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14 agosto 2019

 

Avvertimenti antichi e moderni   

di Viktor Grossman

Traduzione di Giuseppe Volpe

 

Il saggio sacerdote Laocoonte, dicono antiche leggende, mise in allarme inutilmente contro il famoso ‘cavallo di Troia’. Un dio ostile aveva mandato serpenti giganteschi che l’avevano strangolato e il dono di legno fu aperto. I soldati nascosti all’interno aprirono le porte di Troia così i battaglioni greci poterono entrare, uccidere gli uomini, rendere schiave le donne e distruggere la città. Le sue rovine sono ancora in corso di ritrovamento.

In Germania vale la pena di ricordare Laocoonte, specialmente negli stati orientali di Sassonia, Brandeburgo e Turingia. Nel giro di settimane avranno di fronte non un cavallo di legno, bensì l’AfD, Alternativa per la Germania, d’acciaio. E avvertimenti sono opportuni!

Questo partito, al 13 per cento nei sondaggi in tutta la Germania – cosa già abbastanza preoccupante – sta gareggiando per i primi posti nei sondaggi d’opinione nei tre stati della Germania Est che ora affrontano elezioni. In Sassonia è al primo posto al 26 per cento; punta al primo posto in Brandeburgo con il 19 per cento. Entrambi gli stati votano il 1° settembre. La Turingia vota il 27 ottobre e là, al 24 per cento, al partito manca un solo punto per il primo posto.

Per fortuna, anche se arrivasse primo non potrebbe formare governi statali. Per questo è necessario una maggioranza del 50 per cento dei seggi parlamentari e qualsiasi coalizione con l’AfD è tuttora un rigido tabù. Ma tale stato di paria si sta indebolendo; ci sono borbottii soffocati tra i cristiano-democratici (CDU): “Forse, se nessun’altra scelta pare disponibile, in certe circostanze, beh, anche i parlamentare dell’AfD non sono eletti democraticamente?” E la maggior parte dei media continua a offrire a leader dell’AfD molteplici occasioni per vomitare la loro maligna propaganda di ‘odio contro gli stranieri’!

Alcuni leader e portavoce dell’AfD, come il professore Alexander Gauland, settantottenne dagli occhiali in punta di naso, e l’allegro, amichevole Jorg Meuthen, cinquantotto anni, possono sembrare quasi innocui o ragionevoli, quando non attaccano “quei mussulmani” che stanno mettendo in pericolo la purezza del sangue e della cultura tedeschi, o uccidono tedeschi.

In un tremendo incidente una settimana fa un uomo mentalmente instabile di ascendenza eritrea ha spinto una donna e suo figlio sotto un treno a Francoforte. Il ragazzo è morto. Tali orrori sono una manna per l’AfD che aveva del tutto ignorato l’abbattimento di un eritreo solo giorni prima da parte di un tedesco che aveva sparato a casaccio dal finestrino della sua auto, forse l’innesco della successiva tragedia, commesso da un uomo che non faceva parte dell’ondata di profughi accolti dalla Merkel nel 2015, ma era arrivato anni prima, in Svizzera, non in Germania. Tuttavia uno dei 91 deputati dell’AfD al Bundestag è stato pronto a denunciare: “Angela Merkel, maledico il giorno in cui sei nata!”

Il capo dell’AfD, Jorg Meuthen, richiesto in un’intervista televisiva se quella fosse una reazione corretta, ha sorriso con tolleranza: “Posso un po’ capire se le persone reagiscono emotivamente e forse poi scelgono le parole sbagliate”.

Alla domanda a proposito di una richiesta di un leader statale dell’AfD di una “rivolta dei generali”, Meuthen ha di nuovo sorriso divertito e ha detto che non si era trattato di un invito alla violenza ma solo della critica della nomina di una nuova donna, militarmente inesperta, a ministro della difesa. Il suo collega,  ha detto, “era proprio l’ultima persona che avrebbe mai incitato a una rivoluzione”.

Un volto molto meno sorridente che sta ora ottenendo una crescente notorietà, Bjorn Hoecke, 47 anni, il leader dell’AfD in Turingia, ha reso sin troppo chiare le sue idee quando, riferendosi al Memoriale dell’Olocausto a Berlino, ha detto: “Il nostro popolo, i tedeschi, è l’unico popolo al mondo ad aver sistemato un monumento di vergogna nel cuore della sua capitale… Abbiamo bisogno di una svolta a 180 gradi nelle nostre commemorazioni storiche”.

