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24 Aprile 2019

 

1 Maggio No Tav a Torino!

 

Dopo la grande manifestazione dell’8 dicembre il movimento No Tav  invita tutti e tutte a partecipare alla manifestazione del 1 Maggio a Torino per portare, ancora una volta in piazza, una visione diversa e maggioritaria della città e dell’intero Paese.

Una visione del presente, e soprattutto del futuro, distante dalle parole d’ordine che abbiamo sentito in questi mesi da parte di Madamine, industriali e partiti che hanno inquinato il dibattito pubblico figurando una seconda linea tra Torino Lione come la panacea di tutti i mali.

Ricette vecchie per l’economia, insostenibili economicamente e ambientalmente, falsate e già conosciute, che sono diventate un ritornello stonato che oggi si trasforma in mera campagna elettorale da parte di volti noti che hanno già fatto abbastanza danni.

Il modello TAV è precisamente il modello di sviluppo che ci ha portato alla catastrofe attuale: disoccupazione di massa in particolare per i giovani, lavoro temporaneo e precario, enorme consumo di suolo, concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi, tagli ai servizi e mancanza di manutenzione delle infrastrutture essenziali.

Ancora più insopportabile è che si parli del supertreno come qualcosa di utile al lavoro. I dati forniti da TELT, la società che vorrebbe costruire il tunnel, sono chiarissimi: a fronte di un impatto ecologico devastante sulla Val di Susa, le ricadute occupazionale sarebbero minime.  Per i dieci anni di durata del cantiere, il TAV darebbe lavoro sui due lati delle frontiera in media a 470 persone. Anche tolti gli incerti finanziamenti europei, a carico delle casse statali italiane restano 3 miliardi di euro di costi per il solo tunnel. Il calcolo è presto fatto: ogni singolo posto di lavoro creato con il Tav costerebbe 640.000 euro di investimento di soldi pubblici ogni anno. Dopo dieci anni il problema della disoccupazione sarà esattamente dove si trova ora, ci troveremmo da capo con una nuova infrastruttura inutile costruita solo per compiacere qualche costruttore.

Per quanto ci riguarda, non siamo più disposti ad accettare l’odioso ricatto tra lavoro e salute. Un treno misto treni passeggeri tra Torino e Lione esiste già e non vogliamo vedere un ennesimo buco nelle nostre montagne mentre scorre parallelo un tunnel che potrebbe sostenere 20 milioni di tonnellate di merci all’anno mentre a oggi il traffico è di soli 3 milioni di tonnellate.

Quanti posti di lavoro utili per tutti si potrebbe creare con i soldi del TAV? Quante piccole opere di cui abbiamo disperatamente bisogno potrebbero essere realizzate?

La nostra opposizione al TAV Torino Lione parla di un modello di sviluppo diverso, funzionante e sostenibile, capace di dare benefici immediati a tutto il Paese, dirottando da subito i fondi pubblici sprecati con grande opere inutili, in tante, piccole opere utili a tutti, da subito senza aspettare trent’anni.

Vogliamo un 1 maggio che parli di diritti, di lavoro, e soprattutto di reddito per tutti e tutte.

Vogliamo soffiare via, con la nostra vitalità e le nostre bandiere, quel fumo negli occhi che industriali e politici hanno lanciato in tutti questi mesi, mentendo, consapevoli di mentire per mantenere i propri benefici, costruiti solamente sulla pelle dei lavoratori e sulle spalle del nostro pianeta, che non ha più tempo per questi modelli produttivi.

Invitiamo tutti e tutte a popolare la manifestazione del 1 maggio, in piazza Vittorio dalle 9 partecipando al tradizionale spezzone dei movimenti, con bandiere e cartelli.

Avanti No Tav! Ci vediamo il primo maggio!

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29 Aprile 2019

 

Il Tav non c’entra con il 1 maggio?

 

La CGIL «Il primo maggio è la festa del lavoro e non va assolutamente strumentalizzata»

La CGIL «Siamo certi che la polizia e i carabinieri garantiranno a tutti di manifestare serenamente»

Il PD Torinese: «Si profila un corteo in cui l’attenzione sarà monopolizzata da un tema divisivo come la Tav, relegando sullo sfondo i temi più generali del lavoro e della politica».

