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05/09/2019

 

Caos Brexit. Lunedì Boris ritenterà la carta del voto anticipato. Ecco cosa può succedere

By Giulia Belardelli

 

Il premier assicura di non volersi dimettere e insiste per tornare alle urne il 15 ottobre. I due scenari del Guardian in vista del giorno X

 

Le montagne russe in cui si è avventurata la politica britannica sono un territorio inesplorato che rende difficile prevedere cosa succederà nei prossimi giorni anche per la stampa britannica. Dalla Bbc al Guardian, i principali siti di notizie cercano di delineare i possibili scenari dopo le due batoste subite nei giorni scorsi dal premier Boris Johnson – 1) l’approvazione alla Camera dei Comuni della legge per fermare una Brexit senza accordo e 2) la bocciatura della sua richiesta di tornare alle urne già il 15 ottobre.

Di sicuro c’è che l’ambizioso BoJo si è infilato in una strada strettissima, ad alto rischio di diventare un vicolo cieco. Abbandonato anche dal fratello Jo, che si è dimesso da viceministro e da deputato perché in totale disaccordo con la sua gestione della Brexit, Boris assicura di non volersi dimettere (atto che innescherebbe il ritorno alle urne) e di volerci riprovare (sempre con data 15/10) lunedì prossimo. Ma bisognerà vedere in che modo: se con una mozione simile a quella bocciata ieri (come sembrerebbe) oppure se con una breve proposta di legge che, in base alle (confuse) norme britanniche, richiederebbe solo la maggioranza semplice.

 

Il nuovo D-Day è il 9 settembre

Il Guardian traccia due scenari possibili per il ritorno alle urne. Il primo è quello in cui il premier convochi elezioni anticipate in base al Fixed-term Parliaments Act, ottenendo il sostegno di due terzi del Parlamento (e qui bisognerà vedere come si posizioneranno alla fine i laburisti). In questo caso, la prima data possibile sarebbe il 15 ottobre, ad appena due giorni dall’ultimo Consiglio europeo prima del giorno X (31 ottobre). L’altro scenario è quello in cui il governo chieda un voto di fiducia e ne esca sconfitto. In questo caso, l’opposizione avrebbe 14 giorni per formare un nuovo governo, a cui andrebbero aggiunti 25 giorni lavorativi prima di poter tornare alle urne. Prima data utile: 29 ottobre, antivigilia della Brexit.

 

A che punto è la legge contro il no deal

La legge Benn contro il no deal - che fissa un rinvio della Brexit di tre mesi - passa oggi all’esame della Camera dei Lord, che si è riproposta di terminare la discussione entro le 17 di domani, malgrado gli oltre 100 emendamenti presentati dai Tories rimasti fedeli al premier. Al netto dell’ostruzionismo dei conservatori, la legge dovrebbe ottenere il via libera dei Lord domani nel tardo pomeriggio, per poi essere rinviata ai Comuni per la lettura definitiva lunedì, prima della sospensione del Parlamento voluta da Johnson.

La partita del voto anticipato

In attesa che l’iter della legge si concluda, il vero tema è quello del voto anticipato. Johnson ha presentato al Parlamento una mozione per chiedere elezioni anticipate il 15 ottobre, ma è stato sconfitto. Ci riproverà lunedì, secondo quanto annunciato oggi dal leader dei conservatori alla Camera dei Comuni Jacob Rees-Mogg.

Secondo la via canonica, BoJo ha bisogno del voto favorevole di due terzi dei parlamentari per ottenere il via libera alle elezioni anticipate.

Teoricamente – spiega la Bbc - c’è un altro modo in cui potrebbe raggiungere il suo obiettivo: mettere il Parlamento di fronte a una nuova legge di un’unica riga, che si limiti a indicare la data di un’elezione generale. In questo caso l’approvazione richiederebbe solo una maggioranza semplice, e non più di due terzi dei parlamentari. Sarebbe una forzatura – osservano alcuni commentatori – ma non certo la prima.

 

Cosa succede in casa Labour

Il Labour afferma che appoggerà le elezioni solo quando sarà completamente sicuro che Johnson non sarà in grado di forzare una Brexit senza accordo il 31 ottobre. Il partito sta consultando avvocati e altri partiti di opposizione, un passaggio che ritiene necessario perché non si fida più del primo ministro e della sua volontà di seguire le norme costituzionali.

I laburisti, in realtà, stanno ancora esaminando la possibilità di esprimersi a favore delle elezioni anticipate il 15 ottobre in una seconda votazione (a questo punto lunedì), una volta che la legge anti no deal sarà approvata e se riterranno di aver “sterilizzato” BoJo, evitando che ricorra ad altri stratagemmi per imporre il do deal. Questa sembra essere l’opzione preferita dal Partito Nazionale Scozzese, ma anche dal team di Corbyn, già finito nel mirino di Johnson in quello che i media indicano come il primo comizio elettorale del premier.

“Un insulto codardo alla democrazia”: così Boris spara a zero oggi sul leader dell’opposizione laburista, prendendo di mira le sue esitazioni sulla convocazione di elezioni anticipate a stretto giro, in un discorso previsto nel pomeriggio. Discorso anticipato da Downing Street che secondo la Bbc rappresenta di fatto il primo comizio elettorale del premier Tory, alla ricerca d’un via libera verso le urne.

 

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