Redazione ANSA

16 ottobre 2019

 

Scontri nella notte a Barcellona, 51 arrestati 

 

Governo spagnolo condanna: 'Vogliono spezzare la convivenza'

 

La polizia locale catalana ha arrestato 51 persone per gli scontri registrati stanotte nelle diverse proteste contro la sentenza del processo ai leader separatisti mentre sono stati 125 i manifestanti che hanno dovuto far ricorso a cure mediche. Lo riferiscono l'agenzia Efe e El Pais. Diciotto persone - precisa l'agenzia Efe - sono state trasportate in ospedale. Nessuna di loro risulta versare in condizioni critiche. Secondo fonti dei Mossos d'Esquadra, la polizia catalana, e del governo, negli incidenti sono rimasti feriti 75 poliziotti: 57 agenti della forza autonoma, e altri 18 della polizia nazionale.

Alle proteste di Barcellona, secondo la vigilanza urbana, avrebbero partecipato circa 40 mila persone.

Sono stati particolarmente duri gli scontri tra i manifestanti e la polizia dei Mossos d'Esquadra a Barcellona, il cui centro è diventato il teatro di una vera e propria battaglia, con barricate e incendi.

Secondo la Vanguardia "i Jardinets de Gracia sono il punto focale" dei disordini "con gli agenti e i manifestanti che lottano per ogni palmo di terreno". Una carica è stata lanciata contro manifestanti che si erano rifugiati negli accessi dell'ospedale Parc Taulí nella città di Sabadell.

Il governo spagnolo denuncia con un comunicato diffuso nella serata di ieri gli incidenti che anche questa sera sono in corso in diverse città della Catalogna, accusando "una minoranza che cerca di imporre la violenza nelle strade delle città catalane, particolarmente a Barcellona, Tarragona, Girona e Lleida. "Non è un movimento pacifico di cittadini, ma coordinato da gruppi che con la violenza di strada mirano a spezzare la convivenza in Catalogna", si legge.

Per la seconda notte consecutiva, non si è placata la rabbia catalana per le condanne shock , dai 9 a 13 anni di carcere, nei confronti di 12 leader separatisti: mentre feriti, arresti e quasi 50 voli sospesi a Barcellona hanno segnato la nuova giornata di proteste in tutta la regione spagnola. 

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Martedì 15 Ottobre 2019

 

Barcellona, migliaia di manifestanti in piazza: cariche della polizia

           

Per la seconda notte consecutiva, non si placa la rabbia catalana per le condanne shock, dai 9 a 13 anni di carcere, nei confronti di 12 leader separatisti: mentre feriti, arresti e quasi 50 voli sospesi a Barcellona hanno segnato la nuova giornata di proteste in tutta la regione spagnola. In serata, poi, decine di migliaia di persone hanno partecipato ad una veglia vicino alle sedi degli uffici del governo spagnolo nelle quattro province della Catalogna, degenerata in molti casi in violenti disordini, con molti feriti e numerosi arresti.

 

I maggiori scontri si sono verificati a Barcellona e Girona, dove la polizia ha caricato i dimostranti, dopo che questi hanno tentato di entrare nelle locali rappresentanze del governo di Madrid. In particolare a Barcellona, secondo fonti della polizia, si sono riunite in serata circa 40 mila persone.

 

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Immagini in diretta tv dalla capitale catalana hanno mostrato momenti di alta tensione tra gli agenti di polizia e manifestanti schierati a pochissima distanza gli uni dagli altri. Secondo la Vanguardia, i reparti dei Mossos d'Esquadra, la polizia catalana, hanno caricato per disperdere i gruppi più violenti, come quelli in azione all'Eixample, un quartiere centrale della città, e hanno usato la forza in particolare nel celebre Paseo de Gracia, dove sono intervenuti anche i pompieri per spegnere i falò accesi dai dimostranti e le ambulanze per assistere i feriti. Cariche sono avvenute anche a Tarragona.

 

«Eserciteremo di nuovo il nostro diritto all'autodeterminazione», ha minacciato il presidente della Generalitat de Catalunya, Quim Torra. Parole ancora più esplicite quelle del presidente del Parlamento catalano Roger Torrent, con cui Torra ha reso omaggio alla tomba di Llus Companys, il presidente della Generalitat de Catalunya dal 1934 e durante la Guerra civile spagnola, fatto fucilare dal dittatore spagnolo Francisco Franco nel 1940. Torrent ha invocato apertamente «un nuovo referendum» sull'indipendenza della Catalogna e chiesto un'amnistia per i separatisti condannati. Su quest'ultima ipotesi è arrivata la chiusura del governo ad interim guidato da Pedro Sanchez: l'esecutivo di Madrid ha espresso «il rispetto assoluto e la conformità dell'esecutivo alla sentenza» emessa dalla Corte suprema spagnola. Netto anche il commento del ministro degli esteri spagnolo, Josep Borrell, che ha ribadito «l'indivisibilità» della Spagna.

 

Da cittadino catalano, il prossimo Alto Rappresentante dell'Ue ha poi stigmatizzato l'«atteggiamento totalitario» dei separatisti che, a suo parere, «escludono parte della popolazione che non la pensa come loro». Anche a Bruxelles è andata nuovamente in scena la protesta dei separatisti catalani guidati dall'ex presidente della Generalitat Carles Puigdemont, sul cui capo pende ora un nuovo mandato di arresto internazionale. «Non si tratta di un problema catalano o spagnolo, questo è un problema che ci riguarda tutti», ha arringato Puigdemont, chiedendo aiuto «a nome di tutti i perseguitati». Nei prossimi giorni, i catalani hanno in programma di organizzare nuove marce di protesta mentre per venerdì i sindacati hanno organizzato uno sciopero generale.

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