Il PD «Il Primo maggio deve essere quello per cui è nato: una manifestazione nazionale, pubblica, aperta a tutti, indipendentemente da quello che si pensa sul Tav, per rappresentare la centralità del lavoro nella nostra democrazia, un principio della Costituzione spesso trascurato»

Queste sono le reazioni “a sinistra” all’annuncio della partecipazione del Movimento No Tav alla manifestazione del 1 maggio. Lesa maestà da un lato e paura isterica dall’altro.

Entrambi ci fanno sapere di come il primo maggio sia la festa del lavoro e che la manifestazione cittadina possa parlare un solo linguaggio: quello ingessato dalle organizzazioni sindacali.

Scopriamo ancora che, seppur da mesi, sindacati e partiti non perdono occasione per presentare la Torino Lione come la soluzione di tutti i mali economici del Piemonte e dell’Italia intera, al primo maggio non se ne possa parlare, non si possa mettere in discussione un tema “divisivo”. Ma come? A Torino non erano tutti per il TAV? Quindi tutti i mesi scorsi, le prese di posizione nette a favore di un’opera inutile, e le manifestazioni di sostegno bipartisan cos’erano? E perché non se ne può parlare il primo maggio e si delega a polizia e carabinieri il tema?

Il primo maggio è di tutti e tutte, ed è giusto, come del resto avviene da anni, che i notav partecipino e portino con forza le proprie ragioni, maggioritarie e reali, rispetto a chi ha piegato la propria campagna elettorale e i propri interessi a favore dell’icona del super treno.

Siamo convinti che il primo maggio torinese abbia sempre rappresentato, in spezzoni ben diversi, il lavoro e il non lavoro, ma soprattutto idee e bisogni che non sono mai entrati in contatto con una rappresentanza, politica e sindacale, che si è sempre più distanziata dalle necessità reali dei giovani, dei lavoratori, dei pensionati, degli studenti e di quanti non hanno più garanzie.

Sarà proprio questa distanza che porta alle dichiarazioni avventate degli scorsi giorni? Perché forse sfugge che il Primo maggio non è la “festa del lavoro” ma dei lavoratori. Il lavoro non è bello in sé. Il lavoro può essere sfruttato, povero e degradante. E purtroppo troppo spesso oggi è proprio così a causa di chi non ha saputo tutelarlo e ha svenduto la vita di milioni di persone sull’altare della competitività e dello sviluppo a tutti i costi. Il lavoro può dare una vita dignitosa o arricchire le tasche di pochi, può essere utile al benessere di tutti o danneggiare irrimediabilmente la natura. Al centro del Primo maggio, da che mondo è mondo, non c’è il lavoro, ci sono le esigenze a una esistenza piena e ricca dei lavoratori e delle lavoratrici. Che per cominciare hanno bisogno di vivere in un ambiente sano invece di respirare l’amianto del TAV, che hanno bisogno di servizi per i propri figli e infrastrutture decenti per recarsi al lavoro ogni giorno, che hanno il diritto a decidere come vengono usati i propri soldi, se per un buco nella montagna che favorisce gli interessi di pochi industriali o per le mille piccole opere di cui il nostro paese ha disperatamente bisogno.

Secondo CGIL e Pd, dovrebbe essere il corteo dei sovrani, al quale debbono partecipare i sudditi, zitti e buoni.

Ci spiace ma non è così. Il tema Tav è divisivo ed è giusto che sia così. E’ una contraddizione in seno alla Città che va affrontata anche il primo maggio, perché parla linguaggi del presente e del futuro molto diversi, soprattutto sui temi del lavoro e dello sviluppo.

Mentre la nostra sanità è in emergenza, la Regione parla solo di Tav; mentre il lavoro è un miraggio per molti i sindacati propongono la Torino Lione come panacea di tutti i mali. Noi diremo altro, diciamo che il Tav non porta lavoro, non porta uno sviluppo sostenibile e duraturo e non creerà nessun beneficio, se non per i soliti noti. Anzi sarà l’ennesimo danno alle casse pubbliche e alle tasche di tutti.

E’ per questo che saremo in piazza con le nostre bandiere e la nostra gente, perché la montagna resiste da oltre 30 anni, la collina si arrende dopo 3 manifestazioni!

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