Attizzando le emozioni dei suoi pubblici di estrema destra, Hoecke attacca tutti i mussulmani, tutti i “non europei”: “Incubi di panico stanno aumentando nella nostra terra, specialmente purtroppo tra donne bionde! E questo è il nostro proprio paese. E’ intollerabile!” Vuole che tutti i tedeschi siano cacciati, con la violenza se necessario, oltre i Dardanelli, in Asia, in Africa. “Turingi! Tedeschi! Tremila anni d’Europa! Mille anni di Germania! Non li cederò; voi non li cederete!”

Chiede un ‘rinnovamento’ della Germania da realizzare mediante un’”opposizione popolare” su tre fronti: rafforzare l’AfD nel parlamento federale e in quelli statali, unendosi nelle strade con agitatori eterogenei, come PEGIDA, che hanno marciato regolarmente a Dresda con l’”islamizzazione dell’Europa” e con bande violente di teppisti come quelli che hanno attaccato migranti a Chemnitz l’anno scorso e, terzo, a elementi ribelli in seno alle forze armate, alla polizia e all’apparato giudiziario.

Parlando a una folla di un migliaio di persone, prevalentemente maschi, al Kyffhauser Meet, che ha preso il nome da un sito di pellegrinaggio nazionalista, Hoecke ha usato la stessa analogia del boss nazista Goebbels ottant’anni prima: “La questione oggi è: o ‘pecora o lupo’. E qui, miei cari amici, io credo che decidiamo per ‘lupo’. L’ora del lupo è arrivata, il che significa che se avversari ostacolano una dimostrazione dell’AfD alla polizia saranno concessi cinque minuti per intervenire; ma poi mille patrioti dovrebbero riunirsi a sostegno dei dimostranti dell’opposizione”. Hoecke ha sollecitato la polizia federale a non obbedire ai superiori altrimenti sarà chiamata a rendere conto dopo che ‘il popolo’ avrà preso potere. Allora “una Germania non condizionata garantirà che delle cose ci si occuperà pienamente e coerentemente… Quando il cambiamento sarà alla fine realizzato noi tedeschi non ricorreremo a mezze misure”. Il messaggio era sin troppo chiaro e gelidamente evocativo.

Tali toni sono particolarmente inquietanti dalla bocca di un leader oggi molto più importante che nella sola Turingia. In un apice dell’incontro i mille dell’uditorio hanno esultato per un video che lo elogiava e hanno urlato mentre entrava, accompagnato da musica eroica con agitar di bandiere e striscioni. Un ammiratore è stato citato dire: “Tu sei il nostro capo, siamo interamente disposti a seguirti!”

Quasi a confermare le richieste di Hoecke, la polizia è rimasta a guardare passivamente, intervenendo alla fine con riluttanza quando la folla dell’AfD si è data ad aggressioni fisiche contro un piccolo numero di giornalisti fuori dal luogo dell’incontro, cui era stato vietato di entrare. E’ stata infranta una telecamera.

Il Kyffhauser Meet, oggi un evento annuale in un antico castello ristrutturato, un possibile futuro centro di addestramento e di dimostrazioni dell’AfD, è stato organizzato da un raggruppamento di destra ancor più estrema della già estrema destra AfD. Si chiama Fluegel, o “Ala”. Anche se contrastato da alcuni membri dell’AfD meno inclini alla violenza, e occasionalmente screditato da leader amichevoli, apparentemente “moderati” quali Gauland e Meuthen, entrambi erano felicemente presenti all’incontro. Nonostante occasionali tenui disapprovazioni, sono sempre stati dalla parte di gente del Fluegel, come Hoecke, alla resa dei conti.

L’intero partito è unito in una feroce opposizione ai diritti delle persone gay. Hoecke, che idealizza la “famiglia con tre figli”, si oppone alla “precoce sessualizzazione dei bambini nelle scuole” e alla “innaturale parificazione” dei sessi, volendo invece “coltivare la polarità dei sessi” basata sullo “spirito di difesa, sulla saggezza e la guida” degli uomini e sull’”intuizione, gentilezza e devozione” delle donne.

Hoecke ha vomitato ferocia contro africani, la cui differenza da “noi europei”, avverte, è particolarmente minacciosa perché sono geneticamente predisposti ad avere più figli. L’AfD, sotto l’influenza di Hoecke-Fluegel, ha stretto la mano non solo a PEGIDA e ad altri gruppi e gruppetti locali quasi apertamente filonazisti, ma sta rafforzando i suoi legami con il partito equivalente in Austria, il FPO, e con il partito di destra di Marine Le Pen in Francia. E anche se l’AfD ha rifiutato la forte campagna mediatica contro la Russia che ora echeggia quella negli USA, sostiene appieno un rafforzamento militare più intenso che mai.

