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27 marzo 2019

 

L’Unione Europea intensifica la censura di Internet  

di Justus Leicht e Johannes Stern

traduzione di Giuseppe Volpe

 

Due mesi prima delle elezioni europee il parlamento europeo ha votato per intensificare massicciamente la censura di Internet. Ieri la maggioranza dei parlamentari europei ha votato a favore di una direttiva che, sotto la maschera di riforme del diritto d’autore, imporrà ai media sociali l’uso dei cosiddetti filtri di caricamento, in tal modo limitando ulteriormente Internet.

Secondo l’articolo 17 (ex articolo 13) della direttiva, le piattaforme Internet devono ora assicurare che le opere protette dal diritto d’autore non siano caricate senza permesso. Questo potrebbe essere imposto solo attraverso filtri di caricamento, che automaticamente filtrano e censurano il contenuto. Le conseguenze sono chiare: giganti della rete quali YouTube e Facebook, che collaborano strettamente con i servizi segreti e i governi e già censurano su vasta scala contenuti di sinistra e progressisti, sono sollecitati a cancellare articoli, video o altre pubblicazioni ancor prima che siano caricati.

Sinora piattaforme quali YouTube e Facebook dovevano cancellare dai loro siti opere protette dal diritto d’autore non appena ricevevano una protesta. Secondo l’articolo 17 della nuova direttiva gli operatori devono assicurare che le opere coperte da diritto d’autore non siano caricate senza permesso. In alternativa devono chiedere licenze per il materiale caricato da terzi e, in linea di principio, sviluppare meccanismi per impedire, innanzitutto, che siano rese disponibili opere i detentori dei cui diritti hanno provato le loro rivendicazioni.

In pratica, considerate la quantità, la varietà e la velocità con cui sono caricati nuovi contenuti, ciò si potrebbe ottenere sono setacciando e filtrando automaticamente tutti i contenuti in anticipo. Chiunque inserisca immagini, brani di testi, video o musica nei propri contenuti, o modifichi tali contenuti per crearne di nuovi, può finire vittima dei filtri di caricamento esattamente quanto chiunque violi effettivamente la legge sul diritto d’autore. Inoltre, i filtri di caricamento possono essere manipolati politicamente in modo tale che, ad esempio, testi o video che siano diretti contro l’austerità, il militarismo e la guerra, riferiscano su dispute sindacali o scioperi o contengano termini quali socialismo o ‘marxismo’ siano censurati.

Nulla di tutto questo è conseguenza di una svista, ma è il reale proposito della “riforma”.

I governi europei e le mega società tecnologiche temono la crescente opposizione sociale e stanno già censurando su vasta scala contenuti di sinistra e progressisti. Facebook cancella regolarmente profili che si oppongono alla guerra e alla violenza poliziesca. In Germania decine di migliaia di post sono state cancellate dopo l’entrata in vigore della cosiddetta legge sulla Disciplina della Rete (NetzDG). Google, in consultazione con circoli governativi tedeschi, ha modificato i propri algoritmi di ricerca al fine di sopprimere siti web di sinistra e progressisti, compreso, più di tutti, il World Socialist Web Site. 

Di fronte alle proteste dei “Gilet Gialli” in Francia, alle proteste di massa in Algeria e alla crescita della lotta di classe internazionalmente, la classe dominante sta cercando febbrilmente modi per sopprimere tutta l’opposizione indipendente. Già lo scorso autunno la UE ha concordato di intensificare la censura di Internet e minacciato partiti d’opposizione di sanzioni e punizioni. Questa più recente misura autoritaria è stata fatta passare in diretto contrasto con la volontà espressa della popolazione.

Nel weekend prima del voto più di 100.000 persone in tutta Europa sono scese in strada contro la nuova direttiva e contro i famigerati filtri di caricamento. Più di 40.000 persone hanno dimostrato sabato a Monaco e più di 10.000 a Berlino. Ulteriori proteste hanno avuto luogo a Malmo, Helsinki, Amsterdam, Bucarest, Cracovia, Lisbona e Salonicco. Una petizione in rete su change.org, “Stop alla macchina della censura – Salviamo Internet”, è stata firmata da più di 5,1 milioni di persone. Giovedì scorso i sito tedesco di Wikimedia è andato fuori rete per protesta per una giornata.

