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04/12/2019

 

La storia si ripete: Xi Jinping come Chongzhen, l’ultimo imperatore Ming

di Wei Jingsheng

 

L’imperatore Chongzhen si perdeva nelle lotte interne di palazzo e non si preoccupava di fare la pace coi nemici esterni. Usava la repressione come unico mezzo per tenere il popolo sottomesso. Aveva una classe dirigente falsamente patriottica e arrogante. Xi Jinping è un perfetto “fratello” di Chongzhen, che ha finito la sua vita impiccandosi e perdendo l’impero. Una riflessione del “padre della democrazia” in Cina.

 

Di recente, in un periodo di riposo, ho rivisto la storia della dinastia Ming. In modo inaspettato ho scoperto quanto Chongzhen somigli a Xi Jinping. Chongzhen è l’ultimo imperatore della dinastia Ming, che si è impiccato mentre l’esercito di contadini ribelli entrava nella capitale Pechino.

La dinastia Ming è perita per mano di quell’ambizioso imperatore che era Chongzhen. Anche Xi jinping è un ambizioso imperatore, senza troppe capacità. La dinastia Ming ha avuto molte possibilità di coesistere in modo pacifico con i rivali fuori dei confini, ma si è rifiutata di fare pace perfino quando le altre parti lo hanno chiesto. Essa ha continuato a rischiare di essere battuta, fino a che non vi è stata via di scampo.

Xi Jinping si comporta proprio come se fosse il gemello dell’imperatore Chongzhen. Perché?

Accademici di tutti i tempi hanno suggerito molte ragioni e tutte sono molto razionali. In sintesi, esse sono fondamentalmente tre, che elenco. La prima: il leader al vertice conosce solo i complotti e gli inganni delle lotte di potere, invece di sapere come governare una nazione. La seconda: l’intera classe governativa era intossicata dalla auto-millanteria e si raffigurava la realtà con psicologia arrogante, incapace di trattare con i fatti del giorno, dando invece la colpa ad altri per la crisi. La terza: le personalità ufficiali si curavano solo di sé stesse; la loro fama e fortuna era molto più importante della prosperità e sicurezza del loro Paese. Così quel Paese poteva solo perire.

Fino a qualche anno fa, vi sono state molte persone che mettevano le loro speranze in Xi Jinping, pensando che egli fosse un leader intelligente e capace. Anche l’imperatore Chongzhen divenne imperatore quasi per caso e in modo vigoroso e veloce annientò la dittatura degli eunuchi. In tal modo egli è stato considerato un leader saggio e promettente, che avrebbe portato la prosperità. In ogni modo, al di là delle lotte interne e della sua capacità di manipolazione del potere, la sua abilità nel governare la nazione e il suo impegno nella diplomazia è stato un disastro. Ha sbagliato ogni maggior decisione.  Gente di buon cuore lo ha scusato dicendo che sono stati errori dovuti a valutazioni sbagliate.

La performance di Xi Jinping in questi anni è semplicemente una replica dell’imperatore Chongzhen. A parte l’eliminazione di dissidenti e la concentrazione del potere in nome dell’anti-corruzione, egli non ha guadagnato alcun credito né negli affari nazionali, né nella diplomazia con gli stranieri. L’imperatore Chongzhen si è rifiutato di negoziare quando il negoziato era possibile e così ha spinto i nemici in un attacco aggressivo, facendo sì che la nazione soffrisse molte perdite. Anche Xi Jinping si è rifiutato di negoziare quando dialoghi pacifici erano ancora possibili ed ha aspettato fino a che non è stato miserevolmente battuto nella guerra commerciale fra Cina e Stati Uniti. Alla fine, sono stati i comuni cinesi a soffrirne. Ed è possibile che tutto il Paese venga distrutto.

Una importante ragione che frenava Chongzhen dall’avere dialoghi di pace è l’arroganza dell’intera classe dirigente. Tale arroganza faceva esitare l’imperatore, che non voleva prendersi alcuna responsabilità. I burocrati e gli intellettuali di alta classe di oggi presentano una forte similitudine con quelli della dinastia Ming. Il cosiddetto patriottismo, segnato da arroganza, preme alle spalle Xi Jinping e Liu He, così che essi non possano indietreggiare nemmeno di un mezzo passo. Altrimenti vengono classificati come traditori, rifiutati anche da morti. E’ come dice l’adagio: “Si sollevano le pietre che colpiscono il proprio piede”.

Più di 2000 anni fa, i nostri antenati sapevano già che per la fine di un Paese, il passo necessario o precedente è quando i letterati mancano di decisione morale. Alla fine della dinastia Ming, la classe intellettuale e burocratica era piena di talenti, eppure era impossibile convincere le persone a lavorare per la nazione. Si diceva: “Un sacco di talenti per lotte interne; nessuna capacità di lottare contro l’esterno”. Ma davvero non vi erano talenti? No. IL sistema di selezione rovesciata e l’ambiente politico hanno reso inutili dei talenti eccellenti e perfino reso difficile la loro sopravvivenza.

Le prigioni politiche di Xi Jinping sono così simili a quelle di Chongzhen, che i due sembrano proprio fratelli. In tale atmosfera, non agire permette ad ognuno di non essere danneggiato. I patrioti che erano devoti e leali con l’imperatore erano quasi certi che sarebbero finiti male. Con quest’atmosfera diffusa fra le persone di governo, era impossibile che la dinastia non cadesse.

Il popolo è stato costretto a ribellarsi per l’opposizione della classe dirigente. Questa pensava solo alla soppressione con la forza. Il risultato era che i problemi non trovavano mai soluzione.  Dopo la morte di Dashing King Gao, è venuto Dashing King Li, che ha avuto così tanto successo al punto da conquistare la casa dell’imperatore. L’imperatore Chongzhen ha concluso la sua vita morendo, senza un luogo dove essere sepolto. Esaminando la risposta di Xi Jinping alle proteste della gente di Hong Kong, sembra proprio che egli stia seguendo la serie di pensieri dell’imperatore Chongzhen.

Il risultato potrà essere differente?

Al di là del fatto se il presidente Trump è un leader saggio o un grande imperatore, in questa guerra commerciale con gli Stati Uniti, la Cina non è un oppositore capace. Allo stesso modo, l’esercito cinese non era un oppositore capace contro l’esercito Qing, alla fine della dinastia Ming. In quel periodo, tutta la classe al governo e gli studiosi delle generazioni successive pensavano che la pace era l’unico modo per far sopravvivere la dinastia Ming. Ma quando la battaglia era in atto sui due fronti, non vi è stata alcuna possibilità di successo, dato che l’esercito Qing, con continui attacchi, proteggeva la rivolta dei contadini e la proteggeva dalla distruzione.

Come mai l’esercito Qing, pur essendo una minoranza, è riuscito a stabilizzare il suo governo subito dopo l’occupazione della Cina? Come mai l’incompetente classe burocratica della dinastia Ming è stata capace di servire bene anche i governanti stranieri? Come mai i comuni cinesi, che si ribellavano di continuo, hanno vissuto in modo pacifico sotto un governo straniero? Vi sono studiosi che non capiscono questo.

Guardando il presente, dove la gente di Hong Kong preferisce il governo coloniale britannico al regime comunista cinese, tutti dovremmo comprendere la ragione. Accettare il male minore: non è forse questo lo stesso principio che ha guidato il cambio dalla dinastia Ming alle dinastie Qing?

 

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