Allo stesso tempo, in modo imbarazzante per alcuni, ha cercato di mettersi alla guida di una drastica repressione a qualsiasi sostegno al movimento di Boicottaggio, Disinvestimenti e Sanzioni (BDS) lanciato dai palestinesi, in tal modo sostenendo la campagna di Netanyahu e la sua simile islamofobia. La maggioranza al Bundestag ha rigettato la mossa dell’AfD, ma poi ha approvato una risoluzione simile propria.

I motivi della sua forza nella Germania orientale sono sin troppo chiari. La delusione di tanti per l’unificazione tedesca e tutti le false speranze collegate a essa, la rabbia per il fatto che persino trent’anni dopo sono cittadini discriminati, di seconda classe, attaccati dagli “occidentali”, con minori posti di lavoro, minor sicurezza e prospettive preoccupanti per sé e per i propri figli, la sensazione, alimentata dai media, che profughi e migranti ricevano un trattamento migliore di loro, tutte queste cose hanno determinato la rapida crescita dell’AfD, con le sue proclamate richieste sociali. Questo si accoppia al fallimento della LINKE (Sinistra) nel trasformare tale delusione in una lotta attiva contro la “dirigenza” politica, se non contro il sistema.

La magnifica ma scossa città di Dresda, la capitale della Sassonia, è diventata il centro di questa svolta a destra, con Hoecke che lo scorso maggio ha proclamato, anche allora davanti a un migliaio di persone, che era diventata “la capitale della resistenza giustificata”. Una vittoria alle elezioni di settembre rafforzerebbe questa affermazione.

C’è sempre resistenza – spesso forte – contro l’AfD e tutti i fascisti. Il 24 agosto, una settimana prima del voto, persone da tutto la Germania si recheranno in treno, autobus e automobile a Dresda per sostenere gli antifascisti locali in un appello finale contro un voto a favore dell’AfD. Tali dimostrazioni hanno avuto i loro effetti in passato; in quella data tardiva sarebbe sorprendente se riuscissero a incidere, ma chissà?

Mentre migliaia di antifascisti tedeschi si preparano ad aggiungere le loro voci e la loro presenza a Dresda, un piccolo gruppo si è rimasto quotidianamente in silenziosa protesta di fronte alla direzione della polizia nella Berlino meno amica dei fascisti. Per anni, in un quartiere di Berlino Est, gruppi nazisti ben organizzati hanno imbrattato muri con svastiche e slogan, trasmettendo minacce di morte e bruciando auto in una campagna di terrorismo che in qualche modo ha eluso qualsiasi azione della polizia, che non è mai stata in grado di identificare i colpevoli, anche se diversi bar della zona sono noti centri di attività di estrema destra.

Ora, un agente della polizia è stato visto in amichevole conversazione con tre noti fascisti in uno di tali bar, prima di allontanarsi con uno di loro nella sua auto privata. Tutte le richieste riguardo a questo avvistamento si sono scontrate contro un muro, e nessuna accusa è stata formulata. Di qui le proteste. Anche se il ministro di Berlino responsabile della polizia e della sicurezza è un socialdemocratico, è oggi innegabilmente chiaro che alcuni nei suo apparato inclinano pesantemente a destra. In effetti anni recenti hanno ripetutamente fatto emergere prove di tali simpatie, e di connivenza, in molte regioni e anche ad alti livelli. Le speranze di Bjorn Hoecke in questa direzione non erano assolutamente tanto fantasiose.

Il muro di Berlino è stato abbattuto quasi trent’anni fa. Prima di allora noi tutti scambiavamo battute sarcastiche sulla sua designazione quale “barriera protettiva antifascista” da parte dei leader della Germania Est (DDR). Noi tutti sapevamo bene perché era stato eretto. Ma ascoltando farneticazioni razziste di leader dell’AfD che ora confidano in vittorie e osservando – o contrastando – bande di teppisti in marcia con slogan che a malapena parafrasano quelli nazisti, da Berlino est alla Sassonia meridionale, dobbiamo chiederci se forse quella terminologia derisa non contenesse anche un po’ di verità.

E dobbiamo sperare che i crescenti presagi di una nuova-antica minaccia non siano trattati allo stesso modo di quello del disgraziato Laocoonte nella disgraziata Troia!

 

***

Spiacente, lettori, questo è stato di nuovo più lungo del voluto e per nulla allegro. Spero che il prossimo Bollettino da Berlino sarà più gradevole. E di nuovo voglio menzionare che è ora disponibile il mio libro “A Socialist Defector: From Harvard to Karl-Marx-Allee” con descrizioni, riflessioni, conclusioni e molti aneddoti e alcune storielle.

 

 


Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

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Originale:  https://zcomm.org/znetarticle/warnings-ancient-and-modern/

 

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