Immediatamente dopo il voto di martedì sera, dimostrazioni spontanee con diverse centinaia di partecipanti hanno avuto luogo a Colonia, Karlsruhe, Francoforte, Amburgo, Dresda e Lipsia. Altre proteste sono programmate per i prossimi giorni. La direttiva deve essere approvata dal Consiglio Europeo prima di poter entrare ufficialmente in vigore. Secondo notizie mediatiche ciò avrà luogo con un voto il 9 aprile.

I parlamentari europei che hanno votato contro la riforma – tra cui la maggior parte dei parlamentari europei di SPD, Linkspartei e Verdi della Germania – temono soprattutto la crescente radicalizzazione tra gli studenti e i giovani lavoratori. Julia Reda, membro del gruppo parlamentare Verdi/Libera Alleanza Europea (EFA), ha avvertito che la direttiva “depriverebbe un’intera generazione della fiducia che i politici rappresentino gli interessi della popolazione”.

Di fatto, il voto ha mostrato che tutti partiti del sistema appoggiano la censura e la costruzione di uno stato di polizia europeo. Rappresentanti di tutte le fazioni – dalla Sinistra Europea (GUE/NGL), ai Verdi, ai Liberali (ALDE), ai Socialdemocratici (S&D) e ai Conservatori (EPP e ECR), all’estrema destra (ENF e EFDD) – hanno votato a favore della nuova legge di censura.

Nell’attuare i loro piani reazionari i politici della UE stanno ricorrendo a bugie sfacciate. Alcuni giorni prima del voto, il politico europeo conservatore Daniel Caspary (CDU) ha denunciato sul giornale Bild le proteste contro la censura quali “dimostratori pagati” che “mettono a rischio la democrazia”. Il Commissario UE alla Giustizia Vera Jourova ha dichiarato a Netzpolitik che i filtri di caricamento e termini brevi di cancellazione per le piattaforme in rete avrebbero potuto prevenire l’attacco terrorista di destra a Christchurch, Nuova Zelanda, e la radicalizzazione del responsabile. Lei ha preteso “il cento per cento di certezza” che “contenuto terroristico… non rimanga in rete”.

Tali affermazioni capovolgono la realtà. Non sono Internet e i dimostranti a essere responsabili degli attacchi contro i diritti democratici o della radicalizzazione di terroristi di destra come Brenton Tarrant, bensì politici UE come la stessa Jourova. Lei è membro del partito ceco di governo ANO 2011, che promuove una politica restrittiva dell’immigrazione e denuncia profughi mussulmani quali potenziali terroristi. Quanto apertamente e svergognatamente politici europei di spicco stiano collegandosi a tradizioni naziste è stato dimostrato da una dichiarazione del capo del gruppo parlamento conservatore EPP, Manfred Eber (CSU), all’inizio del 2018. “Il problema centrale dell’Europa” era “la soluzione finale della questione dei profughi”, ha dichiarato.

Un anno dopo governi europei prendono apertamente in considerazione metodi fascisti per attuare le loro politiche reazionarie. Prima delle proteste dei “Gilet Gialli” dello scorso fine settimana, il governatore militare di Parigi ha annunciato che i soldati di un’unità di élite erano pronti, se necessario, ad aprire il fuoco con pallottole vere contro i dimostranti.

Lavoratori e giovani devono trarre le necessarie conclusioni. La lotta contro la censura di Internet – così come la lotta contro la disuguaglianza sociale, il fascismo e la guerra – richiede una lotta politica; cioè la mobilitazione della classe lavoratrice internazionale sulla base di un programma socialista.


Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Originale: https://www.wsws.org/en/articles/2019/03/27/cens-m27.html

 

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