachelet, capo della Commissione Onu per i diritti umani, di andare nello Xinjiang e “vedere coi propri occhi” i “campi di addestramento professionale”.

 

L'invito è stato ricevuto lo scorso 15 giugno. Ma l’Alto Commissariato Onu ha dichiarato che esso risponderà in modo positivo solo se Pechino darà libero accesso ai campi, senza alcuna restrizione e se garantirà che il Commissario possa parlare liberamente con ogni internato o guardia, senza alcuna censura.

 

Per Human Rights Watch, gli inviti della Cina in queste settimane sono un tentativo di frenare le critiche sulle violazioni ai diritti umani che possono emergere dalla 41ma sessione del Consiglio Onu sui diritti umani, in programma dal 24 giugno al 12 luglio.

Anche Dolkun Isa definisce gli inviti della Cina “perlomeno non sinceri”: se Pechino non avesse nulla da nascondere nello Xinjiang– ha aggiunto - “avrebbe invitato [la Bachelet] molto tempo fa”.

 

“Una visita ha valore solo se la Cina permette, senza condizioni, una missione Onu di inchiesta indipendente … con accesso illimitato a tutti i campi, a tutti i detenuti, potendo parlare con qualunque detenuto o guardia che ella voglia. Altrimenti questa visita sarà solo usata dalla Cina per ingannare la comunità internazionale”.

 

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